Vento forte, alberi abbattuti, grandine e inondazioni a causa della fuoriuscita di torrenti. Anche in provincia di Alessandria il maltempo non da’ tregua e sale il conto dei danni. In queste ore ha colpito a macchia di leopardo soprattutto la zona di Novi, in particolare la Val Borbera, Gavi e Voltaggio ma anche il Casalese e la Valcerrina.
“Un pazzo agosto segnato da quasi dieci tempeste al giorno tra bombe d’acqua, nubifragi e grandine dalle dimensioni anomale che hanno devastato i raccolti con alberi da frutta divelti, filari di vigneti abbattuti, serre distrutte e coltivazioni sott’acqua ma anche frane e smottamenti – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Gli eventi estremi di questa estate 2020 sono il risultato dell’enorme energia termica accumulata nell’atmosfera in un anno che è stato fino adesso di oltre un grado superiore alla media storica classificandosi in Italia al quarto posto tra i più bollenti dal 1800 con una caduta del 30% di pioggia in meno nonostante gli ultimi nubifragi. I forti temporali con precipitazioni intense, infatti, provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire la pioggia che cade violentemente e scardina i campi provocando frane e smottamenti”.
Siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con grandine di maggiori dimensioni, una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.
“I cambiamenti climatici hanno fatto esplodere anche il pericolo idrogeologico, e in provincia di Alessandria abbiano purtroppo più volte assistito alle drammatiche conseguenze, soprattutto in alcune zone collinari – sottolinea il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo –. Un territorio reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono, una situazione aggravata dal fatto che negli ultimi 25 anni si è perso in Italia oltre un quarto della superficie agricola utilizzabile in Italia, ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari, a favore di asfalto e cemento”.
“Serve un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola, se non poniamo un argine al consumo di suolo perdiamo un’opportunità in termini di sviluppo economico ma anche di sicurezza e qualità della vita, per questo occorre accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo, ormai da anni ferma in Parlamento, che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio”, hanno concluso Bianco e Rampazzo.