Vendite di vino in calo del 4% nel 2020, con una storica inversione di tendenza che non ha precedenti negli ultimi 30 anni a causa delle difficoltà registrate dalla ristorazione per l’emergenza coronavirus.
Dopo il record storico di 6,4 miliardi fatto segnare lo scorso anno per le esportazioni di vino Made in Italy, la vendemmia 2020 è segnata non solo dagli effetti della pandemia ma anche dalle tensioni commerciali internazionali con la minaccia dei dazi e della Brexit con l’uscita dall’Unione Europea della Gran Bretagna.
In Cina, dove il virus ha colpito per primo, il consumo di bottiglie tricolori fra gennaio e maggio 2020 è crollato in valore del 44%, nel Regno Unito le vendite sono scese di quasi il 12% anche a causa delle incertezze e delle tensioni legate alla Brexit, la Francia ha ceduto il 14% mentre l’export in Germania e Stati Uniti, due dei principali mercati per l’Italia, è in leggero calo (- 1%).
“Il mercato dell’agroalimentare tra la provincia di Alessandria e il gigante asiatico in tema di export, soprattutto se riferito al settore vitivinicolo alessandrino che conta 2.390 aziende per 10.473 ettari di superficie vitata, stava muovendo i primi passi e l’emergenza del coronavirus ha innescato una brusca frenata. – hanno affermato il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo – E, proprio perché solo all’inizio, si rischia di avere ripercussioni ancora maggiori rispetto a chi esporta in quella parte del mondo un prodotto già conosciuto e consolidato. Siamo però ottimisti, il vino resta la voce principale dell’export agroalimentare Made in Italy e ad infondere ottimismo è una vendemmia che si presenta di buona qualità e anche se molto dipenderà dal meteo delle prossime settimane”.
Una raccolta delle uve influenzata dalle misure di sicurezza anti contagio e dalle difficoltà di spostamento degli stagionali agricoli stranieri che in passato contribuivano alla vendemmia in modo significativo.
“Il voucher agricolo introdotto per la prima volta in Italia proprio per la vendemmia è stato poi ingiustamente abrogato, ora bisogna ripensare ad uno strumento per il settore che da una parte sia agile e flessibile rispondendo ad un criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e dall’altra generi opportunità di integrazione al reddito preziosa in questo periodo di crisi”, hanno concluso Bianco e Rampazzo.