di Graziella Zaccone Languzzi
1) Ad Alessandria esiste un’emergenza sicurezza? In tanti dicono di no, e forse hanno ragione, nel senso che rimaniamo una città semmai mediamente anche troppo tranquilla, mentre un po’ più di dinamismo sarebbe necessario, per risollevarci un po’. Ma ciò che accade in queste settimane non è da prendere sottogamba: anche se è vero che, a giudicare dalle cronache nazionali, si tratta di un fenomeno ‘post lockdown’ che si sta verificando un po’ ovunque, da Tortona a Milano, a Roma. Ma oltre alle ‘spaccate’ nei negozi e ai furti tentati o riusciti nelle case, non è da sottovalutare ciò che è accaduto la notte di sabato 29 maggio in via San Giacomo della Vittoria, pieno centro cittadino: “Via San Giacomo, paura nella notte tra minacce e bottigliate”.
Si legge: “Attimi di paura, ieri sera intorno alle 22.30, in via San Giacomo della Vittoria: due gruppi di ragazzi si sono infatti affrontati incuranti dei passanti e delle auto in transito a suon di minacce e lanci di bottiglie di vetro. Una realtà, quella delle risse tra giovani, che sta preoccupando non poco”.
Un fatto grave con bottiglie che volavano tra auto che transitavano. Il Sindaco Cuttica solo il giorno prima dichiarava che ad Alessandria non c’è un’emergenza sicurezza e che dopo l’ultima Commissione convocata per gli episodi di spaccate del mese scorso, soprattutto nelle vie del centro, non è accaduto più nulla. Purtroppo però tra il 30/31 maggio sempre nel cuore della città, l’ennesima spaccata nella notte : “Spaccate, Cuttica: Ad Alessandria non c’è un’emergenza sicurezza. Al lavoro sulla prevenzione”.
Andando a ritroso a partire dal 2019 ad oggi fatti di cronaca a causa di baby gang si sono moltiplicati, ragazzi che picchiano, spaventano e compiono atti di vandalismo per rompere la noia giornaliera, un fenomeno che prova quanto grave sia l’emergenza educativa. Il problema dunque c’è, e oltre al Sindaco altri sono i preposti e responsabili al mantenimento della sicurezza urbana a partire dal Prefetto, responsabile in primis della sicurezza di un territorio onde evitare che diventi normalità. Si mettano in campo tutti gli uomini necessari, e se non bastano si chiedano al Ministero degli Interni uomini in più e se occorre l’esercito come viene utilizzato in altre città, visto che la nostra polizia municipale è ‘al lumicino’, considerato che siamo il comune più esteso di tutto il Piemonte: 204 Kmq! “Sicurezza urbana: il testo coordinato del Decreto Legge 20/02/2017 n° 14, G.U. 20/02/2017 – Aggiornato il 01/10/2019″.
Dopo gli ennesimi accadimenti il Sindaco ha messo in campo tutto ciò che ha a disposizione per più controlli allo scopo di garantire sicurezza a cittadini e attività commerciali con pattuglie a piedi per le vie della città.
Speriamo sia sufficiente, Alessandria non deve diventare terreno di ‘saccheggio’ per gang in giro per la città che sfogano a colpi di pugni e bottigliate la loro frustrazione.
Voto: 3
2) La notizia della ‘grande fuga’ dei medici ospedalieri alessandrini preoccupa non poco: “Fuga dei +medici dall’Asl Alessandria”.
La denuncia arriva dal sindacato Anaoo-Assomed, il principale sindacato dei medici ospedalieri, con la classifica degli abbandoni piemontesi guidata dall’Asl di Alessandria. Le specialità più penalizzate sono quelle in cui la necessità di sanitari e i rischi per i pazienti sono più alti: Rianimazione, Medicina d’Urgenza (dove a far scattare la decisione sono turni disagevoli ed un lavoro usurante), Pediatria, e a seguire Ortopedia e Ginecologia. Meglio lavorare nel privato e ottenere buona qualità della vita e di stipendio. A fine maggio la Regione Piemonte ha nominato i nuovi direttori generali della Sanità piemontese nelle sedi in scadenza, e sono stati indicati i nuovi direttori: per ASO/AL Valter Alpe, e per ASL/AL Luigi Vercellino: “Sanità, nominati i nuovi direttori generali: Alpe all’Aso di Alessandria, Vercellino all’Asl AL”. Ora, vista la situazione per niente rassicurante, si spera che i nuovi direttori eletti prendano a cuore il ruolo a loro assegnato, e per tre anni (il tempo dei loro incarichi) rendano il luogo e il lavoro più gradevole e più attrattivo per i medici, onde evitare fughe. Nel contempo si spera che gli stessi direttori appena nominati non cerchino altri lidi più appetibili per scappare anzi tempo. Nel contempo si spera nella buona capacità organizzativa dei nuovi direttori, per accorciare liste di attesa evitando la migrazione di chi necessita diagnosi e cure in altre regioni o peggio non curarsi proprio se non si hanno i denari per farlo.
Voto: 2
3) “L’Italia delle fragilità” è il titolo di un articolo de La Stampa, il giorno dopo della tragedia del Mottarone.
Cito: “Ancora una volta l’Italia piange i suoi morti; e se nel caso del ponte Morandi si è potuto accusare la carenza di manutenzione, questo (dicono) non è il caso per la funivia di Stresa. Dobbiamo dunque maledire l’accanirsi di un cieco destino? O il Bel Paese soffre di una fragilità strutturale che ne indebolisce le difese e finisce per giustificare, fatalisticamente, chi la manutenzione non la fa e chi la pratica in modo inadeguato?” Purtroppo nei giorni a seguire è emersa la verità, e la causa pare non sia stata “l’accanirsi di un cieco destino”. Queste disgrazie accadono per meri interessi e per incuria, il problema è che le infrastrutture del bel paese sono vecchie e spesso dimenticate, e quest’ultima tragedia della funivia stimola una riflessione sullo stato delle infrastrutture, da decenni prive della necessaria manutenzione. Qui i dettagli su strade, autostrade, viadotti, ponti, ferrovie, impianti a fune, porti.
Esiste però un’infrastruttura che non viene citata nell’elenco: parlo delle dighe o grandi sbarramenti. Le grandi dighe oggi sono 532, moltissime di loro hanno raggiunto l’età pensionabile con un’età media di oltre 65 anni. Dopo il ’94 ho iniziato ad interessarmi di queste infrastrutture, ad oggi mi sono fatta una cultura in merito e nel 2003 ebbi a conoscere gli studi sulla valutazione del rischio idraulico a valle delle dighe durante il maltempo (che è la parte che più mi interessa) da parte dell’Ing. Lucio Ubertini (Direttore e ricercatore del CNR /GNDCI – Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche), in cui denunciava che in Italia solo 800 grandi dighe (oggi 532) venivano sottoposte al controllo del Servizio Nazionale Dighe, mentre circa 10 mila invasi pubblici e privati sfuggivano alla manutenzione ordinaria non essendo considerate per Legge sufficientemente grandi. L’Ing. Ubertini le definiva “incontrollate potenziali bombe d’acqua”. Una diga che la Regione Piemonte tiene sotto stretta osservazione è quella del Moncenisio e tra marzo/aprile 2021 ha stilato un nuovo piano di emergenza su questa diga transfrontaliera con sistema di allertamento e procedure operative: “Piano di Emergenza Diga (PED) Rischio Diga Mont Cenis (Moncenisio) a Lanslebourg (Francia)”.
123 pagine, dove si legge che in caso di malfunzionamento o peggio rottura, le sue acque potrebbero arrivare anche nella nostra provincia sicuramente nel casalese ma non è escluso che l’inondazione superi il sud del PO: noi. Nel piano di emergenza si legge ad esempio che a Casale Monferrato dovranno essere evacuate 7.799 persone, figuriamoci nelle province a nord. In molti casi di disastrose alluvioni, la pericolosità idraulica a valle delle dighe, per manovre accidentali di scarichi o per necessari scarichi indotti onde evitare il collassamento dell’invaso, per l’eccesso di pieno abbassando le paratoie viene incrementata la portata dell’acqua destinata a arrivare a valle. A quel punto a noi viene detto che alla tal ora si attende una ondate di piena, a volte va bene altre va male, ma quando ‘va male’ i responsabili si “smarcano” e lo Stato pure. I danneggiati non devono sapere, per evitare corposi risarcimenti: è sempre colpa del maltempo!
Voto: 2