di Ettore Grassano
Un 2020 all’insegna dell’emergenza costante, “ma senza un solo giorno di ammortizzatori sociali per i nostri dipendenti”, e un 2021 che si preannuncia all’insegna dell’incertezza. Quando Pietro Cerlesi, Direttore della Centrale del Latte di Alessandria e Asti, giunse alla guida dell’azienda, circa un anno e mezzo fa, certamente si attendeva una sfida impegnativa, ma non di lavorare costantemente sulle montagne russe, con un mercato in buona parte ‘congelato’ (quello dei bar e dei ristoranti), e l’impossibilità di sapere quale scenario ti attende a 3-6 mesi. Eppure il manager ha le idee chiare: “L’azienda è solida nei suoi fondamentali, la nostra offerta di prodotti eccellente: e in momenti come questo il mercato presenta anche importanti opportunità, che occorre saper cogliere”. In questa chiacchierata cerchiamo di scoprire quali, e come la ‘nostra’ Centrale del Latte, da sempre ‘fiore all’occhiello’ del territorio, intende muoversi in uno scenario non solo complicato, ma per molti versi indecifrabile. L’azienda di Viale Massobrio si appresta ad affrontarlo con un cda appena rinnovato, che vedrà alla Presidenza un importante avvicendamento: Gianfranco Baldi (Presidente della Provincia di Alessandria in scadenza di mandato) sostituisce Gian Paolo Coscia, Presidente di Unioncamere Piemonte e della nuova Camera di Commercio di Alessandria e Asti.
Direttore, le ‘montagne russe’ del 2020 quanto hanno modificato le strategie dell’azienda? Solo un anno fa lei parlava ai nostri lettori di novità di prodotto e di filiera, e di un orizzonte in campo lungo, fino a cinquant’anni….E oggi?
Oggi rimango assolutamente convinto che la capacità di innovare, e di gettare il cuore oltre l’ostacolo per così dire, sia fondamentale, soprattutto in momenti così particolari. Il mercato è in subbuglio, e in trasformazione, ma proprio per questo emergono anche importanti opportunità, che speriamo di saper cogliere. Questa è un’azienda forte, solida, con una storia importante e un fortissimo radicamento territoriale: sono tutti elementi che possono e devono fare la differenza.
Facciamo una fotografia della situazione, dopo un anno di pandemia…..
I danni ci sono stati, eccome. Basti pensare che per buona parte del 2020 i bar, nostri clienti importanti in provincia di Alessandria ma anche a Torino e in riviera, sono stati chiusi, o con attività assolutamente limitata. Questo ha generato un calo complessivo del 10% nella vendita del latte fresco, che è il 50% del nostro business. E una flessione nella vendita anche degli altri prodotti da bar, come i salumi. Siamo stati bravi, e abbiamo parzialmente compensato con un aumento della vendita di prodotti a più lunga conservazione, latte compreso. Ma il dato di fatturato indica una flessione del 4,5% a chiusura dell’anno anno societario (luglio 2019-giugno 2020), con una perdita di circa 500 mila euro. Nulla di irreparabile però: siamo certi che, non appena i consumi si normalizzeranno, la vendita dei prodotti non solo tornerà ai livelli pre Covid-19, ma andrà oltre, se nel frattempo sapremo, come stiamo facendo, razionalizzare e innovare l’offerta, ma anche investire in innovazione tecnologica. Nuove linee di produzione, insomma, per la realizzazione di nuove referenze di latte alimentare e anche degli altri prodotti. Il latte a lunga conservazione, ad esempio è sempre più richiesto in fasi storiche come queste, perché consente rifornimenti meno frequenti.
Qual è stato l’impatto della pandemia sull’occupazione alla Centrale del Latte? Avete fatto ricorso ad ammortizzatori sociali?
Neanche un giorno, anche perché la produzione della nostra materia prima, il latte appunto, non può essere sospesa a comando. Siamo orgogliosi di essere riusciti a riorganizzare la filiera, cercando di limitare al minimo i danni anche per i nostri soci, e fornitori di latte. Gli unici nostri addetti che hanno potuto lavorare da casa, in smart working, sono i 6 addetti del comparto amministrativo. Complessivamente, comunque la forza lavoro della nostra azienda, tra dipendenti diretti e indiretti, rimane intorno alle 120 unità, esattamente come un anno fa: e davvero non è poco, dato il contesto.
Cosa intende Direttore quando afferma che in queste fasi di mercato emergono anche opportunità?
Tutte le analisi più autorevoli confermano che sempre più i consumatori si orientano su brand e marchi consolidati, di territorio, di cui conoscono storia e autorevolezza. Quello che sta succedendo, a livello di mercato globale, è che i grandi player stanno dando vita ad aggregazioni importanti, ma questo può consentire a realtà come la nostra, forti su aree molto specifiche, di consolidare il proprio ruolo, e di acquisire spazi lasciati vuoti da altri. Mi consenta ovviamente, in questa fase, di non andare oltre: ma ci stiamo muovendo..
Il capitolo nuova sede, o nuovi magazzini di distribuzione, rimane congelato, a questo punto?
E’ un capitolo importante, sempre aperto, ma non consideriamo la logistica la priorità assoluta del 2021: prima vengono macchinari e impianti in grado di consentirci innovazione di prodotto.
Il nostro ufficio innovazione, ricerca e sviluppo è in costante contatto con i punti vendita, e a fine 2020 abbiamo lanciato tre nuove referenze di latte microfiltrato, intero, parzialmente scremato e parzialmente scremato senza lattosio. Una particolare tecnologia di filtrazione permette di ottenere una durata del prodotto pari a due settimane, mantenendo caratteristiche organolettiche e nutrizionali molto vicine a quelle del fresco. Sul fronte dell’innovazione di packaging cerchiamo di avere sempre più dell’ambiente, e allo sviluppo di un’economia eco-compatibile. Stiamo puntando con decisione su confezioni in cartone, interamente riciclabili e prodotte da fonti rinnovabili e canna da zucchero, con tappo di origine vegetale.