di Graziella Zaccone Languzzi
Diceva Martin Luther King: “Per farsi dei nemici non è necessario dichiarare guerra, basta dire quello che si pensa”.
Dire le cose come stanno è per me un valore culturale e un impegno personale.
Il politicamente corretto, la paura di offendere, disturbare i poteri forti e i prepotenti di turno in un’isteria legata a ciò che va detto e cosa no, molte volte limitano la libertà di espressione, e oggi più di ieri dire o scrivere quello che si pensa è pericoloso a seconda da chi viene scritto o detto, perché si sa che per alcuni esiste solo il “pensiero unico”, il loro. Pronti a lanciare attacchi e insulti non volendo accettare la verità anche quando è evidente e scomoda.
Nei miei scritti posto sempre riferimenti puntuali ad articoli, per dare la possibilità di ampliare l’argomento trattato.
Detto quanto sopra, sul COVID19 diciamo le cose come stanno, come vengono viste e vissute da persone qualunque senza essere tacciati di negazionismo perché nessuno nega ciò che è evidente, però è necessaria serietà, correttezza e verità da parte di chi ha in mano le sorti e la responsabilità del paese, e le nostre stesse vite.
Il paese è messo male, noi siamo messi male in ambito sanitario, economico e nella qualità della vita, e la sensazione è che non abbiamo più una guida, una tutela capace di dare la necessaria serenità per superare questo tragico periodo.
A questo proposito cito il “Punto n.762” di Marco Zacchera, e ne condivido in pieno il contenuto: “Le responsabilità di Mattarella”.
Andiamo per ordine. Che ci racconta l’OMS? “L’Ue rischia la terza ondata, in estate azioni insufficienti”.
Se lo dice l’OMS…, ma anche l’OMS fin dall’inizio ha le sue enormi responsabilità come le ha il Governo, i Commissari ordinari e straordinari, e a questo proposito suggerisco la lettura di questo articolo: “Ci hanno mandati a morire. Il dossier che inchioda il governo”.
In Italia è mancato un piano di comunicazione del rischio per il Covid. L’analisi è del “Comitato Noi Denunceremo” di Bergamo. Chiedono: “Verità e giustizia per le vittime di Covid-19. Il nostro Comitato nasce per un bisogno di giustizia e di verità, per dare pace ai nostri morti che non hanno potuto avere una degna sepoltura. Chi ha sbagliato dovrà rispondere alle nostre domande e assumersi le proprie responsabilità. Chiediamo Giustizia”.
Il Governo da giugno in poi ha perso tempo e all’arrivo della seconda ondata si è trovato impreparato, ha navigato a vista. Ciò che scrivo viene ormai dichiarato anche dai media vicino al Governo giallo/fuscia, ed è quotidianamente sotto gli occhi di tutti.
Ci siamo ridotti a non avere più il potere e la capacità di ribellarci all’attuale “sceriffo di Nottingham” che ha cancellato a colpi di decreti libertà e democrazia.
Un’armata Brancaleone che non è stata in grado di preparare il paese in previsione di una seconda ondata con un protocollo uguale per tutte le Regioni e quando Arcuri dice che ha inviato respiratori (ed è ancor tutto da vedere) forse non si rende conto che per realizzare una terapia intensiva, servono un letto, un attacco per l’ossigeno, cinque o sei prese elettriche intorno al letto, altra strumentazione e un medico e due infermieri ogni postazione. Il 23 novembre Il Tempo pubblicava questo articolo: “Ospedali già ko, Lazio tra le regioni peggiori. E la colpa è di Arcuri”.
Cito: “Arcuri sostiene di avere realizzato 10 mila posti in terapia intensiva, raddoppiando quelli che c’erano. È un falso conclamato, smentito da qualsiasi autorità regionale che sovrintende alla rete ospedaliera e contraddetto da decine e decine di immagini girate da medici, infermieri e in qualche caso da troupe televisive negli ospedali italiani. Smentito pure dalle gazzette ufficiali e dai bollettini regionali che solo da qualche giorno stanno pubblicando i primi bandi per l’allargamento delle terapie intensive e la messa in sicurezza della rete ospedaliera spendendo i primi milioni che vengono da quel miliardo e 400 milioni messo a disposizione da Speranza nel mese di maggio”.
Quindi Arcuri cerca di gettare un po’ di polvere negli occhi agli italiani e dimostrare ciò che non è, ma a questo individuo non crede più nessuno.
Cosa avrebbe dovuto fare il Governo a giugno? In primis un protocollo di cure domiciliari efficace che avrebbe evitato il sovraffollamento degli ospedali e il lockdown, con effetti negativi per l’economia nazionale. In questo secondo periodo di COVID, dopo l’esperienza trascorsa, a detta di molti medici la cura precoce ai primi giorni di febbre alta, tosse e affanno consentirebbe ai pazienti di evitare il ricovero in ospedale e di guarire in casa.
Come? Somministrando terapie a base di idrossiclorochina e non solo paracetamolo, cioè con la tachipirina come stabilito dal protocollo di terapia domiciliare redatta dal Comitato tecnico scientifico e con il contribuito del presidente del Consiglio superiore di Sanità. Quanto sopra lo dichiara in una videointervista il Prof. Luigi Cavanna (Direttore del Dipartimento di Oncoematologia dell’Ospedale di Piacenza), che ha curato e guarito a casa nel primo periodo molti pazienti COVID con l’ idrossiclorochina e spiega: “La tachipirina è un ritorno alle origini, in febbraio e marzo si dava solo la tachipirina e abbiamo visto cosa è successo, i reparti di terapia intensiva si sono riempiti, a danno anche dei pazienti con altre gravi patologie non COVID”.
Se lo dice apertamente un professore di quella portata perché il divieto da parte dei burocrati romani? Sull’idrossiclorochina c’è poco da “mordere”?
Oppure con il solo paracetamolo i ricoveri sono garantiti, da cui la domanda: quanto viene pagato un ricovero Covid, necessario o meno? Sta scritto qua: “Quanto costa allo Stato una terapia intensiva? Oltre 1.500 euro al giorno per un malato Covid”.
Diciamo le cose come probabilmente stanno senza girarci attorno.
Arriviamo al grosso problema degli Ospedali ridotti a lazzaretti, dove il COVID è diventato preponderante su tutte le malattie, reparti e posti letto riconvertiti in gran parte per i positivi a danno degli altri pazienti: e a pagare sempre di più i pazienti non malati di Covid.
Ci siamo ridotti ad avere ospedali rimasti identici nella loro organizzazione, struttura e logistica rispetto alle condizioni della scorsa primavera, oggi in crisi con il crescente numero di pazienti COVIT riversati in ogni reparto, aggiungendo ulteriori gravi problemi alla normale generale crisi sanitaria. Nessuna struttura aggiuntiva infatti è stata attivata se non nel caso noto dell’ospedale nella fiera Milano (molto osteggiato e criticato e meno male che c’è), per il resto del paese come già accennato, tutto è rimasto come prima.
Ed è quello che doveva far parte di un protocollo già da giugno da parte del Governo alle Regioni con fondi immediati per approntare ospedali aggiuntivi sul fax simile della Fiera di Milano visto che veniva pronosticata una seconda ondata, sarebbe stata una soluzione per tutta Italia onde evitare la prevista crisi ospedaliera nelle dimensioni che si sta oggi verificando più o meno in tutti gli ospedali d’Italia.
Questa sarebbe stata un’intuizione e realizzazione da prendere per tempo e non in piena emergenza, come sta succedendo nell’utilizzare alberghi o strutture separate da quella nosocomiale. Qui in Alessandria sono partiti anche se in ritardo in questa direzione.
Altro fatto grave che ho rilevato nelle interviste in molte trasmissioni e articoli sono le denunce coraggiose sui social di personale medico ed infermieristico a cui nelle strutture ospedaliere nazionali viene imposto il silenzio, pena sanzione disciplinare fino al licenziamento.
E non penso che il personale medico ed infermieristico che ci ha messo la faccia raccontasse scemenze, diciamo che “là fuori” da quelle mura, meno si sa meglio è.
Ci si è anche chiesto: i numeri dei decessi che ci hanno fornito per mesi e pure in questi giorni, sono formati da morti realmente di COVID o dentro ci hanno infilato tutti? A distanza di tempo l’ infettivologo Matteo Bassetti, finalmente ha ammesso la verità sui morti COVID,
Lo ha fatto a L’aria che Tira su La7: “Abbiamo sbagliato, abbiamo annoverato tra i morti di Covid anche coloro che morivano di infarto”.
https://www.iltempo.it/attualita/2020/11/21/news/matteo-bassetti-verita-morti-covid-infarto-l-aria-che-tira-la7-25309560/
Meglio tardi che mai che qualcuno ammetta e parli.
Che dire del libro “fantasma” del Ministro Speranza? Sospettoso è il ritiro dal mercato del volume dal titolo: “Perché guariremo – Dai giorni più duri a una nuova idea di salute”, edito da Feltrinelli, distribuito ma immediatamente ritirato dagli scaffali. Si riesce a conoscerne piccole parti grazie al Direttore de La Verità Maurizio Belpietro, uno tra i pochi fortunati che è riuscito ad averlo prima che fosse ritirato dal mercato editoriale, pubblicandone alcuni stralci. Ne cito due: “Dirò anche chiaramente che, alla fine, la responsabilità è nostra. È della politica”. E ancora: “Chi ha governato deve rendere conto. Credo che chiunque abbia avuto e abbia responsabilità di governo in questi mesi difficili debba essere pronto a rendere conto in ogni sede di quello che ha fatto. Vale per tutti: dal capo dell’Oms al sindaco del più piccolo Comune, passando per ministri, presidenti o assessori regionali”.
Anche le Iene hanno provato a capire cosa si nasconde dietro ad un così repentino passo indietro: “La verità sul libro di Speranza: perché è stato ritirato dagli scaffali” e questo.
Interessante la lettura di questo articolo: “Roberto Speranza, il libro che imbarazza il ministro: così Palazzo Chigi ha sfruttato la pandemia”.
Il libro però si trova in vendita sui social a 15 euro più spese di spedizione a danno delle librerie. Anche REPORT/Rai3 ha intervistato i responsabili di una libreria, questa è stata la risposta: “nessun problema, è solo un problema politico, abbiamo i volumi in magazzino ma non lo possiamo vendere”.
Per finire: come avrebbero dovuto intervenire a livello governativo nazionale e regionale? Con un modello di sanità territoriale decentrata, integrata da unità mobili in grado di operare nelle abitazioni dei pazienti con vero un protocollo terapeutico nazionale domiciliare che adesso manca, e che sarebbe stata la chiave vincente per gestire in modo efficace le future crisi pandemiche che potrebbero colpire il nostro paese.
Tornando alla nostra sanità locale, con una preventiva razionale organizzazione costituita da un ospedale aggiuntivo, militare da campo, alberghi covid o analoghe strutture sarebbe sicuramente stato possibile lasciare all’ospedale del territorio tutte le competenze e le funzionalità necessarie alla cura e alla salute di tutti gli altri abitanti della zona. Teniamo conto che ogni giorno in Italia muoiono 1.800 persone di patologie diverse dal COVID, e dunque va tutelato il diritto di questi altri pazienti di avere la certezza di essere curati in modo puntuale e corretto. E’ chiedere troppo?