A cura di Angelo Marenzana
Dagli esordi narrativi con le Edizioni della Goccia di Casale Monferrato fino a conquistare la medaglia d’oro in uno dei più ambiti premi letterari, ovvero il prestigioso Premio Altieri con il romanzo Caccia all’Incubo con protagonista il nuovo personaggio del mondo della spy-story: parliamo di Jason Hunter (pseudonimo dietro cui si cela Franco Luparia, nato nel 1964 a Casale Monferrato, città dove vive e svolge la sua attività di Agente di Commercio) che vedràl’uscita del suo romanzo nelle edicole nel mese di agosto per la storica collana Segretissimo della casa editrice Mondadori, il mensile che da sessant’anni pubblica le migliori storie di spionaggio disponibili sul mercato. Autore da sempre appassionato di romanzi, film e fumetti di avventura, Franco Luparia con il tempo si è sempre più indirizzato su generi specifici: action, spy-stories, intrighi internazionali, mentre la lettura di decine di classici lo ha spronato a cercare la propria dimensione di narratore in tali nicchie. Un suo primo racconto, pubblicato a nome Jason Hunter, appare nel maggio 2015 proprio su Segretissimo. Sempre utilizzando tale nickname pubblica con Edizioni della Goccia i romanzi del ciclo “Wildguy”, Vendetta senza fine, Protocollo Dupuy, Il sangue dei dannati.
Il neonato agente Roachford è un nuovo combattente delle operazioni clandestine e il romanzo che lo vede protagonista si presenta così:
Tredici colpi, tredici corpi a terra.
Abbattuti con precisione spietata in un locale torinese.
La strage porta la firma di un uomo solo. Anzi la sigla, “K”, tracciata col sangue di uno dei morti. Esponenti della ‘ndrangheta calabrese e dei narcos messicani.
Scoprire i retroscena di questo incontro al vertice è la prima metà della missione di Nikolas Rivera, alias agente Roachford, operativo dell’organizzazione fantasma Dark Gear. Parecchie persone ad alto livello vogliono vederci chiaro sul filo rosso che collega i trafficanti all’autore del massacro.
Ed ecco l’altra metà, quella che fa la differenza tra un incarico semplicemente pericoloso e una missione suicida. Dare la caccia al killer. Una perfetta macchina per uccidere della quale, da anni, trapela soltanto il nome in codice: Koshmar, l’Incubo.
Non essendo possibile pubblicare uno stralcio del romanzo, proproniamo però ai lettori una riflessione dello stesso autore sul mondo della narrativa di spionaggio, ovvero Spioni e dintorni…
di Jason Hunter
Non ho intenzione di scrivere un saggio sulla letteratura di spionaggio dai suoi esordi a oggi, lo hanno già fatto in molti, ben più accreditati del sottoscritto. Sarebbe un’inutile e noiosa ripetizione.
Sulla scorta della mia esperienza, di lettore prima e di autore dopo, ci tengo però a precisare quanto tale filone appartenga a una nicchia ancora parecchio attiva e che riserva spesso sorprese piacevoli. Ne sono appassionato, ci scrivo romanzi, quindi la mia sembrerà un’affermazione scontata, ma che dopo tutto tanto non è, considerato lo stato dell’editoria in genere.
A coinvolgere i lettori sono di solito intrighi polizieschi ben congegnati, libri in cui la suspense la fa da padrona. E cos’è la spy-story se non un’estensione di tali caratteristiche? Il mondo sommerso di oggi mescola le attività criminali più sordide, quali il narcotraffico e il commercio di armi, con il terrorismo internazionale. Lascivi politici, potenti imprenditori e rampanti operatori finanziari si legano alle losche trame di organizzazioni eversive. Ne derivano omicidi, sparizioni, destabilizzazioni socioeconomiche. Ne scaturiscono indagini che, gioco forza, coinvolgono e affiancano forze dell’ordine a servizi segreti.
Parecchi dei miei estimatori hanno affermato, al termine della lettura di un mio romanzo, di avere gustato un ottimo thriller. E io a spiegare che non è ciò di cui si tratta. O forse sono io a sbagliare.
Personalmente penso che l’autore che oggi incarni al meglio la letteratura spionistica sia l’inglese Daniel Silva che con il suo personaggio Gabriel Allon, direttore del Mossad israeliano, miscela alla perfezione tradizione e modernità con trame sempre avvincenti e mai ripetitive nelle quali riesce a inserire con rara maestria tutti gli elementi di cui ho parlato poc’anzi.
Continua a vendere parecchio la saga techno-spy della famiglia Ryan iniziata a suo tempo dal compianto Tom Clancy che oggi prosegue con una serie di romanzi ufficiali pur se apocrifi.
Ha la sua schiera di appassionati anche Jason Bourne, l’agente senza memoria inventato più di trent’anni or sono da Robert Ludlum, che continua a vivere grazie all’accordo trovato tra la famiglia dell’autore e lo scrittore Eric Van Lustbader. Quest’ultimo ha sempre proposto, nelle sue opere originali, commistioni tra servizi segreti, alta finanza ed esoterismo orientale fin dagli anni ottanta del secolo scorso.
E come dimenticare lui, il primo, unico e inimitabile James Bond, il cui franchise prosegue in libreria, oltre che sul grande schermo, grazie a grandi nomi che la fondazione Fleming riesce a coinvolgere nel giusto modo.
In Italia esiste da sessant’anni la collana di tascabili da edicola, edita da Mondadori, che guarda caso si intitola Segretissimo. In essa sono stati pubblicati per decenni i nomi più importanti del panorama internazionale, primo tra tutti Gerad De Villers con il suo SAS (Sua Altezza Serenissima, Malko Linge il principe delle spie). Il merito di tale perodico, da un ventennio a questa parte, è di avere inserito una Legione di autori italiani che hanno dato alla luce, pubblicando per lo più con pseudonimi esterofili, alcune tra le serie più acclamate. Stephen Gunn, autore de “Il Professionista”, è in realtà Stefano Di Marino, uno dei più prolifici romanzieri del Bel Paese. François Torrent nasconde Andrea Carlo Cappi, altro grosso calibro della letteratura italica. Dietro Jo Lancaster Reno troviamo Gianfanco Nerozzi. E poi ci sono Secondo Signoroni, Enrico Passaro, Francesco Prosperi, Alessio Gallerani, Scilla Bonfiglioli, questi ultimi vincitori del premio intitolato alla memoria di Alan D. Altieri che meriterebbe un tomo a parte. Alan, che in realtà si chiamava Sergio, ha vissuto a lungo in USA, ha scritto romanzi storici, di fantascienza, polizieschi e di spionaggio con uno stile graffiante e visionario che gli è valso il soprannome di “Maestro dell’Apocalisse”. Su Segretissimo, del quale è stato direttore editoriale per alcuni anni assieme alle altre collane da edicola dell’editore di Segrate, un enorme successo ha ottenuto la saga del cecchino solitario Russel Brendan Kane.
A proposito di Premio Altieri: tengo a sottolineare come sia per me un immenso onore averne vinto l’edizione 2020 che mi ha permesso di essere reclutato nella Legione, in veste di nuovo cantore di intrighi internazionali che vi porteranno in giro per il mondo con l’Agente Roachford e i suoi più fidati collaboratori.
Il tutto nel nome della Grande Avventura.
Ed è un impegno da fare tremare polsi e gambe che spero sia gradito a chi mi vorrà leggere e rimanere al mio fianco.