Il maltempo dei giorni scorsi ha portato in sofferenza anche i noccioleti: 40% di danno per la corilicoltura nelle zone di Casale Monferrato e Cerrina e nella pianura alessandrina, 30% per l’area compresa tra acquese e novese. Si potrà essere più precisi quando emergerà chiaramente quanto hanno inciso le gelate e le basse temperature sulle piante in piena fioritura.
Un taglio alla produzione che si inserisce in un’annata dalle previsioni contrastanti: meno generosa di quella passata anche se, quasi sicuramente, le nocciole presenteranno calibri superiori e maggiori sbocchi di mercato. Quindi, se uno dei problemi che hanno ridotto il valore della nocciola del Piemonte la scorsa campagna è stata la ridotta pezzatura, si può già sin d’ora ipotizzare che per il 2021 questo problema non si ripresenterà.
“Nell’anno del Covid i consumi di frutta secca sono cresciuti del 9% ma è allarme per l’invasione di nocciole sgusciate dalla Turchia, da cui arrivano i 2/3 del totale usato per snack e dolci, nonostante le allerte scattate per gli elevati livelli di aflatossine cancerogene – affermano il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo -. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ismea che evidenziano come nonostante le limitazioni al commercio internazionale imposte dalla pandemia non si sia arrestato il flusso di prodotto estero che viene spacciato come italiano e finisce nelle confezioni di frutta secca pronta da mangiare, nei gelati e nei dolci industriali, grazie alla mancanza dell’obbligo di indicazione dell’origine in etichetta sulla frutta trasformata”.
Importazioni straniere praticamente raddoppiate negli ultimi dieci anni (+98%), e dei 61 milioni di chili che nell’anno del Covid hanno varcato i confini nazionali quasi 40 milioni di chili sono di origine turca, che è anche il maggior produttore mondiale.
Sul paese ottomano pende peraltro l’accusa di sfruttamento del lavoro minorile, sulla base della lista stilata dal Dipartimento del lavoro statunitense.
Al secondo posto si colloca l’Italia dove negli ultimi dieci anni la superficie coltivata a nocciole è passata da circa 71.000 ettari a 88.747 ettari, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, con una crescita generale in tutte le aree del Paese e la conquista di tre denominazioni di origine per la Nocciola Piemonte Igp, la Tonda di Giffoni Igp e la Tonda Gentile Romana Dop. Il terzo paese produttore sono gli Stati Uniti, davanti alla Georgia.
“Questa situazione, con l’aumento delle importazioni, nonostante la crescita degli impianti in Italia, in assenza di un obbligo di tracciabilità delle nocciole utilizzate nei derivati rischia – hanno continuato Bianco e Rampazzo – di dare un immagine ingannevole della qualità delle nocciole nazionali che frequentemente vengono tagliate, miscelate o sostituite con quelle di importazione. Da qui l’esigenza di portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine su tutti quegli alimenti ancora anonimi, a partire da quelli trasformati, come nel caso delle nocciole utilizzate nell’industria dolciaria”.
La produzione corilicola alessandrina conta su una base di circa 3.500 ettari tra allevamento e fase adulta distribuiti nell’intero territorio collinare provinciale.
Il prezzo dell’ultima campagna, mediamente di 330 euro per quintale, per certi versi insoddisfacente, non deve trarre in inganno né essere considerato un inizio di crisi: le quantità prodotte hanno ampiamente sopperito al minor valore e lo spazio sul mercato per le nocciole alessandrine rimane inalterato.
L’attenta selezione svolta sulle partite di nocciole che hanno ottenuto il benestare per entrare nel novero di quelle destinate alla filiera dell’agroindustria virtuosa in essere tra Coldiretti e Novi-Elah-Dufour ha permesso comunque di poter consegnare all’industria alessandrina più di 13.000 quintali di nocciole di pregio tra la provincia di Alessandria e quella di Asti.
“Coldiretti chiede che nel nuovo piano di settore sia verificata l’effettiva superficie attualmente coltivata ed il potenziale produttivo derivante, ponendo tra gli obiettivi la valorizzazione delle nocciole italiane, una maggiore trasparenza dell’origine delle nocciole utilizzate nei trasformati e in quelle commercializzate sgusciate ed un potenziamento dei controlli”, hanno concluso Bianco e Rampazzo.