I derivati del pomodoro, tra passate, polpe, pomodoro a pezzi, pelati e concentrati, sono il condimento più apprezzato: ogni anno ne consumiamo circa 30 chili a testa tra casa, ristorante o pizzeria.
Per questo suscita preoccupazione il fatto che siano più che raddoppiati (+164%) gli sbarchi sul territorio nazionale di derivati di pomodoro in arrivo dalla Cina per un totale che alla fine dell’anno potrebbe superare i 100 milioni di chili, pari a circa il 15% della produzione nazionale in pomodoro fresco equivalente.
E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi 5 mesi mentre è in pieno svolgimento la raccolta del pomodoro nazionale stimata in oltre i 5 milioni e 600mila tonnellate, il 10% in più dello scorso anno per l’aumento delle superfici coltivate sotto la spinta del boom della domanda in Italia e all’estero nell’anno della pandemia.
Una produzione di ottima qualità e quantità, importante anche per ripristinare le scorte di magazzino diminuite durante il lockdown per l’incremento dei consumi.
La provincia di Alessandria è la zona che ha sviluppato la vocazione più spiccata per la coltivazione del pomodoro da industria di tutto il Piemonte, una coltura che è sempre stata sinonimo di garanzia: un raccolto 2021 con previsione di grado brix nella media per un’attività che ha significative ripercussioni sull’economia territoriale che vede un aumento degli ettari coltivati a pomodoro da industria nell’alessandrino, almeno un +15% passando dai 2.173 del 2020 (produzione totale di 1.671.200 quintali) agli oltre 2.300.
Il pomodoro, considerato il re della dieta mediterranea, ricco di vitamina C, K e fosforo, ottimo alleato della linea, è stato il protagonista della “Giornata della salsa” che si è svolta questa mattina al mercato Coperto di Campagna Amica in via Guasco ad Alessandria con l’iniziativa “La passata di pomodoro a KmZero” con idee e suggerimenti per la preparazione più radicata nella tradizione che prevede semplici, ma importanti operazioni come la selezione e il lavaggio accurato dei pomodori, l’asciugatura, la cottura in acqua bollente per favorire il distacco della buccia dalla polpa e infine la spremitura, l’imbottigliamento e la sterilizzazione delle bottiglie.
L’Italia produce oltre la metà di tutto il pomodoro lavorato nell’Unione Europea ed è il terzo produttore mondiale con il 13% del totale, subito dietro la Cina che ne raccoglie il 15% che è seconda, mentre al primo posto ci sono gli Stati Uniti con la California con il 27%. Dietro all’Italia ci sono la Spagna e la Turchia con il 7% della raccolta mondiale, quindi Brasile (4%) Iran e Portogallo con il 3% ognuno. Le superfici coltivate a pomodoro da industria in Italia superano i 78mila ettari di cui quasi la metà al Nord con 38.621 ettari e il resto nel Mezzogiorno.
“Il pericolo è che il prodotto importato venga spacciato sui mercati nazionali ed esteri come Made in Italy con gravi danni al prodotto nazionale in termini di mercato e di immagine – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco –. Dalla Cina si sta assistendo ad un crescendo di navi che sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato di pomodoro da rilavorare e confezionare. Un commercio che va controllato attentamente, per evitare che possa nascondere frodi o inganni”.
“In Italia, dal febbraio 2018, esiste l’obbligo di etichettatura con il luogo di coltivazione del pomodoro utilizzato per i derivati che hanno le rosse bacche come unico o principale ingrediente, ma nulla è previsto per i prodotti destinati all’estero – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo -. La crescita delle importazioni rappresenta un elemento di evidente aumento del rischio e pertanto devono essere incrementati i controlli a tutela degli operatori corretti e di tutti i consumatori. Non possiamo permettere che l’immagine e l’economia di una filiera che rappresenta un’eccellenza del Made in Italy vengano compromesse da pochi soggetti che non rispettano le regole di etichettatura e quelle relative alla sicurezza alimentare”.
Il pomodoro apparve in Europa nella prima metà del’500 in Spagna dove venne usato prima come pianta ornamentale o medicinale e a scopo di studio negli orti botanici e solo successive selezioni varietali portarono il pomodoro alla sua completa commestibilità.
L’Italia fu il primo paese europeo, dopo la Spagna, a conoscere il pomodoro quando il 31 ottobre 1548 a Pisa Cosimo de’ Medici riceve dalla tenuta fiorentina di Torre del Gallo un cesto di pomodori nati da semi donati alla moglie, Eleonora di Toledo, dal padre, Viceré del Regno di Napoli, ma è nell’800 che la coltivazione si diffonde in maniera sempre più ampia fino ai giorni nostri grazie anche al successo della pizza Made in Italy e della Dieta Mediterranea entrambe diventate patrimonio dell’umanità dell’Unesco.