L’arrivo del caldo anomalo di ormai fine ottobre conferma un 2020 che si classifica fino ad ora come il secondo più bollente mai registrato in Italia dal 1800, con una temperatura di oltre un grado (+1,09 gradi) più elevata della media storica in base ai dati Isac Cnr relativi ai primi nove mesi dell’anno.
Si accentua, dunque, la tendenza al surriscaldamento dove la classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo periodo e comprende nell’ordine anche il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2003.
Un processo che ha cambiato nel tempo la distribuzione delle coltivazioni e le loro caratteristiche con l’ulivo, tipicamente mediterraneo, che si è spostato a ridosso delle Alpi e ha trovato condizioni adatte anche nella provincia di Alessandria, nel Monferrato casalese in particolare, o i frutti esotici Made in Italy, con coltivazioni sperimentali anche nell’alessandrino. E con il caldo, anche il vino è aumentato di un grado negli ultimi 30 anni e i tempi della vendemmia si sono allungati.
“Provare e sperimentare nuove colture è importante, fa parte di quell’innovazione che è fondamentale per creare nuove economie e filiere. Sicuramente una scommessa, ma anche quando oltre vent’anni fa siamo partiti con le nocciole sembrava tutto impossibile, complicato e oggi i risultati raggiunti sono ben visibili – affermano il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo -. Le condizioni metereologiche quasi estive nel pieno dell’autunno, la cosiddetta ottobrata, non sono un fenomeno raro ma quest’anno si inseriscono in un quadro generale che conferma il cambiamento climatico in atto ed una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta proprio con una più elevata frequenza di eventi violenti come le alluvioni, sfasamenti stagionali e territoriali, precipitazioni brevi ed intense e rapido passaggio dal sole al maltempo”.
Per il caldo non cadono le foglie dalle piante che non sono entrate nella fase di riposo vegetativo caratteristico della stagione e in giro ci sono ancora mosche e zanzare a testimoniare un “autunno pazzo”.
“Oltre a bloccare la normale caduta autunnale delle foglie, l’allungamento della fase vegetativa delle piante rischia addirittura di far ripartire le fioriture, con il pericolo di esporle ai danni di un prevedibile forte abbassamento delle temperature – aggiungono Bianco e Rampazzo -. Nelle campagne gli effetti si fanno sentire anche per i parassiti che sono rimasti attivi con le temperature miti e attaccano più facilmente le colture”.