“La crisi del settore bovino da carne ed, in particolare, della Razza Piemontese è arrivato ad un livello tale per cui si sta mettendo in forte rischio la sopravvivenza delle imprese con conseguenze disastrose sia per gli addetti diretti e le loro famiglie, sia per l’indotto generato, ma anche per l’ambiente e per il territorio che rischia di perdere chi per primo si occupa del suo mantenimento”.
E’ quanto evidenzia Coldiretti nella lettera ufficiale inviata in Regione Piemonte per richiedere, con urgenza, la convocazione di un tavolo di confronto per poter valutare ed individuare possibili strategie ed oggettivi sostegni economici all’intero settore, anche facendo ricorso a risorse nazionali ed europee.
“La qualità va pagata – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – invece i nostri allevatori stanno lavorando sotto i costi di produzione, oltre a dover sopportare gli aumenti delle materie prime per l’alimentazione con la soia che registra un più 80% ed il mais un più 50% rispetto all’anno scorso. Servono, quindi, una particolare attenzione ed interventi mirati, in tempi brevi, per garantire la continuità del comparto e la sua tenuta socio economica”.
“Serve un cambio di rotta per garantire un futuro al settore. Dagli accordi di filiera possono arrivare importanti traiettorie di futuro al comparto, anche dopo le difficoltà legate alla pandemia, cambiando le impostazioni della commercializzazione, e alle imprese che, oltretutto, sono in gran parte condotte da giovani che hanno colto proprio nell’allevamento e nell’agricoltura importanti opportunità di lavoro”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo.
In provincia di Alessandria la filiera bovina conta 1.200 stalle suddivise tra “allevamento” e “da carne”, il 14% della produzione piemontese. In Piemonte la filiera bovina, ed in particolare quella della razza Piemontese, fiore all’occhiello della produzione regionale, conta 800 mila capi e circa 7 mila aziende. La Piemontese con oltre 315 mila capi, 5 mila aziende ed un fatturato che arriva a 500 milioni di euro, rappresenta la principale razza da carne, oltre ad essere la prima razza autoctona a livello nazionale per numero di capi allevati, raggiungendo il 50% del patrimonio delle razze autoctone italiane da carne. Sono 100 mila i capi che annualmente vengono macellati di cui 65 mila vitelloni.