La Raffa come Wilde [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

 

Raffaella Carrà è (era) una macchina da guerra.
La dimensione della sua umanità è (era) profondamente compenetrata nel suo essere artista; è uno di quei personaggi della storia per cui – da oggi in poi – non sarà possibile discernere la vita dalla scena.
Così è, anche negli ultimi atti della sua vita terrena.

Le telecamere e le immagini fotografiche di Oliviero Toscani l’hanno accompagnata fino alla fine; le parole dei suoi compagni di avventura hanno svolto il ruolo di cornice al suo caschetto biondo, Renato Zero, Fiorello, Pippo Baudo, Sergio Japino, Renzo Arbore, Gianni Boncompagni; le lacrime della cosiddetta gente comune hanno bagnato i chilometri di asfalto romano raffreddandolo dalla calura estiva.

Negli anni Sessanta e Settanta tutte le bambine di allora – compresa mia sorella sul divano nuovo del salotto – adottavano le mosse della Raffa per danzare a suon di sigle televisive, le bambole nelle vetrine dei negozi avevano le sue fattezze, mostrò il primo ombelico che fu sdoganato perfino dal Papa.

Mia nonna la chiamava confidenzialmente Raffaella, come si fa con la vicina di casa a cui bussi quando ti manca il sale o lo zucchero; la osservava nel piccolo schermo come qualunque madre osserverebbe una figlia in cui ripone nelle sue mani il destino del mondo; la raccontava assieme alle amiche come si fa di un’amata cugina di sangue.

Mia mamma fu talmente felice quando suonai per la Raffa che applaudiva lei convinta di applaudire me; in quell’occasione ebbi la fortuna di conoscerla, di allestire un concerto memorabile con l’Ensemble, di preparare un programma musicale che valorizzasse le sue canzoni, di cenare con lei insieme a mia moglie per parlare di temi sociali scottanti e di facezie quotidiane.

Ora che non c’è più resta ciò che è stata.
Sarà annoverata tra coloro che hanno fatto della vita un’arte; in buona parte del globo verranno cantati nelle diverse lingue – italiano e spagnolo su tutte – i suoi ritornelli che profumano di un boom economico che non tornerà.

La Raffa è un fenomeno mediatico che farà parlare di sé le generazioni future.
Come Oscar Wilde fu parola e sostanza.
Come Pablo Picasso fu immagine e innovazione.
Come Audrey Hepburn fu stile e storia.
Come Raffa fu amata da tutti.