a cura di Angelo Marenzana
Domenica agostana dedicata alla rievocazione di un drammatico fatto storico, come il bombardamento di Milano avvenuto il 24 ottobre 1942. La ricostruzione letteraria di quei momenti è opera di Paolo Campana (autore di Castellazzo Bormida) con il racconto Rifugio 87 già risultato finalista nella XVsima edizione del concorso letterario Giallomilanese 2019.
“I protagonisti, nel bene e nel male, sono ormai persi nella memoria” sottolinea l’autore “ma il Rifugio Antiaereo n° 87 è ancora là, in via Boido 22, per chi non volesse dimenticare.”
Perchè anche questo, il promuovere un viaggio a ritroso nel tempo per non dimenticare gli orrori della nostra storia recente e per soffermarci a riflettere su vicende di tale portata come i dolori e i disastri provocati da una guerra, è un impegno morale e civile di cui può farsi carico la narrativa.
Buona lettura con Rifugio 87 di Paolo Campana.
Milano – Sabato 24 ottobre 1942 ore 17,10
Vittorio Gentile esce dal palazzo dell’informazione in Piazza Cavour, lo stesso edificio dove solo quattro giorni prima Benito Mussolini ha assunto la direzione del Popolo d’Italia. Indossa un completo grigio scuro in misto lana, più resistente e calda del rayon, cravatta in tinta e Fedora di feltro nero, un abito volutamente sobrio e impersonale. Gentile è uno stretto collaboratore del comandante generale della Milizia, ha libero accesso a informazioni riservate e gode dell’espressa fiducia del Duce. Per lui ogni persona è il prodotto delle scelte fatte e infatti, con buona dose di pragmatismo, ha soddisfatto le proprie ambizioni. E’ conscio però che nulla dura in eterno, e il talento sta proprio nel prevedere gli eventi e cogliere l’attimo propizio.
Raggiunge a passo deciso la Balilla 508 parcheggiata poco distante pensando che vuole continuare a giudare un’auto e non finire i suoi giorni su di una vecchia bicicletta.
Una vecchia bicicletta e il mestiere di sarta ereditato dalla madre sono le poche ricchezze di Lucia. A otto anni, nel 1922, il fascismo l’aveva ammaliata, gli anni a seguire erano stati un’altalena continua di sentimenti fra speranze e disinganno. Oggi Lucia è una donna con i lineamenti dolci da adolescente e sa che cucire orli e risvoltare baveri di cappotto è un mestiere per sopravvivere e nulla più. Almeno sino a quando una “signora di quelle vere” non ti commissiona un vestito importante. Lucia ha preso accuratamente le misure col suo centimetro, preparato i cartamodelli, ritagliato il tessuto, cucito insieme le diverse parti e ha dato vita a un abito all’ultima moda. Linee squadrate, spalline imbottite, ampie tasche e quel tocco di vivacità con un foulard giallo come il sole. Finalmente è il gran giorno, passate da poco le cinque pedala veloce per la sua grande occasione, quella che le cambierà la vita e realizzerà i desideri più nascosti.
Nascosti nella fodera della giacca, Gentile ha due fogli dattiloscritti con un elenco di insospettabili collaboratori del regime, il suo attimo da cogliere. Non lo fa per denaro, di quello ne ha a sufficienza ma quando il fascismo cadrà, e certo sarà a breve, quei nomi saranno un lasciapassare per il futuro, magari in quella Grecia che lo ha sempre affascinato.
Accende una Macedonia e aspira una boccata poi avvia la Balilla verso la campagna pavese dove incontrerà alcuni partigiani della 52° Brigata Garibaldi. Controlla l’orologio da taschino, sono le 17 e 30.
Sono le 17 e 30, la squadriglia di bombardieri Avro 683 Lancaster del Bomber Command è in prossimità dell’obiettivo e il copilota Ashley Fody è alla sua prima missione. Il Lancaster ha una “Cookie” da 4,000 libbre e 12 contenitori con bombe incendiarie da 4 libbre per un intenso bombardamento diurno che nelle intenzioni del loro comandante Arthur Harris dovrebbe distruggere, seguito poche ore dopo da un’altro attacco, la maggior parte dei mezzi di difesa e antincendio della città.
Fody è del Surrey, nel sud est dell’Inghilterra, un ragazzo di campagna che si è arruolato volontario per offrire il proprio contributo alla causa della libertà.
Milano – Sabato 24 ottobre 1942 ore 17,57
L’allarme antiaereo risuona dopo quasi due anni nel cielo della città, un lamento inatteso e in un primo momento gli abitanti di Milano non realizzano quanto stà per accadere. Assuefatti da un’illusoria normalità solo alcuni hanno la prontezza di cercare rifugio. Nessun “piccolo allarme” è suonato come di prassi all’approssimarsi dei velivoli nemici e poco meno di cinque minuti dopo iniziano a cadere le prime bombe, il risvegliarsi di un incubo del quale troppo presto si era persa la memoria.
La memoria, uno dei pregi di Lucia. Quando divampa l’inferno sta percorrendo via Boido e non ha bisogno della segnaletica a muro, poco distante da lei c’è un rifugio, ne è certa. Il Rifugio 87.
Le esplosioni si susseguono, sventrano tetti, muri, strade, interi edifici, il terrore è qualcosa di tangibile. Boati terrificanti feriscono i timpani e marchiano a fuoco la memoria, Lucia si affanna a rimanere in sella ma qualcosa che non ha tempo di vedere colpisce con violenza la bicicletta e le fa perdere l’equilibrio, allora stringe al petto la sua “creatura” e rotola sull’asfalto con la salvezza a pochi metri. Resta distesa supina, la bocca aperta per respirare in mezzo al fumo delle macerie con la polvere che irrita la gola.
La polvere irrita la gola di Vittorio Gentile intrappolato fra le lamiere contorte della Balilla. Una bomba incendiaria esplosa poco distante gli ha fatto perdere il controllo dell’auto, nulla di irreparabile a patto d’investire in pieno una donna in bicicletta. Ogni persona è il prodotto delle scelte fatte, ha sterzato d’istinto urtandola di striscio col parafango e facendola volare a terra mentre l’auto si è schiantata contro un muro. Vittorio tenta in ogni modo di uscire da quella trappola ma ha le gambe bloccate e il viso ferito dai vetri gronda rivoli di sangue. Quando ogni sforzo risulta vano, chiude gli occhi pensando alla Grecia che non vedrà mai mentre il cofano esplode in una tempesta di fuoco.
Una tempesta di fuoco, un uragano di morte e distruzione. Ashley Fody non si è arruolato per questo, non vuole radere al suolo una città, massacrare civili indifesi, infierire sui soccorritori. Non vuole farlo, nel nome di nessuna causa. Ha in tasca un disegno che la figlia gli ha regalato quando è partito e gli sembra di vederla fuggire in lacrime laggiù in basso, sotto le bombe che lui sta lanciando. E’ disperato, non è così che deve finire.
Non è così che deve finire. Formiche impazzite si accalcano all’entrata del rifugio 87, chi resterà fuori morirà e lei non può permetterselo, deve consegnare l’abito, cambiare vita. Si fa largo senza ritegno a calci e spintoni, i lineamenti distorti in una maschera rabbiosa, lo sguardo spietato. Entra, è al sicuro. E l’attimo successivo un’esplosione tremenda spazza via ogni cosa.
Ogni cosa è perduta. Il fuoco divora i vestiti e le carni del camerata Vittorio Gentile, stretto collaboratore del comandante generale della Milizia e persona di fiducia del Duce. Con lui bruciano le liste dattiloscritte e il fazzoletto color limone che doveva servirgli come segno di riconoscimento per i partigiani della 52° Brigata Garibaldi che nella campagna pavese aspetteranno invano.
Epilogo
Il bombardamento di Milano del 24 ottobre 42 ha causato 150 vittime, più di trecento feriti e un numero impressionante di edifici distutti o danneggiati. Lucia è uscita illesa dal Rifugio 87, ricevuto il compenso si è fatta un nome e ora ha una sartoria sua, Si è sposata con un pezzo grosso del partito.
La follia del copilota Ashley Fody che ha tentato di dirottare l’aereo è stata appunto ritenuta tale e gli è valsa il manicomio anziché la fucilazione.
Vittorio Gentile è morto e al suo funerale ha presenziato lo stesso Benito Mussolini.
Le bombe alleate hanno loro malgrado contribuito a proteggere le spie del regime e di questo ne hanno fatto le spese anche alcuni partigiani della 52° Brigata Garibaldi