Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad una enorme pressione mediatica di Solvay su Istituzioni e popolazione per incutere paura e avvelenare il dibattitto pubblico.
Il grande colpo è la notizia – fatta circolare da Solvay – che, senza l’autorizzazione in Conferenza dei Servizi ad aumentare la produzione di cC6O4, l’azienda è pronta a trasferirsi in Francia, dove i controlli rispetto agli inquinanti sono molto meno vincolanti.
Si tratta, a nostro avviso, di un’ulteriore ammissione di colpa da parte dell’azienda, oltre che la dimostrazione che la multinazionale pretende di essere superiore a tutti quei controlli volti a tutelare ambiente e salute.
Il Comune di Alessandria, che in prima battuta si era espresso con estrema cautela rispetto all’ampliamento di produzione, e la Regione Piemonte sono immediatamente intervenuti mostrando piena sintonia con Solvay. I colloqui che l’azienda sta facendo con le amministrazioni stanno portando i loro frutti: pare, infatti, che tutti accettino senza resistenze il ricatto che Solvay sta mettendo sul tavolo.
In questo clima di paura generalizzato creato da Solvay, sono scomparse dal dibattito pubblico le domande più ovvie e urgenti, quelle a cui nessuno ha ancora risposto, che incidono maggiormente sulla salute di cittadini e cittadine e sull’ambiente e che, proprio per questo, richiederebbero un intervento immediato.
Perché cC6O4, ADV 7800 e altre sostanze tossiche e velenose sono state ritrovate da Arpa Piemonte nel pozzo che alimenta l’acquedotto di Montecastello in diverse verifiche effettuate a mesi di distanza?
Quali e quanti sono i punti critici da cui fuoriescono dallo stabilimento queste sostanze?
Perché la barriera idraulica di cui Solvay si fa vanto non argina lo sversamento degli inquinanti?
Ci sono ulteriori zone nel nostro territorio, che risultano inquinate dagli sversamenti delle produzioni Solvay di cui non siamo ancora a conoscenza?
Quali azioni sono state messe in campo da Solvay e Istituzioni per individuare e risolvere i problemi?
Perché ad oggi il polo chimico continua a produrre e utilizzare sostanze tossiche senza alcuna garanzia rispetto alla dispersione delle stesse nell’ambiente?
Perché non viene fatto uno screening medico sulla popolazione di Spinetta e delle zone limitrofe per verificare il reale stato della salute pubblica?
Perché non viene messo in atto un monitoraggio di tutti i pozzi che riforniscono di acqua potabile i centri abitati nelle vicinanze del polo chimico ed il capoluogo?
Alla luce dei tragici dati degli studi epidemiologici sugli abitanti di Spinetta, perché Comune e Provincia non diffidano Solvay dal continuare la sua produzione davanti a così gravi minacce per la salute pubblica?
Sono domande semplici, la cui risposta inchioda alle proprie responsabilità Solvay e Istituzioni.
Lasciare queste domande senza risposta è un grave atto di omissione politica.
Alla luce del dibattito in corso, degli interventi pubblicati sulla stampa locale e nazionale, ci colpisce, infine, che l’Amministrazione Comunale non voglia condividere con la popolazione i temi dei colloqui svolti e che svolgerà con Solvay.
La gravità della situazione attuale richiederebbe almeno tutta la trasparenza possibile e una costante comunicazione con la popolazione.
Nessun accordo segreto può essere fatto sulla pelle delle persone che vivono a Spinetta (e non solo)!
Comitato Stop Solvay