37 anni, di Domodossola, Alessandro Panza è europarlamentare della Lega dal 2019, e responsabile del Dipartimento Montagna del Carroccio. A Bruxelles fa parte della Commissione per lo Sviluppo Regionale, e guarda quindi con particolare attenzione ai territori, e al suo Piemonte in particolare. Quali sono le reali prospettive di sviluppo della nostra Regione, e di tutto il nord-ovest, con un’economia che si trovava in seria difficoltà già prima dell’epidemia Covid, e che ora rischia di essere travolta in alcuni dei suoi asset fondamentali? E cosa davvero sta facendo, e potrebbe fare di diverso, l’Unione Europea per aiutarci a vincere uno dei momenti di maggior difficoltà mai vissuti, dal secondo dopoguerra ad oggi? Davvero siamo a posto, grazie ad una pioggia di miliardi in arrivo verso il nostro Paese, o le cose stanno un po’ diversamente?
On. Panza, com’è oggi il Piemonte visto dalle aule dell’Unione Europea?
È una realtà che grazie alla sua collocazione risulta strategica, soprattutto per i collegamenti che lo attraversano, uno snodo cruciale dove i corridoi che attraversano il continente da nord a sud e da est a ovest si incrociano.
Il Covid ha cambiato il vostro modo di lavorare, tra Strasburgo e Bruxelles?
Come per tutti, da febbraio non andiamo a Strasburgo e svolgiamo la normale attività in Belgio, questo certifica (qualora ce ne fosse ancora bisogno) lo spreco di avere una doppia sede dove fare le stesse cose.
Quali aiuti concreti sono sin qui arrivati, al di là degli slogan?
Gli unici soldi che si sono visti sono i soldi riallocati della politica di coesione, che hanno dato un minimo di liquidità agli Stati, garantendo la possibilità di poter spendere queste risorse con meno burocrazia. Per il resto siamo ancora curiosi di capire come verranno finanziati il Recovery Fund e il prossimo quadro finanziario pluriennale, che è bene ricordare, è sostanzialmente la Finanziaria della Commissione Europea spalmata in più anni. Il problema è che i soldi per fare entrambi non ci sono, ma questo ovviamente si evita di evidenziarlo….
Lei gira molto per la nostra Regione: com’è davvero la situazione del mondo impresa? Quali settori rischiano di pagare il conto più salato all’emergenza economica?
La situazione è drammatica, viviamo una situazione di crisi imminente scongiurata solo dal fatto che per le aziende al momento è ancora vietato licenziare, ma appena questo verrà meno ci sarà un’ ecatombe di posti di lavoro. Da questo punto di vista temo che il peggio debba ancora arrivare. A pagare il prezzo di tutto ciò saranno le generazioni future che si ritroveranno con una marea di debiti e nessun piano di rilancio degno di tal nome, ci aspettano anni difficili, soprattutto con un Governo come l’attuale.
Agricoltura, da sempre un pilastro dell’economia piemontese: come riuscire a sostenerla, e quali sinergie con la Regione Piemonte?
Lottando e battagliando, sono anni che ci battiamo per introdurre dei dazi che proteggano il nostro settore risicolo dalle importazioni di prodotti di dubbia qualità da Cambogia e Vietnam. Riprendere a commerciare con la Russia visto che gli unici ad essere penalizzati dalle sanzioni sono gli italiani, in particolare il settore agroalimentare. La commissione continua a riempirsi la bocca di comunità verdi e resilienti, speriamo che nella prossima Pac si tenga conto della qualità prima che della quantità.
Turismo, questo sul fronte stranieri rischia di essere un ‘anno bianco’, o quasi. Nel 2021 saremo pronti per rimetterci davvero in moto?
Gli sforzi fatti da Regione Piemonte con il bonus vacanze sono encomiabili e hanno dato i loro frutti, serve però riconquistare il cuore degli stranieri che dalle valli dell’Ossola al Monferrato hanno nel cuore i nostri territori. Il 2021 dovrà essere l’anno della ripresa.
Una riflessione sul ‘nostro’ Monferrato: nulla da invidiare alle Langhe, o al Chianti, diciamo spesso. Ma cosa manca per farlo decollare davvero?
Ho partecipato con piacere alla candidatura del Grande Monferrato come capitale europea del vino, mettendo in sinergia comuni e Regione e andando oltre le appartenenze politiche. L’obiettivo comune è stato anteposto agli interessi di parte. Ecco, in questa “best practice” ci sono tutti gli ingredienti per far decollare un territorio: consapevolezza, collaborazione e prospettiva.
Infrastrutture: dal Terzo Valico alla Tav, si va avanti senza intoppi? Il Piemonte ha le carte in regola per essere un protagonista dell’economia europea dei prossimi decenni?
Bisogna andare oltre le ideologie e guardare la realtà, queste infrastrutture sono indispensabili, concludere Tav e terzo Valico con la realizzazione del Retroporto di Genova sono passaggi fondamentali per rendere il Piemonte una regione unica, dall’alto valore di produzione agricola unita ad una centralità del passaggio delle merci che non farebbe altro che valorizzare tutto il nord ovest. Sono opportunità che non si possono perdere.