A cura di Angelo Marenzana
Autore già conosciuto ai lettori di ALlibri, Rino Casazza torna all’attenzione della nostra pagina con una nuova avventura di Sherlock Holmes condotta sottobraccio a Padre Brown. In edicola per le coraggiose pubblicazioni dei gialli Crimen arriva L’ombra di Dracula, scritto da un autore (nato a Sarzana e residente a Bergamo) che ha pubblicato una cinquantina di racconti e undici romanzi percorrendo tutti i filoni della narrativa di genere, tra cui, per la casa editrice Algama, diversi apocrifi che vedono rivivere come protagonisti alcuni dei grandi detective della letteratura poliziesca.
Ne L’ombra di Dracula, Sherlock Holmes e Padre Brown collaborano per collaborare a un’indagine. Siamo a Bergamo nel dicembre 1913. Una nobile locale, la contessa Alberta D’Amico di Martinengo, moglie del conte inglese Hector di Shadywood, ha invocato l’intervento di Holmes per far luce su alcuni impressionanti omicidi che appaiono commessi da esseri infernali che si nutrono di sangue umano, come il Conte Dracula di Bram Stoker. conducono per la prima volta un’indagine in coppia, a Bergamo, dove sono accaduti orripilanti delitti. Qualcuno ha praticato sul collo delle vittime due fori simili al segno di un morso, dissanguandole. Poiché l’aggressore non ha lasciato tracce del suo passaggio, è un caso, inquietante, di “delitto della camera chiusa”. O forse si tratta di vampiri.
Holmes ritiene che se si presenterà in una culla del cattolicesimo come Bergamo in coppia con un “collega” sacerdote di quel credo, quale è Padre Brown, la presenza di un razionalista di cultura anglicana, quale Holmes è, sarà meglio tollerata a tutto vantaggio dell’inchiesta. Padre Brown accetta l’insolita collaborazione, e ne nasce un’avventura in cui i due, accompagnati dagli aiutanti storici Watson e Flambeau, devono sbrogliare una matassa complicata, con l’incertezza che, effettivamente, possa nascondere qualcosa di soprannaturale. Holmes non può escluderlo per il suo approccio senza pregiudizi, legato strettamente alla verifica empirica, e tanto meno un ministro di Dio come Padre Brown, per cui la presenza del trascendente nella vita umana è pane quotidiano. La vicenda fa emergere chiaramente la diversa angolatura dell’approccio investigativo dei due: oggettivo e volto alla penetrante interpretazione dei fatti quello di Holmes, attento alla psicologia delle persone coinvolte quello di Padre Bwown, sacerdote abituato a confessare e perdonare i peccati.
Buona lettura con il capitolo Proposta non rifiutabile.
Distretto di Roshford, Contea dell’Essex, 30 novembre 1913
«Vediamo se ho capito.» disse Padre Brown «Lei non ha bisogno di un aiutante, ma di una copertura.»
«Ma no! Metterla in questi termini è eccessivo…»
«Guardi che non mi offendo!» Il Padre sorrideva amabilmente «Mi sembrerebbe strano che lei cercasse in me una spalla più qualificata del suo amico Watson. Lei si è sempre sentito autosufficiente, segno di una grande autostima. Sbaglio o la qualifica di “migliore investigatore al mondo” non è per lei un’esagerazione ma la pura e semplice verità?»
«Per esser precisi una evidenza dimostrata dai fatti.»
«Già! Il suo approccio empirico… Come dice quella massima?» Padre Brown rimase assorto per un istante, frugando nella memoria. «Ah ecco: “eliminato tutto ciò che è impossibile, quel che rimane…»
«…per quanto improbabile, dev’essere la verità.» completò Holmes «Confesso che questo aforisma mi è venuto a noia. Tutti lo citano a proposito e a sproposito. E se la ricetta per riuscire nell’attività investigativa fosse così semplice, non ci sarebbe bisogno di speciali capacità per svolgere la professione…»
«Ben detto! Io, modesto parroco di provincia, considero i miei buoni risultati nel campo un dono insperato della Provvidenza… O, se più piace, la classica eccezione che conferma la regola…»
«Adesso capisco perché il massimo teologo britannico viene chiamato “doctor subtilis”!» esclamò Holmes «Comunque, tornando al motivo della mia visita, sì, è vero: sto chiedendole di accompagnarmi in Italia, in quel di Grassobbio, per rendere, grazie alla sua, più digeribile la mia presenza.»
«Ed è sicuro che accetti?»
«Al cento per cento, dopo aver visto luccicare i suoi occhi nell’ascoltare i dettagli di questo caso.»
«Dovrò lasciare la Parrocchia nel periodo di più intensa attività! »
«L’assenza sarà breve, una settimana al massimo, viaggio compreso. Sono solito concludere le mie inchieste con sollecitudine. Naturalmente, le spese di soggiorno sono a mio carico.»
Padre Brown si prese una pausa di riflessione. Il suo interlocutore curò di non disturbarla.
Come al solito, Holmes aveva fatto un’analisi lucida.
In terra bergamasca avrebbe dovuto muoversi in un clima di diffidenza, per non dire di ostilità.
Inevitabile per uno come lui che, oltre a provenire dalla patria dello scisma anglicano, era noto per il suo credo razionalista.
L’indagine proposta dalla Contessa Alberta era senz’altro degna del “migliore investigatore del mondo” ma, accettandola, Holmes avrebbe dovuto superare grossi, quasi insormontabili ostacoli.
Convincere il Conte Hector, innanzitutto, che avrebbe mal digerito lo scavalcamento da parte della moglie.
C’era poi la barriera linguistica. Padre Brown sapeva che Holmes parlava un discreto italiano, ma era sufficiente per un’inchiesta così complessa?
Il problema più grave era tuttavia un altro. Veder calare dall’Inghilterra, patria dell’impopolare Direttore del cotonificio, qualcuno per mettere il naso in una questione tanto delicata, avrebbe suscitato l’avversione non solo delle autorità ma della gente tutta.
L’ incompatibilità “ideologica” di Holmes con quell’ambiente così permeato di cattolicesimo, già emersa nel “caso dell’indemoniata” di qualche anno prima, l’avrebbe presto trasformata in vera e propria intolleranza. Impossibile indagare in un clima del genere.
Tutt’altro discorso se in quel paesino della “Vandea italiana” si fosse presentato un sacerdote cattolico con esperienza investigativa.
Messo di fronte al fatto compiuto di un incarico a Padre Brown, il Conte Hector avrebbe potuto rammaricarsi della mancata consultazione, ma non sindacare il merito della scelta.
Anche perché il caso, chiamando in causa manifestazioni demoniache, sembrava tagliato su misura per un religioso.
Nulla da eccepire se questi avesse scelto di farsi affiancare da un rinomato “collega laico” della sua stessa nazionalità.
Per quanto quest’ultimo potesse essere inviso alla cultura locale, il pastore detective avrebbe garantito per lui.
Sì, lo stratagemma di Holmes reggeva…
En passant, avrebbe potuto risolvere anche il problema della lingua aggregando alla missione Flambeau.
A Padre Brown sfuggì un sorriso. Chissà come si sarebbero trovati, insieme, il suo inseparabile amico e il dottor Watson.
Quanto a lui e Holmes, sarebbe stata una convivenza difficile, ma produttiva. Quando l’investigatore londinese aveva negato, poco prima, di volerlo usare come semplice paravento, diceva il vero. Non poteva pensare che lui avrebbe fatto da comparsa, lasciandogli in mano le redini dell’indagine.
L’espressione del Padre doveva essere incoraggiante, se Holmes decise di rompere il silenzio: «A proposito: ho già prenotato quattro posti domattina sul treno Londra-Dover. Attraverseremo la Manica nel tardo pomeriggio.»