I Giardini pubblici e lo sbocco di via San Francesco [Un tuffo nel passato]

di Tony Frisina

 

 

Più volte mi sono occupato in questa rubrica dei nostri (ex) meravigliosi Giardini Pubblici, e quindi perché non continuare a scrivere ancora qualcosa su una delle moltissime cartoline che riguardano proprio questo angolo di città?

Oltre ad essere testimoni del loro tempo le cartoline sono anche evocatrici di ricordi e – naturalmente – se chi le osserva è un po’… stagionato, ecco che dall’attenta analisi riescono ad emergere anche molte esperienze personali.

Iniziamo raccontando che la cartolina in questione appartiene al secondo dopoguerra, essendo viaggiata nel 1959; verosimilmente lo scatto fotografico potrebbe avere qualche anno in più.

È stata stampata dalla Ditta Fotocelere di Torino e distribuita dalla Cartoleria Oneto di Alessandria; una breve scritta specifica che è Colorata a mano ma questa affermazione risulta essere quasi superflua, visti i risultati molto approssimativi, facilmente osservabili ad occhio nudo.

Per meglio apprezzare i particolari e la qualità della cartolina sono state effettuate scansioni particolareggiate.

Un aspetto interessante, che emerge dalla prima osservazione dell’immagine, è il sorriso spontaneo di tutte le persone – senza alcuna eccezione – che ebbero la ventura di trovarsi nel raggio d’azione del fotografo. Certamente non era una cosa consueta avere un fotografo a portata di mano e quindi si sorrideva per tramandare ai posteri un momento del tutto positivo; essere immortalati in una immagine che sarebbe poi servita per stampare cartoline non era cosa di tutti i giorni. Ecco trovato, quindi, il principale motivo della felicità dipinta sui volti.

Però – e questo lo aggiungo di cuore – penso che in quegli anni la gente fosse realmente più allegra, in particolare i giovani. Nessuno aveva il muso, come invece oggi hanno quasi tutti i ragazzi che si vedono per strada.

Anche il luogo è cambiato e non solo come aspetto; sono cambiate le frequentazioni. Basterebbe andare presso i giardini pubblici oggi e scattare una analoga fotografia per fare poi debiti confronti…

Noto con stupore che anche negli anni ‘50 le panchine si rompevano ed in effetti se ne può osservare una a cui mancano alcune barre allo schienale.

Vandali? Usura naturale? Chi può rispondere ormai a questi interrogativi? Purtroppo neppure queste panchine esistono più. Non una sola è stata salvata, nonostante gli accorati inviti miei personali fatti all’assessore di turno proprio nel corso dell’ultimo restauro, risalente a pochi anni fa.

Su una vecchissima pubblicità dell’antica ditta Boveri di Alessandria ricordo di aver visto proprio questo modello di panchina. Quindi produzione nostrana. Chilometro zero, come si dice oggi per gli ortofrutticoli prodotti in zona.

Ed ora passiamo all’osservazione dei dettagli.

particolare-01Nel particolare che chiameremo n° 1 è osservabile lo sbocco di Via San Francesco d’Assisi su Corso Crimea.

Il palazzo con il sottopassaggio fatto ad arco è stato demolito a poca distanza di tempo da questa immagine; immolato anch’esso sull’altare della speculazione edilizia più bieca, che incominciava ad essere presa in considerazione da affaristi e politici proprio in quegli anni di rinascita e di crescita dell’Italia appena uscita da una guerra.

Il bello è che ancora oggi il colpevole di questo misfatto se ne vanta con gli interlocutori che per ventura hanno modo di parlargli insieme. Ha la sfrontatezza di affermare con orgoglio di essere artefice di tale lacerazione al tessuto urbano.

particolare-02Nel particolare n° 2 si osserva la discreta manutenzione del verde pubblico e il cordolo di ciottoli di fiume che contornava ogni aiuola dei giardini, delimitando le stesse e separandole, di fatto, dai vialetti pedonali. E si può osservare meglio, in primo piano, la panchina in ferro danneggiata citata poco sopra.

particolare-03Attraverso il particolare n° 3, oltre allo smagliante sorriso delle ragazze ritratte, si può osservare meglio la colorazione artificiale della cartolina che risulta essere molto approssimativa, come anticipato poco sopra. (E si possono vedere bene i visi delle ragazze e la notevole dote di avvenenza e di femminilità di almeno un paio di queste. Anche l’occhio vuole la sua parte…!).

particolare-04Il particolare n° 4 ritrae un’automobile parcheggiata, molto sfuocata, che però lo scrivente non sa identificarne la marca ed il modello e quindi si coglie l’occasione per chiedere aiuto a chi, appassionato ed esperto, sa dare indicazioni in materia.

particolare-05Il particolare n° 5 vuole porre l’accento, vuole essere la denuncia, sul palazzo di nove piani che ingombra in maniera ardita (e moderna) un ampio spazio dell’inquadratura.

L’Ottocento è stato spazzato via ed al suo posto ecco cosa ancor oggi possiamo osservare.

Non si deve dimenticare che tutta questa zona, durante la Seconda Guerra Mondiale, è stata interessata da numerosi bombardamenti e quindi può essere possibile che alcuni dei palazzi di Corso Crimea (sfruttando l’occasione) siano stati demoliti, per ricostruirne a fine conflitto altri un poco più ingombranti.

particolare-06Infine il particolare n° 6 ci racconta che all’angolo con via San Francesco d’Assisi ci fosse la famosa Torrefazione Cassolo. Un alberello impedisce di leggere per intero il nome su una tenda, mentre sull’altra è possibile decifrare la scritta Industria del caffè. La mia età mi consente di ricordare la signora Cassolo, per averla conosciuta, intorno agli anni ’60; signora molto dinamica ed energica.

Un’ultima cosa ancora.

La cartolina ed in particolare quest’ultimo ingrandimento ci fanno scoprire un sedile in pietra ubicato proprio sul vialetto in faccia all’area appena descritta. Suppongo che ce ne fosse una intera sequenza ma di questo non ho affatto memoria. Speriamo in una conferma da parte di qualche lettore più datato del sottoscritto e… arrivederci alla prossima cartolina!

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