di Ettore Grassano
“In campo c’è un top player: lo si vede da come è cambiato l’atteggiamento delle istituzioni e dei mercati internazionali nei confronti dell’Italia. Ovvio che, a questo punto, a Draghi si deve dare fiducia e sostegno, per almeno due anni. Il che, naturalmente, non significa non vigilare: i partiti che lo sostengono sono molto diversi e su certe questioni fare sintesi non sarà facile”.
Massimo Berutti, oltre ad essere Senatore della Repubblica, è anche Presidente dell’Assemblea Nazionale di Cambiamo, il partito fondato due anni fa dal Governatore della Liguria Giovanni Toti: compagine che oggi può contare su 11 parlamentari (otto deputati e tre senatori, tutti ex Forza Italia), “ma soprattutto sull’adesione di una serie di amministratori locali e comitati territoriali: la politica che ci interessa è quella che dà voce alle istanze concrete di chi ogni giorno manda avanti il Paese con il proprio lavoro e in questi mesi si deve confrontare con enormi disagi e difficoltà: a noi interessa essere lì, prima di tutto, per cercare di trovare soluzioni concrete. E oggi, dopo il completo fallimento del Conte 2, l’opzione Mario Draghi è l’ultima carta per salvare l’Italia dal baratro”.
Con il senatore Berutti cerchiamo di capire cosa potrà succedere in questi due anni di legislatura, e quale sarà lo scenario in cui i partiti potranno tornare a muoversi nel 2023, quando si tornerà alle urne per le elezioni politiche: ci sarà davvero il ritorno ad un sistema proporzionale o potrebbero esserci ripensamenti, in ottica di maggioritario ‘corretto’, sia pur con un numero di parlamentari ridotto, costituito da 400 deputati e 200 senatori?
Ma parliamo anche di casa nostra: il Deposito delle scorie radioattive è un rischio, o un’opportunità? La logistica passerà davvero dagli slogan ai fatti concreti? E cosa pensa Massimo Berutti (che di Tortona fu sindaco dal 2009 al 2014) del futuro dell’ospedale della sua città, e della sanità alessandrina?
Senatore Berutti, il Governo Draghi durerà fino a fine legislatura?
Uso un’immagine calcistica: Draghi è un top player, non lo ingaggi per farlo giocare pochi mesi, o uno scampolo di stagione. Se il Presidente Mattarella ha ritenuto di far ricorso ad una figura così, è perché si è reso conto che qualsiasi altra soluzione, a partire dal Conte ter, era impraticabile. E che il Paese con il Governo precedente era arrivato ad un passo dal baratro. Del resto le reazioni internazionali, sia sul fronte politico che delle grandi istituzioni economiche, e dei mercati, le abbiamo viste tutti: Draghi ha significato un’immediata iniezione di credibilità. Certo, ora bisogna lavorare alle priorità del Paese e alle riforme.
Una coalizione così ampia ed eterogenea è gestibile?
Non c’è, in verità, una coalizione, ma insieme di partiti. E da parte di Cambiamo c’è un impegno per il Paese, che non cancella, storia, identità e idee. In ogni caso, il Premier ha già lanciato messaggi eloquenti: tecnici di sua personale fiducia, e di grande prestigio, in ruoli chiave, e un profilo istituzionale anche nella comunicazione, dopo anni francamente imbarazzanti. I partiti ci sono, devono esserci e vigilare……e chi come Cambiamo si riconosce in una dimensione di centro destra moderato e liberale darà al Primo Ministro un appoggio leale, ma non incondizionato: ovviamente ci attendiamo che si affrontino e risolvano con trasparenza e determinazione le forti criticità sul tappeto: la pandemia in Italia è sanitaria, ma ancor più economica e occupazionale, e serve un radicale cambio di passo. Discontinuità assoluta rispetto al Conte 2 insomma.
Un esempio concreto….
Ne faccio due. Il primo è relativo alla ristorazione, perché a mezzogiorno al ristorante si può andare e alla sera no? Il Virus esce solo alla sera? È evidente che se vengono rispettate le misure di distanziamento anche nei ristoranti si può stare in sicurezza, a pranzo come a cena. Il secondo esempio è relativo alla montagna, che è una vera industria del divertimento, dà lavoro e genera fatturati importanti. Quando si scia si è distanti e in qualche modo già “bardati”. Sulle cabinovie chiuse, poi, non c’è troppa differenza rispetto ad un mezzo pubblico. Più in generale, basta a decisioni comunicate la sera per la mattina dopo, senza tener conto di investimenti, spese, disagi enormi causati a chi lavora. Il Governo, e chi collabora con lui, non può vivere in una torre d’avorio, ma deve fare i conti con le realtà di tutti i giorni e con le esigenze della gente che lavora e che ormai è allo stremo.
Cambiamo, di cui lei è Presidente dell’Assemblea nazionale, ha quasi due anni di vita: eravate partiti in tre, in uscita da Forza Italia. Oggi siete 8 deputati e 3 senatori, oltre naturalmente al Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, vostro leader, e ad un numero crescente di amministratori locali: dove volete arrivare?
Vogliamo, anzi, dobbiamo, essere un tassello importante del centro destra di oggi, ma soprattutto di domani. Non esiste da parte nostra intenzione di fare la guerra a qualcuno, semplicemente intendiamo lavorare a un progetto, portare contributi, idee, esperienze e motivazione e aprire il più possibile alla gente che vuole avvicinarsi o riavvicinarsi alla politica. A noi interessa essere sui territori, dare voce alle istanze di chi oggi chiede non polemiche, ma più lavoro e meno vincoli nel fare imprese, più libertà nel mettersi in gioco e più opportunità, ripartenza vera, regole serie per costruire il futuro del nostro Paese.
Ad Alessandria avete un coordinatore provinciale e un gruppo dirigente?
Oggi del provinciale mi occupo io in coordinamento con i responsabili dei comitati territoriali. In modo graduale stiamo costruendo l’assetto del Partito con chi è motivato, competente e disponibile a buttarsi anima e corpo in una nuova avventura. Crediamo sia importante fare crescere la base, l’attività dei comitati: poi arriveremo a un congresso, e agli incarichi, che saranno frutto dell’impegno diretto delle persone. Cambiamo ha nei suoi tratti fondativi anche questo: la possibilità costante per chi si mette in gioco con impegno e competenza di ottenere il riconoscimento del proprio lavoro e responsabilità. Poi, francamente, nessuno in giro ti chiede chi è il segretario, mi creda: le persone segnalano problemi, disagi, chiedono possibilità e dalla politica si aspettano soluzioni, concretezza.
Cosa pensa della vicenda Deposito scorie radioattive? C’è chi crede che alla fine ce lo ritroveremo a casa nostra, e che la vicenda sia definita da tempo…
Il metodo sin qui utilizzato è completamente sbagliato, è stato fatto circolare un elenco di luoghi potenzialmente idonei senza che gli enti locali e le comunità ne sapessero nulla: una follia. Positivo che ora si cerchi di rimediare, aprendo un confronto trasparente. Sono stato tra i primi a farlo in generale e nell’ambito del mio lavoro in Parlamento, dove mi sto impegnando in Commissione Rifiuti affinché si trovi spazio e modo per fare chiarezza, lavorare con trasparenza e proporre soluzioni migliorative e concrete. Questo spazio si concretizzerà in un documento che definiremo proprio nelle prossime settimane.
Non posso che prendere atto, però, che esistono, anche in Piemonte, aree che il Deposito sarebbero disposte ad ospitarlo senza alzare barricate e che anzi hanno espresso la loro disponibilità. Perché non partire da lì? Mi riferisco in particolare a Trino Vercellese: o in passato si è realizzata una centrale nucleare in un’area non idonea (e sarebbe molto grave), oppure quell’area è chiaramente anche da valutare per il Deposito definitivo, visto e considerato che ne hanno attualmente uno provvisorio. Così si eviterebbe anche di innescare tensioni e scontri sui territori. Fra l’altro, la nostra provincia, per tante ragioni, sia legate ad altre emergenze ambientali, sia alle caratteristiche del territorio sul fronte delle eccellenze agricole, non mi pare la soluzione più indicata.
Sanità post pandemia: l’ospedale di Tortona sarà davvero potenziato?
Mi auguro che ci sia un’inversione di tendenza sull’ospedale di Tortona. Anche io per primo ho pagato l’inizio di una serie di tagli fatti a livello nazionale e regionale che si sono riversati sui territori, proseguiti con la delibera regionale 1/600 del 2014, che tagliò pesantemente risorse e servizi, in esecuzione della legge Monti Balduzzi sulla sanità, la 135/2012. Se non si parte da lì, la vedo dura. Dobbiamo crederci e lavorare perché, anche grazie alle risorse del Recovery Fund, quello di Tortona torni ad essere un ospedale completo, in grado di soddisfare pienamente le esigenze di un territorio vasto e di confine. Mi riferisco ovviamente alla pesante ‘mobilità passiva’ verso la Lombardia, che in presenza di un ospedale vero, strutturato e adeguato, si ridurrebbe. E dico ospedale pubblico: se poi l’erogazione di una parte di quei servizi, con regolare gara e tutte le procedure previste, sarà affidata ad un privato, per i tortonesi non dovrà cambiare nulla in termini di presenza e qualità di servizi e di spesa. Ciò che conta è garantire i servizi e rendere l’offerta trasparente. A questo dobbiamo aggiungere che il tema ospedale, in prospettiva, è uno dei temi della sanità, ma non è l’unico. È certamente importante, ma la pandemia ci ha insegnato quanto conti anche quello che chiamiamo territorio: dai medici di base agli infermieri di famiglia e comunità, dagli ambulatori all’assistenza domiciliare. Per fare bene, dobbiamo avere una visione di insieme.
Senatore Berutti, una riflessione finale sulla legge elettorale: alle elezioni politiche del 2023 avremo un ritorno al proporzionale, stile prima repubblica, o voteremo ancora con il sistema maggioritario, come nel 2018?
Di sicuro c’è solo che verrà ridotto il numero dei parlamentari: eleggeremo soltanto 400 deputati e 200 senatori, con collegi più ampi, che sono già stati rivisti. Ad oggi rimane in vigore il cosiddetto Rosatellum, che è di fatto un proporzionale corretto, un mix. Tornare ad un proporzionale più forte con sbarramento ha ovviamente pro e contro, e vedremo se una maggioranza così ampia, ma anche eterogenea saprà trovare un accordo. Cambiamo in ogni caso ci sarà, con una collocazione moderata e liberale. Il resto lo decideranno gli elettori.