di Ettore Grassano
“L’opportunità per la sanità è straordinaria, e non dobbiamo farcela sfuggire: il post Covid può veramente essere all’insegna dell’eccellenza, mettendo i pazienti al centro di tutto il percorso di cura, dentro e fuori dalle strutture ospedaliere”. Rossana Boldi (Lega), Vice Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera del Deputati, circa un anno fa, a metà del guado del percorso pandemico, e con tanti punti interrogativi all’orizzonte, ci aiutò a capire da un lato come affrontare l’emergenza, dall’altro come riuscire a guardare oltre, verso una progettualità di lungo periodo. Oggi la parlamentare tortonese non ha dubbi: “Sul futuro sono sempre ottimista, per natura: ma davvero mi pare che scienza medica e ricerca in un anno abbiano fatto miracoli, e sono assolutamente convinta che il Covid-19 sarà presto, se non debellato, comunque sotto controllo, come tante altre malattie. Ora però è il momento di realizzare, a livello nazionale come piemontese, un nuovo modello di sanità , indispensabile per il benessere e la salute dei cittadini italiani.
A casa nostra in particolare, nell’Alessandrino, il nuovo ospedale di Alessandria e l’Irccs, ma anche il potenziamento dei presidi ospedalieri di territorio, a partire da quello di Tortona, e la riorganizzazione della medicina del territorio, rappresentano sfide assolutamente da vincere. E occorre vincerle ora: ci sono tutte le condizioni per riuscirci”.
On. Boldi, partiamo dalla pandemia Covid: ne siamo fuori?
Fuori non ancora, manteniamo i piedi ben ancorati a terra. Abbiamo vissuto 15 mesi terribili, interminabili, e con costi drammatici in termini di vite umane prima di tutto, e poi di stress del sistema sanitario, ed economico nel suo complesso. Ma i dati sono confortanti, questo sì. Se un anno fa mi avessero detto che, a fine 2020, la ricerca medica e farmaceutica mondiale sarebbe riuscita a fornire il vaccino per il Covid avrei manifestato molti dubbi. Invece così è stato, e tra non molto raggiungeremo, anche in Italia, una copertura vaccinale significativa: la cosiddetta immunità di gregge non è lontana insomma. Aggiungiamoci che la ricerca non si ferma, e che ci sono all’orizzonte diversi altri strumenti, terapie antivirali specifiche contro il COVID, gli anticorpi monoclonali , ad esempio,, finalmente entrati nei protocolli terapeutici, per i quali si sta studiando la somministrazione per via intramuscolare, in modo da permetterne la somministrazione extraospedaliera; inoltre è allo studio un vaccino, speriamo prossimo, in grado di ‘coprirci’ sia dal Covid 19 che dall’influenza. Insomma, lo dico da cittadina prima che da medico o da parlamentare: nella tempesta mondiale del Covid se c’è stata una certezza, quella è stata ed è la scienza, con la sua capacità di ricercare e trovare soluzioni. Ovviamente questo non significa che dobbiamo abbassare la guardia….
Cioè ci attende un’altra estate Covid dipendente?
Come Lega lo diciamo chiaramente da tempo: ci sono tutte le condizioni per superare provvedimenti come il coprifuoco e le chiusure delle attività, che hanno causato danni enormi all’economia, e a molte categorie professionali oltre a danni psicologici enormi. La prudenza e gli accorgimenti devono rimanere, non possiamo far finta che sia già tutto finito, ma dobbiamo imparare a convivere con il virus, e riprendere a vivere normalmente.
Concentriamoci sulla sanità italiana, e piemontese: 2021 anno zero?
Assolutamente sì, diciamo anno della ripartenza. La pandemia ha dimostrato la follia di scelte del passato, penso in particolare ai tagli del Governo Monti (ma non solo), alle risorse per la sanità, di cui abbiamo ora tutti ben chiari gli effetti. Oggi dobbiamo partire da una profonda revisione della Delibera regionale 1/600, emanata dalla giunta regionale retta da Chiamparino e figlia della legge Balduzzi, e del DM 70 del 2015 (c’è già un gruppo di lavoro ministero-conferenza Stato regioni per modificarlo).Abbiamo perso 15 mesi, ma ci sta, perché per forza di cose da febbraio 2020 il nostro sistema sanitario ha lavorato in emergenza, per il 90% assorbito dalla pandemia. Ora però ci sono tutte le condizioni (anche in termini di risorse disponibili) per ridisegnare tutto il processo, e rimettere al centro di tutto i pazienti e il loro bisogno di salute. La prima emergenza è recuperare i ritardi accumulati durante la pandemia rispetto ai pazienti affetti da patologie “tempo dipendenti”, non solo oncologiche, ma anche cardiocerebrovasolari e neurodegenerative. Investire, e investire bene, in sanità e in ricerca medica, in formazione del personale sanitario, in nuove assunzioni, in tecnologia, non è sprecare: significa far crescere l’intero sistema Paese, e fare anche da volàno all’intera economia.
Guardando a casa nostra, ci sono all’orizzonte davvero tanti progetti di grande respiro: partiamo dal nuovo ospedale di Alessandria….
L’Inail ha assegnato 300 milioni di euro per la nuova struttura, ma ci sono anche 8 milioni di euro (ex articolo 20) per ristrutturare l’ospedale pediatrico, il secondo del Piemonte, che si aggiungono ad altri 3,5 milioni già disponibili. Ora dobbiamo con rapidità decidere dove realizzare il nuovo ospedale (evitando diatribe infinite, come già successe in passato), e poi passare al come, con concretezza. Non vivo ad Alessandria, ma buon senso vorrebbe che si scegliesse un’area non lontana dal centro della città, e con attorno spazi per ulteriori futuri ampliamenti. Si sta parlando della zona Orti ex Piazza d’Armi, che è oltretutto nella direttrice del Presidio riabilitativo Borsalino: mi sembra un’ipotesi molto realistica, di buon senso, facilmente raggiungibile anche dalla tangenziale: anche se ovviamente sta al consiglio comunale di Alessandria esprimere un parete decisivo. Non dimentichiamoci che stiamo parlando di una struttura di eccellenza, che dovrà servire non solo la città, ma l’intera provincia, e anche oltre. Sarà un ospedale ‘di quadrante’, il più importante del Piemonte Sud, terzo polo regionale dopo Torino e Novara.
In parallelo, il progetto IRCCS va avanti: nei giorni scorsi la Regione Piemonte ha fatto un passo avanti importante, la candidatura è ufficiale…
Assolutamente sì, e sarà l’altro pilastro che consentirà alla sanità del Piemonte Sud un grande salto di qualità. In Piemonte oggi esiste un solo Irccs, a Candiolo, ed è privato: il nostro sarebbe, anzi sarà, quindi il primo Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico pubblico di tutta la regione. Un traguardo fondamentale, a cui da anni sta lavorando con impegno Antonio Maconi, direttore del Dipartimento interaziendale di Ricerca Aso Asl AL, con la Lega in prima fila a sostenere il progetto, da Roma a Torino, poiché ovviamente il ruolo e la volontà della Regione è fondamentale perché l’iter vada a compimento. Sarà, lo ribadisco, un’opportunità straordinaria non solo per far fare un salto di qualità alla sanità alessandrina, ma a tutta l’economia del nostro territorio. L’Irccs è progetto trasversale tra Aso e Asl, coinvolgerà Alessandria ma anche ,oltre a Casale Monferrato, tutti i presidi ospedalieri del territorio, e il focus di specializzazione sarà proprio sulle patologie ambientali e sul mesotelioma. In parallelo con il completamento del corso di laurea in Medicina, e speriamo con la realizzazione del nuovo ospedale, questo significherà per la nostra provincia diventare davvero il baricentro della sanità di tutto il Piemonte Sud.
Facciamo l’avvocato del diavolo: non è che tutta questa concentrazione di progetti, e di investimenti, sul capoluogo di provincia comporterà un ulteriore ridimensionamento dei presidi ospedalieri, e dei servizi territoriali, nel resto della nostra provincia?
No, penso e spero che sarà l’esatto contrario: la provincia di Alessandria, nel suo insieme, avrà modo di sperimentare, e realizzare, un modello di sanità davvero evoluto, e integrato, in cui il cittadino paziente, che viva ad Alessandria o in qualsiasi altra città o paese del territorio potrà davvero trovare un’offerta di cura e di servizi di assoluta qualità, ovviamente in rapporto ad esigenze e patologie. Il centro sinistra, durante il quinquennio Chiamparino, ha sciaguratamente ‘smontato’ e indebolito i nostri presidi ospedalieri di territorio, ma l’intenzione della giunta Cirio, e dell’assessore regionale alla sanità Icardi, è l’esatto contrario. Si stanno progettando investimenti importanti, affinché i presidi ospedalieri tornino ad essere efficienti e adeguati ad un’assistenza sanitaria completa.
Da tortonese, sta seguendo da vicino il progetto di riqualificazione e rilancio dell’Ospedale cittadino? A che punto siamo del percorso?
Sto seguendo molto da vicino la vicenda, in sinergia con il sindaco Chiodi, e direi che siamo ad uno snodo fondamentale.Tutto il periodo di emergenza Covid ha mostrato come l’ospedale di Tortona, per la sua posizione logistica e anche per la qualità della struttura, si sia mostrato strategico. Ora, nel giro di qualche settimana, la struttura smetterà di essere esclusivamente ‘covid hospital”, e tornerà alla sua normale funzionalità. E’ quindi il momento di riprendere, rapidamente, il percorso che deve condurci ad un vero potenziamento, e ad un salto di qualità, valutando anche la possibilità di una partnership con il privato accreditato, se questo significa fornire servizi di maggior qualità, a costi sostenibili. Le esigenze sono state ben espresse dal documento presentato alla ASL dall’assemblea dei sindaci del territorio tortonese e dall’Odg votato all’unanimità dal Consiglio Comunale di Tortona.
Il locale Comitato per l’Ospedale, presieduto dal sindaco Chiodi, ha affidato all’Università Bocconi uno studio/analisi su fabbisogni e costi: quando sarà disponibile?
L’obiettivo è avere in mano l’analisi della Bocconi a fine giugno, per poi procedere, con il coinvolgimento attivo e trasparente del consiglio comunale di Tortona, e dell’assemblea dei sindaci dei comuni del tortonese e dintorni, della Società medico chirurgica, degli operatori socio-sanitari, ad una serie di rapide valutazioni, che certamente la Regione Piemonte, cui spetta la decisione finale, terrà nel dovuto conto. L’ospedale di Tortona merita un rilancio vero, puntando al ripristino di reparti fondamentali e indispensabili per i nostri cittadini, come ad esempio il pronto soccorso o la cardiologia e la neurologia, Day hospital pediatrico, ambulatori specialistici, e al potenziamento di ortopedia/( i lavori per la fisiatria sono già stati appaltati) e della chirurgia.. Insomma un ospedale vero e completo, che sulle patologie di particolare gravità lavori in stretta sinergia con Alessandria. Non dimentichiamo che buona parte della ‘mobilità passiva’, in particolare verso la vicina Lombardia, oggi è generata proprio dall’area del tortonese: l’obiettivo è non solo interrompere questa mobilità passiva, ma addirittura invertirla. Tra qualche anno la provincia di Alessandria, nel suo insieme, dovrà essere non solo completamente autosufficiente, dal punto di vista sanitario, ma anche attrattiva anche per pazienti in arrivo da altre regioni. Ovviamente parlo di Tortona perché conosco benissimo la questione: ma altrettanta attenzione va dedicata a Novi, Ovada, Acqui Terme, Casale Monferrato. E anche a Valenza, che dovrà avere servizi sanitari più forti rispetto a quanto ha ereditato dalla gestione di centro sinistra.
Che ne sarà dei medici di base? Anche in questa emergenza Covid la figura si è dimostrata fondamentale, ma un po’ troppo autogestita, o abbandonata a se stessa…
Nel nuovo modello di sanità il medico di base, come il pediatra di libera scelta, deve avere un ruolo centrale. Da troppo tempo si parla di una riforma della sanità che metta al centro il paziente e la sue patologie, con piani terapeutici personalizzati, seguito da un insieme di specialisti. Ecco, in questa nuova organizzazione della sanità, il Mmg e il pediatra di libera scelta devono rappresentare per il paziente il riferimento principale, lo snodo tra l’ospedale, e le cure domiciliari.
Un ruolo sempre più importante, in questo tipo di organizzazione lo avranno le professioni sanitarie cosiddette non mediche : infermieri, fisioterapisti, psicologi ecc.
Fondamentali saranno poi le nuove tecnologie, come la telemedicina e la medicina digitale e finalmente la disponibilità e l’interoperabilità del fascicolo sanitario elettronico dei pazienti.
Il Covid ha imposto su questo fronte un’accelerazione benefica, e indietro non si torna: anzi occorre utilizzare in maniera sempre più estesa le applicazioni che permettono il controllo, la gestione e la consulenza del paziente anche a distanza, senza costringerlo a spostarsi dal suo domicilio, quando non necessario. Ovviamente sappiamo che molte persone anziane, o sole, non sono in grado di utilizzare questi strumenti: a loro occorre continuare a garantire un servizio sanitario di qualità, e un supporto diretto, di vera prossimità.
La sostenibilità del nostro sistema sanitario però, passa, oltre che dall’innovazione, anche attraverso una forte politica di prevenzione delle patologie . Ecco, ho l’impressione che di prevenzione si parli troppo poco, anche nel Pnrr, e spero che la nostra regione investa, e molto, anche in prevenzione.
Per i nuovi direttori generali di Aso e Asl, la cui nomina è attesa proprio in queste ore, sfide da far tremare i polsi insomma…….
Sì, ma anche la straordinaria opportunità di essere i protagonisti di un vero salto di qualità del sistema sanitario alessandrino. Sono certa che la Regione Piemonte saprà individuare figure di alto profilo e professionalità, più che mai necessarie in questa fase alla nostra provincia per gestire al meglio ‘gli snodi’ organizzativi e strategici che consentiranno di erogare ai cittadini cure e prestazioni sanitarie di assoluta eccellenza.