Presidente le scrivo cosi mi distraggo un po’, e siccome è molto lontano più forte scriverò…

Grigi: dal libro Cuore alla tragedia del Poseidon CorriereAldi Jimmy Barco

 

Sarei orgoglioso che il Presidente Di Masi leggesse queste righe, dedicate a lui e a tutte quelle persone che, negli ultimi sessant’anni, si sono paracadutati in terra mandrogna per portare risorse, intuizioni, fantasia e spirito imprenditoriale.

Caro Presidente lei opera qui da otto anni, e da una quindicina di giorni in qua (dal rigore trasformato da Rubin contro il Padova, più precisamente) in molti adesso parlano bene di lei. Per carità, certa piaggeria è umana, comprensibile, prevedibile, consentita e cambiare idea è segno d’intelligenza e non solo trasformismo.

Non penso però sia corretto che, chi l’ha pubblicamente infamata per anni attraverso i social, adesso, nella migliore delle ipotesi, di lei non parli. Atteggiamento questo, sia chiaro, che non è indiscriminatamente attribuibile a tutti gli sportivi e tifosi grigi, ma solo a quella minoranza aggressiva che discetta sempre e tanto, che urla più forte degli altri e che si ritiene depositaria dell’ortodossia del tifo alessandrino.

Adesso gli infamatori che posizione hanno adottato nei loro ponderosi interventi su FB? La linea è questa: grande soddisfazione (e ci mancherebbe…) per il salto in cadetteria con la figura della proprietà che rimane sullo sfondo.
I meriti di questa impresa sportiva sono, per questi detrattori, da ascrivere sostanzialmente a tre fattori:

1) Mister Longo, al quale è stato riconosciuto un cambio di passo tattico e caratteriale.

2) i tifosi, perché avrebbero ispirato certe soluzioni rivelatesi vincenti e per l’entusiasmo e l’autostima che questi ultimi avrebbero saputo diffondere (chissà come, dico io) all’interno del gruppo.

3) Il DS Artico, amico e sodale (con qualche giornalista di corte suo confessore…) per aver condotto, al contrario di chi l’ha preceduto, 5 (cinque) sessioni di mercato particolarmente proficue.

Il buon Di Masi, secondo questi scienziati, ci avrebbe messo giusto un po’ (!) di soldi, ma l’unica mossa intelligente a lei attribuita sarebbe stata quella di aver dato seguito a certi loro (degli scienziati intendo) consigli disinteressati, giubilando tal Soldati e affidandosi ad Artico.

Approfondiamo. Quanto al punto 1) concordo in pieno, non dimenticando però che solo la pervicacia, l’entusiasmo e… i soldi di Di Masi hanno permesso un così importante salto di qualità.

Sul punto 2) avrei un po’ da dissentire perché costoro (gli scienziati intendo) al Mocca in questa stagione sono stati assenti giustificati causa Covid, quindi come abbiano fatto alcuni tifosi a trasmettere entusiasmo alla squadra rimane un mistero, a meno di scomodare qualche medium specializzato in sedute spiritiche. Se poi riuscite a trovarmi, durante la stagione, un loro commento a margine del girone d’andata, per esempio, ispirato alla fiducia nelle qualità dell’organico sono pronto a fare autocritica. Perché non prendere anche in considerazione l’ipotesi non del tutto remota che la squadra abbia centrato l’obiettivo proprio grazie al particolare che…il tifo era assente allo stadio? E’ una provocazione la mia perché, come ho già avuto modo di ribadire su queste colonne, ritengo che, in ogni dove, il tifo e il pubblico in presenza sono avulsi rispetto ai risultati (vittorie e rovesci che siano) ottenuti sul campo. Quindi se il tifo è ininfluente quando si vince lo è pure quando si perde.

3) il DS. Fino a prova contraria la Società ha investito (o meglio speso, perché “investire” presuppone un ritorno economico e tecnico per il futuro) una dozzina di milioncini con Artico a fare la spesa come una brava massaia al calciomercato in due stagioni, di cui almeno sei milioni nel campionato appena concluso. Tanti, pochi? Diciamo che un budget simile se lo sono potuti permettere, dati alla mano, penso tre Club (su una sessantina…) in categoria. Sia come sia pure con il nostro budget faraonico nel gennaio scorso eravamo a 14 punti (!) dalla capolista.

Quindi è di tutta evidenza, tempi e cifre alla mano, che se possiamo gridare al capolavoro, dobbiamo dir grazie, oltre che ai nostri giocatori, all’apporto determinante del subentrato nuovo mister. Inoltre capisco l’affetto che lega l’ex bomber a determinati settori della tifoseria ma mi piacerebbe sapere, dati alla mano e non attraverso sensazioni amicali o simpatie personali (che con la professionalità non c’entrano una cippa) cosa è cambiato nella sostanza tra la politica tecnica, sportiva ed economica applicata da Artico rispetto a quella dell’era Magalini. Se la differenza fra il lavoro e il “progetto” dei due sta giusto in un rigore sbagliato dal Padova in finale, e in quello tirato in modo impeccabile da Rubin, direi che la differenza è pochina.

Certo, ad Artico nelle mie valutazioni sul suo lavoro a fine stagione non ho dato la sufficienza, ma io non sono certo colui che conosce le segrete cose, nè sono la persona alla quale Fabio deve rispondere dei propri atti. Soprattutto, se, per chi lo ha scelto, pagato e confermato il lavoro del DS è stato positivo vuol dire che mi sono sbagliato io nel giudicare, e non certo Di Masi.

Ma c’è una cosa che taglia la testa al toro: l’autorevolezza che gode il DS fra dirigenti, staff, allenatori e giocatori, con sfumature che dall’esterno sono difficilmente percepibili: o sei autorevole o non lo sei, ai posteri ecc ecc.

Chiuso l’argomento DS valutazioni tesi, critiche strampalate o atteggiamenti offensivi da parte dei nostri scienziati della tastiera sarebbero concepibili se, negli ultimi quarant’anni, i Grigi avessero disputato una decina di stagioni in Serie A e una ventina in cadetteria.

Vero è, invece, che, in questi ultimi otto lustri, abbiamo vissuto un fallimento, cicliche crisi societarie, un campionato di Eccellenza Regionale, tre campionati di serie D, meno di una dozzina di stagioni in C girone Unico e tanta, tanta quarta serie, dove si militava quando lei Presidente ha comprato l’Alessandria.

Ma questa è una piazza davvero sui generis. La prova? La simpatia che gli sfigati e i perdenti di successo hanno sempre riscosso in questa città, con buona pace per il nostro innato istinto di superiorità e di critica dissacrante.
Di Masi, in questa plaga difficilmente le saranno riconosciuti meriti o buone qualità anche perché non sappiamo riconoscere, il più delle volte, le buone qualità e le professionalità di dirigenti e giocatori che si sono alternati ad Alessandria in questi anni.

E tutto ciò vale non solo per il calcio… Basta pensare agli idoli celebrati da noi mandrogni in questi anni: la risposta è insita in quell’elenco. Caro Di Masi questo, almeno secondo me, è il destino di chi ad Alessandria vince o tenta di vincere.

Ritornerò sull’argomento fra poco sperando che nel frattempo il lavoro di rinnovamento e potenziamento dell’organigramma e della campagna acquisti e cessioni (soprattutto quest’ultima) decolli, perché mi pare che, a oggi, siamo in maledetto ritardo, considerata la stagione improba che andremo ad affrontare. Ferragosto è dietro l’angolo…