Arriva il via libera all’abbattimento dei cinghiali che, con l’emergenza Covid, si sono moltiplicati in Italia raggiungendo i 2 milioni di esemplari e mettono a rischio la sicurezza delle persone, causano incidenti stradali con morti e feriti, devastano i raccolti e sono pericolosi diffusori di malattie come la peste suina.
E’ quanto afferma la Coldiretti nell’esprimere apprezzamento per la storica sentenza della Corte Costituzionale che permette di prendere parte alle operazioni di riduzione del numero degli animali selvatici anche agli agricoltori provvisti di tesserino di caccia, altri cacciatori abilitati, guardie venatorie e ambientali volontarie a patto che siano appositamente formati.
Un epocale cambio di direzione rispetto all’orientamento seguito negli ultimi quindici anni che aveva portato a bocciare i provvedimenti assunti dalle varie Regioni che avevano aperto alla possibilità di ampliare l’elenco tassativo dei soggetti incaricati agli interventi di contenimento previsto dalla legge quadro.
“Come abbiamo già evidenziato in molteplici occasioni, la proliferazione senza freni dei cinghiali sta compromettendo l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali piemontesi anche in aree di elevato pregio naturalistico – affermano il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo -. Oltre 6 italiani su 10 (62%), secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, hanno paura dei cinghiali e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata da questi animali. Una situazione arrivata al limite tanto che più di 8 italiani su 10 (81%) pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti incaricando personale specializzato per ridurne il numero. Alla luce anche di questi dati, va mantenuta alta l’attenzione su una situazione che, senza specifiche azioni immediate, tenderà ad assumere una connotazione di sempre maggiore criticità. Auspichiamo che questa storica sentenza possa dare concreto giovamento ai territori dove, fino ad ora, i piani di contenimento messi in atto non sono stati sufficienti creando difficoltà agli imprenditori agricoli nello svolgimento della loro attività produttiva, ma anche ai cittadini la cui sicurezza non è assolutamente preservata”.