Alessandria, dal primo marzo gli studenti del terzo anno di Medicina entrano in Ospedale per le attività ‘sul campo’

«È un impegno forte, importante e di responsabilità. Gli studenti non acquisiranno solo la necessaria e fondamentale formazione: all’interno dei reparti in cui entreranno verrà dato loro un imprinting destinato a segnare il loro percorso professionale e di questa esperienza ricorderanno il tutor, i primi pazienti e le nozioni acquisite sul campo». Alfredo Muni, classe 1961, direttore di Medicina Nucleare e membro del Consiglio direttivo nazionale dell’Aimn (Associazione italiana di medicina nucleare e imaging molecolare) di cui è coordinatore dei delegati regionali, ha un osservatorio privilegiato, un ruolo di collegamento e una responsabilità nuova per lo scenario ospedaliero: è il coordinatore dell’attività di tutoraggio dell’azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ di Alessandria per gli studenti del terzo anno del corso di laurea di medicina dell’Università del Piemonte Orientale che a marzo entreranno nelle corsie. Lo svolgimento del tirocinio, finalizzato all’esame di Stato, dal 2018 è stato anticipato al periodo curriculare e per questo la figura del tutor è ancora più importante perché gli studenti devono imparare l’attività pratica e concludere questo percorso al sesto anno. Il tirocinio conferisce allo studente sessanta crediti formativi di attività professionalizzante sul totale dei 360 previsti per l’intero corso di laurea.

Fra un mese arriveranno i primi cinquanta studenti ed entreranno nei reparti di Medicina interna, Medicina d’urgenza, Geriatria, Cardiologia, Pneumologia, Neurologia e Chirurgia generale. È qui che verranno affiancati dai tutor (sono in tutto ottanta quelli che sono stati formati all’interno delle specialità ospedaliere) e inizieranno a muovere i primi passi. «L’emozione c’è, inutile nasconderlo. Stiamo per affrontare un’esperienza nuova, destinata a cambiare un po’ tutti noi. E poi le sfide sono molte, da quelle professionali e personali, perché dovremo misurarci con una inedita capacità di ascolto nei confronti degli studenti, a quelle organizzative rispetto alla gestione degli spazi e della logistica interna. E senza dimenticare che tutto questo avviene durante una stagione di pandemia e di rigidi protocolli da rispettare». È preoccupato? «No, preoccupato no. Ma la tensione c’è. Ogni tanto penso al mio ruolo che è non è solo coordinare i tutor, ma assicurare una funzionale ‘cerniera’ fra loro e gli studenti. Dobbiamo assicurare accoglienza, ascolto, orientamento, capire le motivazioni di ognuno, valutare le competenze». Per i tutor ospedalieri sarà poi anche una opportunità per «riappropriarsi di competenze, sul piano non solo clinico, ma anche relazionale, che esistono e che potranno essere ulteriormente valorizzate».

Tutto questo senza perdere di vista il lavoro quotidiano. Alfredo Muni dirige la Struttura complessa di Medicina nucleare, unica per le province di Alessandria e Asti, un bacino di circa 660.000 abitanti, che eroga servizi sia di tipo diagnostico, sia terapeutico con la medicina nucleare convenzionale, il Centro Pet, la terapia radiometabolica (con due camere singole per ricoveri in regime di degenza protetta). Dopo Torino è l’unico altro centro di riferimento per la cura della tiroide. La struttura ha registrato complessivamente una crescita significativa di pazienti provenienti da fuori area, più 41,74 per cento, e fuori regione, più 31,3 per cento. La Medicina nucleare opera all’interno del Dipartimento dei servizi ospedalieri, diretta da Paola Franzone.