di Piero Archenti
Molte immagini della vecchia Alessandria sono ormai vive soltanto nella memoria di chi le ha viste o apprezzate anche soltanto in fotografia, è il caso, ad esempio, di Porta Ravanale (foto 1) al fondo di via Mazzini, oppure immagini note soltanto nella fantasia di chi ne ha colto e cristallizzato il racconto.
E’ questo il caso delle immagini “virtuali” che è possibile farsi leggendo parti della storia di Alessandria e vive soltanto nella memoria di chi le ha virtualmente raccolte e immaginate come, ad esempio, la sparizione della polveriera situata, come si legge nel testo di Piero Angiolini, dove oggi troviamo la bella Piazza Garibaldi.
Non solo, in quello stesso luogo vi fu un tempo in cui sorgeva addirittura un boschetto e molto più recentemente, su quella stessa piazza dedicata all’Eroe dei due Mondi sorta nel frattempo, ecco spuntare un alto pennone (foto 2) su cui veniva innalzato il tricolore nelle occasioni più importanti. Pochi lo ricordano ma fortunatamente, grazie anche all’archivio di Tony Frisina, ecco che le immagini di quel tempo si materializzano per ricordare dove quel pennone aveva una sua collocazione e funzione.
Per quanto sia possibile lavorare di fantasia, sia pure suffragata dalle letture più remote, non sarà mai possibile immaginare la realtà in cui vissero i nostri antenati. Infatti, quando Angiolini racconta della strada che saliva al ben noto “Cavalcavia” – dominato dal popolare “Dongione”– ecco che la fantasia si ribella domandandosi com’era fatto, dove si trovava esattamente…? Niente, nessuna immagine… solo un cavallo che traina carretto (foto 3) che percorre un alto e stretto sentiero di terra battuta dove ora sorge il culmine del Cavalcavia, per cui, del sospirato Dongione sappiamo soltanto che era alto e imponente…e nulla più.
Troppo poco per potersene fare una sia pur pallida idea! La “Carrarola invece (foto 4), fino a pochi anni fa, abbiamo potuto vederla e percorrere, anche se attualmente è stata trasformata in condominio e pertanto ora è proprietà privata, ma almeno sappiamo che è ancora lì ed ha una sua storia, bella o brutta che sia, che perdurerà nel tempo.
Sono molte le cose che vorremmo poter ricordare alle generazioni passate, ammesso che il desiderio di quei ricordi sia loro gradito, come, ad esempio, l’immagine(foto 5) dell’anello della “Pista” che diede successivamente il nome al quartiere sorto, come si diceva un tempo “Oltrecanale”, ossia al di la del canale Carlo Alberto, ora scomparso, che percorreva l’attuale corso Teresio Borsalino fino a congiungersi con Spalto Gamondio all’altezza di via Montebello.
Infine due parole per ricordare agli alessandrini dove si trovava “la Fabbrica del Ghiaccio”, ossia l’edificio entro il quale si realizzavano quei “pani di ghiaccio” che alimentavano le “Ghiacciaie” delle cucine della città allorquando i frigoriferi ancora erano presenti soltanto nei libri dei sogni. Ebbene se osservate la foto in cui si vede l’ingresso in Alessandria da Porta Savona (foto 6), vedrete sulla sinistra il casello del dazio mentre sulla destra (non visibile) si trovava la Fabbrica in oggetto che attualmente invece ospita l’alto palazzo in angolo con Corso Teresio Borsalino .
1 – Porta Ravanale
2 – Pennone per alzabandiera in piazza Garibaldi?????
3 – Cavallo che traina carretto sul culmine del Dongione del quale poco si sa
4 – Uno dei due ingressi alla Carrarola
5 – Anello della pista da cui poi derivò il nome di Pista
6 – Porta Savona dove sorgeva la cosiddetta “Fabbrica del Ghiaccio”
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Un grazioso boschetto sorgeva in piazza Garibaldi
Esaminati vicolo Dal Verme e vicolo Merula, sul margine dei vecchi bastioni durati sino al 1856, vediamo qui di ricordare l’uscita dalla città da questa parte, la cui Porta in antico era precisamente servita oltre bastioni dalla strada che portava alla Bormida, che scorreva allora, è bene ricordarlo, assai vicino alla città, all’incirca dove oggi vediamo la caserma dei Vigili del fuoco. Nulla più rimane ormai di Porta Genovese, la cui posizione per altro corrisponde proprio alla nostra uscita su piazza Garibaldi, da Largo Marconi. Si potrebbe forse ritenere che, come aspetto, ripetesse da questa parte il disegno ben noto di Porta Ravanale sulla strada degli Orti, precisamente dalla parte opposta della città. Anche dei vecchi bastioni a lato sulle opposte linee di corso Crimea, sulla destra, e di corso Cento Cannoni sulla sinistra, nulla più rimane; non mancano per altro vecchi disegni e memorie relative. Ultima a scomparire fu una “polveriera” dal caratteristico tetto spiovente, situata sulla piazza che si disse dapprima Savona e poi Garibaldi, precisamente dove oggi si trova l’antenna per la bandiera.
Del tempo lontano, merita ricordo sulla piazza stessa un boschetto situato proprio dove poi è sorto il palazzo a portici Lavagetto, all’angolo di via Savona. Abbiamo citato questo boschetto in quanto sul suo fianco entrava in piazza il nostro vecchio canale Carlo Alberto, che proveniva dal Cristo accompagnato da un magnifico viale di platani, viale che aveva inizio al Cristo stesso, precisamente sul retro di “Bonardi”, in allora notissimo magazzino di legnami. Di qui il viale accompagnava il canale sino alla ferrovia, dove si interrompeva a causa del passaggio a livello. Le acque in apposite condutture erano trasferite al di là dei binari, e più tardi abbassate sotto al ponte sul canale stesso, collocato sulla strada che saliva al ben noto “Cavalcavia” dominato dal popolare “Dongione”. Veniva allora eliminato il passaggio a livello del “Cristo”, ma non già la conduttura del nostro canale sotto ai binari.
Col volgere del tempo il viale che accompagnava il canale divenne imponente: dopo Cristo, percorreva piazza Savona sulla linea che dalla strada oggi Giuseppe Borsalino, giungeva sino al corso Cento Cannoni e a piazza Valfrè, proprio lungo la “Carrarola”. Di qui si portava sul fianco della Maddalena (ora corso Lamarmora) per quindi percorrere uno dei lati della piazza d’Armi vecchia a raggiungere subito la Bormida, il fiume da cui aveva origine. Tutto questo attorno al 1890, ma già nel marzo 1887 si era iniziato lo studio per il trasporto del canale sulla nuova circonvallazione, oggi corso Teresio Borsalino. Trasporto che poi avvenne, e fu la fine del magnifico viale: durò ancora per diversi anni il breve tratto su via Giuseppe Borsalino, a fianco della Fabbrica del ghiaccio, nonché sulla linea di corso Lamarmora. Il trasferimento sulla nuova circonvallazione venne tosto accompagnato dalla cosidetta “Canalina” Borsalino, che scorreva di fianco, ma con livello assai superiore; le acque della “Canalina”, convogliate al noto stabilimento, ritornavano poi ancora al vecchio canale, che lentamente proseguiva sino al mulino.
Ricordi lontani, che si perdono nel tempo e che ormai in pochi possiamo rammentare! Oltre la linea stessa del canale e canalina relativa, proprio sotto al “Dongione” e bastioni accanto, si distendeva poi l’anello della nostra famosa “Pista”, che rese nota la nostra città in tutta Italia ed anche all’estero, per le sue gare con relativi campionati. La denominazione di “Pista” tuttora rimane ad un importante nuovo rione della città in continuo sviluppo. Si può dire che questo rione è sorto proprio in conseguenza del suddetto canale, il cui corso, ricordiamolo, venne precisamente annunciato per la prima volta con pubblico manifesto in data 4 marzo 1833. Caduti i bastioni, nel suo rinnovamento e graduale successivo ampliamento, il nostro importante rione della Pista sta ormai per raggiungere la Bormida, ossia il fiume che ha dato origine e alimento a nostro canale, che tutt’ora funziona e che, giunto al Cristo, si scarica direttamente nel fiume Tanaro.
Piero Angiolini anno 1963