Si è concluso giovedì pomeriggio il primo Festival delle Medical Humanities, sostenuto fin dal principio con grande entusiasmo dal Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, Giacomo Centini, che ha espresso soddisfazione per la riuscita degli incontri online, sia per le importanti tematiche affrontate sia per le reti sinergiche create.
Dedicata al diritto e ai problemi sanitari, l’ultima interessante giornata ha affrontato questi temi sotto i profili giuridico e della scienza dell’organizzazione delle discipline complesse. Il dibattito ha messo al centro problematiche analizzate in una prospettiva interdisciplinare e ciò ha permesso di esaminarle sotto diversi profili, restituendo così un quadro a 360° delle numerose questioni dibattute. Differenti sono state ad esempio le opinioni sulla necessità di attivare uno scudo nei confronti del personale sanitario in un dibattito che ha visto civilisti e giuslavoristi porsi su fronti quasi contrapposti rispetto ai penalisti.
La mattinata ha esaminato soprattutto il tema della responsabilità del personale sanitario e delle strutture ospedaliere – rispettivamente dal punto di vista civilistico nel contributo del Prof. Giulio Ponzanelli e dal punto di vista penalistico nell’intervento del Prof. Gabrio Forti, entrambi docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – nei confronti dei pazienti contagiati da Covid-19. In questa prospettiva sono state rilevanti le considerazioni preliminari della valenza dell’errore in medicina – di cui ha parlato Maurizio Catino, docente dell’Università di Milano Bicocca – che non deve essere analizzato solo con un approccio di tipo accusatorio circa la responsabilità degli esercenti le professioni sanitarie.
Nel pomeriggio, invece, insieme a Gianmario Demuro, docente dell’Università degli Studi di Cagliari, si sono analizzate questioni più specifiche, partendo da una prospettiva di tipo costituzionalistico riguardo alle fonti deputate a regolare le situazioni di emergenza sanitaria e alla legittimità delle scelte politiche che vengono tradotte in questi atti di normazione di situazioni straordinarie. L’incontro è poi proseguito con l’opinione della giuslavorista Fabrizia Santini, docente dell’Università del Piemonte Orientale, che ha evidenziato i profili di responsabilità delle aziende sanitarie quali datori di lavoro nei confronti del proprio personale sanitario che sia stato contagiato, configurando l’ipotesi di un vero e proprio infortunio sul luogo di lavoro. La giornata si è infine conclusa con l’intervento del penalista dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Alessandro Provera, componente del Centro Studi per le Medical Humanities, che ha evidenziato le difficoltà di configurare il delitto di epidemia nei confronti di chi si sia reso responsabile del contagio ai sensi degli art. 438 (Epidemia Dolosa) e 452 (Epidemia Colposa) del Codice Penale.
“Le giornate del Festival – ha affermato Roberta Lombardi, docente dell’Università del Piemonte Orientale che ha moderato l’ultimo appuntamento dedicato a scienza medica, diritto e salute – hanno dimostrato l’utilità del confronto tra la scienza medica e le discipline umanistiche che possono apportare contributi per il miglioramento della cura oltre agli importanti aspetti clinici alla base della medicina. Al contempo queste giornate hanno evidenziato come ci siano ancora ampi margini di riflessione e sviluppo sulle tematiche toccate dalle Medical Humanities e questo apre la prospettiva di futuri incontri per l’approfondimento di temi che sono indubbiamente affascinanti oltre che utili sotto il profilo del rapporto e della cura del paziente”.
Una quattro giorni che non ha quindi segnato il punto di arrivo del Centro Studi per le Medical Humanities, diretto da Antonio Maconi (nella foto), piuttosto ha posto un’importante base di partenza nell’ottica della creazione di una rete di interconnessioni tra le discipline che dialogano con gli aspetti clinici delle cure, rendendo la medicina più umana.