di Dario B. Caruso
È normale non vedere i problemi laddove non te li poni.
C’è però un argomento che fatico ad affrontare e per il quale la mia personale flessibilità vacilla.
La figura del Presidente del Consiglio Conte minava le certezze di coloro che esigevano una figura forte, tecnica e di prestigio internazionale.
Giunge Draghi che incarna queste caratteristiche messianiche e subito si sposta l’attenzione sulla carenza di figure femminili nella nuova compagine governativa; qualcuno addirittura sostiene che Zingaretti abbia rassegnato le dimissioni da segretario PD in seguito a questa situazione.
Proliferano, da quel giorno, i dibattiti televisivi e le dissertazioni giornalistiche sulla necessità di quote rosa ovunque, anche nei bagni dei maschietti.
Ho notato uno spot pubblicitario che sbatte negli occhi del telespettatore forme multicolori che simulano vulve pulsanti; un altro spot che denuncia discriminazioni stipendiali.
Lavoro nella scuola da trentatré anni e di trecento colleghi ho visto sùpergiù trenta uomini, di venti dirigenti diciassette donne, stesse quote tra bidelli e personale di segreteria, anche le classi sono popolate al sessanta percento da fanciulle.
E dunque?
Non ho avuto scompensi ne traumi, semplicemente ho sempre dedicato alla mia professione quanto posso dare.
Non comprendo dunque il problema.
Cito le parole di un grande del passato che – senza alcuna presunzione – faccio mie:
“Il bene non è mai tutto da una parte. Tutt’al più lo è il male.”
Michelangelo Buonarroti