Logistica: in Piemonte nuovi investimenti per un miliardo di euro. Pingani (Rail Hub Europe): “La vera sfida è la velocità con cui spediamo le merci”

di Enrico Sozzetti

 

«Treni merci lunghi 750 metri, piattaforme intermodali per raccogliere, trattare e smistare il traffico (gomma e ferro) in arrivo dai porti della Liguria e dalle regioni del Nord Europa. Grandi centri di distribuzione dell’e-commerce, network per le consegne di prossimità e negozi che si trasformano in magazzini per spedizioni e ritiro».

Un recente numero della Newsletter ‘Territorio Logistica Internazionalizzazione’ di Confindustria Piemonte si apre con queste parole. Che fotografano una situazione sotto gli occhi di tutti. In una regione alle prese con difficoltà e criticità diffuse in alcuni settori industriali, ci sono comparti in costante evoluzione dove la crescita di business e fatturato sono la costante. Secondo una rilevazione, fra i poli di Alessandria, Novara e Torino si stanno sviluppando investimenti, fra nuovi siti e infrastrutture, per circa un miliardo di euro.

Il Piemonte è quindi pronto alle nuove sfide? In realtà fra il privato che corre e l’infrastrutturazione pubblica che a volte arranca, c’è parecchio da fare, ma un fatto è certo: «La sfida è la velocità con cui processiamo e spediamo le merci. Per questo l’intermodalità è un fattore decisivo di sviluppo».

Iames Pingani, amministratore delegato di Rail Hub Europe (la società, costituita nel 2018, è uno dei principali operatori di logistica intermodale in ambito nazionale e gestisce l’Inland Port di Rivalta Scrivia), di Rivalta Terminal Europa (nata nel 2006) e delegato per la logistica di Confindustria Piemonte parla chiaro. D’altronde i trasporti e la logistica sono il pane quotidiano per Pingani, classe 1955, che ha mosso i primi passi in una società specializzata nel trasporto merci e container, per proseguire, come amministratore o presidente, attraverso le esperienze in Autamarocchi, Gruppo Biasotti, Logstar e Gruppo Gavio. Con l’ingresso nel gruppo tortonese, arrivano altri incarichi fra cui membro del Consiglio di amministrazione dell’Interporto di Vado, di Euromodale, Pittaluga, A.L. Logistics, Fuori Muro, Spedia, Tft, Taranto Logistica, Terminal Intermodale di Mortara, Fer.Net, Terminal San Giorgio, Cim, AutospedG, Cargo Clay Logistics, Truck Rail Container.

Pingani, per il Piemonte è davvero l’ora della svolta?
L’intera area piemontese è votata per eccellenza alla logistica, non tanto per le tipologie di insediamento, ma perché è un’area di confine con l’Europa, attraversata da tre corridoi internazionali, si trova a poche decine di chilometri da tre porti (Genova e Savona per primi, ma considererei anche La Spezia benché si muova su altre direttrici), raccoglie importanti volumi di container. Proprio quei container che costituiscono il novanta per cento del trasporto nel mondo. Sono quelli che richiedono una logistica veloce ed efficiente.

E qui entrano in gioco le infrastrutture e tecnologia per la loro gestione.
Sono i due volti di una sola medaglia. Quello di uno sviluppo cui può realmente ambire il nord ovest. Perché i grandi gruppi si stanno avvicinando al Piemonte? Perché è evidente che le opere in corso stanno rendendo questa area maggiormente vicina a uno dei più grandi mercati europei che è la pianura padana. Sì, questo è il mercato più importante dell’Europa per produzione, innovazione, ricerca, trasformazione, gestione delle merci. Nonostante quelle che possono essere barriere fisiche, come le montagne, gli assi di trasporto si stanno moltiplicando e stanno crescendo. Si arriva da nord, da sud e aumentano i fattori che rendono strategico il Piemonte. E ultimamente c’è una attenzione maggiore della politica».

Gli investimenti privati arrivano perché rispondono ovviamente alle logiche di mercato, ma anche al fatto che è possibile, grazie alle condizioni che si trovano sui territori, sviluppare i business industriali. Se poi la politica, da un lato, e le infrastrutture, dall’altro, favoriscono gli insediamenti, lo sviluppo è assicurato. Sul fronte portuale come stanno le cose?
Oggi i porti si stanno attrezzando, si può pianificare un trasporto su treni da 750 metri, da comporre all’interno di infrastrutture dedicate, un grado di trasportare anche i contenitori High Cube da 9’6″ di altezza. Con queste condizioni, il costo per contenitore può essere progressivamente ridotto fino al 45 per cento. Sono tutti fattori, dall’evoluzione portuale alle strutture che i territori possono mettere a disposizione fino ai nuovi insediamenti, che hanno creato la condizione ideale per fare bene. La retroportualità è un passaggio obbligato. E Rivalta Scrivia, realtà che seguo quotidianamente, lavora a pieno ritmo pur con linea ferroviaria che è ancora tutto un cantiere. Quando tutte le opere saranno concluse, quest’area sarà servita da un sistema ferroviario pari a quello del nord Europa. Ecco perché occorre un costante lavoro di squadra.

Ma il processo va monitorato, analizzato, gestito per non perdere opportunità e superare gli ostacoli. E qui arriva il suo ruolo associativo.
In questa fase è necessario lavorare all’interno di un quadro di rete, in cui tutti i soggetti in campo si muovano in modo coerente. È per questo motivo che all’interno della Commissione di Confindustria regionale che si occupa di logistica e trasporto ho promosso una consultazione interna per fare esprimere le varie aree del territorio che dovranno portare al tavolo tecnico le esigenze specifiche di tutto il Piemonte che saranno successivamente analizzate e discusse. Il documento conclusivo verrà portato in Confindustria nazionale.

Le Ferrovie dello Stato mettono in vendita gli scali merci di Alessandria e di Novi San Bovo CorriereAl 1

Sul territorio alessandrino c’è la Fondazione Slala (Sistema logistico del nord ovest d’Italia; il presidente è Cesare Rossini) che sta crescendo, è presente anche sul territorio della provincia di Asti, al suo interno sono presenti istituzioni e realtà liguri, e sta guardando al Cuneese e anche alla Lombardia. Quale potrà essere, secondo lei, il suo ruolo all’interno del quadro che ha tracciato?
Potrebbe essere quasi banale e scontato rispondere che è un punto di riferimento fondamentale. Ma è proprio questo il valore della Fondazione Slala che è passata dall’essere a un passo dalla liquidazione a diventare elemento strategico di un coordinamento territoriale di area vasta, tutto il Basso Piemonte, che si confronta a pieno titolo con la Liguria. Slala è riuscita in un preciso momento storico a rimettere l’Alessandrino e il Piemonte al centro dell’attenzione. E a giocare un ruolo che deve guardare anche oltre i confini territoriali italiani.