Per la serie “Ci piace farci gli affari altrui” anche oggi analizziamo il testo di una cartolina che è anche, in parte, storia del nostro passato.
A quasi un secolo di distanza da questi pensieri inviati per corrispondenza postale mi piace leggere (curiosare) ciò che la signora (o signorina) Giuseppina scriveva in un italiano semplice e corretto, al signor Pompeo.
È evidente a prima vista una grafia semplice ma non leziosa, sicura e certamente matura, che denota una discreta cultura (e forse anche una certa età) nella scrivente e – penso – anche un’altrettanta preparazione in chi la ricevette.
Dopo alcune spiegazioni di fatti personali e di saluti mandati e ricevuti per interposta persona ecco farsi largo le annotazioni che riguardano la salute fisica della scrivente e l’inequivocabile motivo della malattia di cui con probabilità era convalescente. L’Influenza spagnola, oggi conosciuta come Spagnola o come Febbre spagnola.[1]
È facile comprendere che, nonostante la gravità del morbo, la signora Giuseppina fosse già in via di guarigione, seppure ne avrebbe avuto ancora per qualche mese.
Non solo. Le parole della donna danno la certezza che per via della malattia avesse dovuto interrompere l’attività a cui era solita dedicarsi. (“Con quanto danno può immaginarlo” scriveva la signora e certamente Pompeo aveva ben chiara tutta la situazione lavorativa ed economica dell’amica Giuseppina).
Altra cosa curiosa da rimarcare è la corposità del testo che la signora era riuscita a far stare in così relativamente poco spazio.
Non è una stranezza trovare cartoline scritte così fittamente e anche in maniera più esagerata. In alcuni casi, quando lo spazio non era più sufficiente per completare un concetto, qualcuno scriveva anche di traverso, sulle parole già vergate, ortogonalmente alla prima parte di testo. Ed anche queste scritte risultavano chiare e comprensibili, nonostante qualche dubbio di chi non ha ancora visto alcun esempio in proposito.
Mi piacerebbe che qualche lettore appassionato di questa rubrica e di pettegolezzi del tempo che fu aggiungesse un suo pensiero, un punto di vista in proposito. Sicuro che porterebbe arricchimento e nuova linfa alle mie personali deduzioni.
Ecco di seguito il testo trascritto:
Al signor Pompeo Bonini
Via B N 7
Presso Vogli Vittoria
Milano
Novara 3 – 1 – 19
Ricevetti oggi sua cartolina datata 21 mese scorso. Meglio tardi che mai. Grazie degli auguri. Seppi dalla mia amica Iole il suo passaggio da Novara, ed essa mi portò pure i suoi saluti. Spero avrà ricevuto mia altra lettera. Se no poco male.
La mia salute va migliorando benché lentamente secondo i miei desideri. Spero di poter alzarmi fra tre o quattro giorni. In quanto al riprendere le mie occupazioni ciò non sarà possibile che fra qualche mese, data la stagione in cui ci troviamo.
Con quanto danno, può immaginarlo. Ma pazienza dato l’accanimento della Spagnuola che riprende con maggior attività è già una fortuna cavarsela così. Saluti e auguri di buon proseguimento, sua amica Giuseppina.
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[1] L’influenza spagnola, altrimenti conosciuta come la Grande Influenza, o epidemia spagnola è una pandemia influenzale che fra il 1918 e il 1920 uccise decine di milioni di persone nel mondo. È stata descritta come la più grave forma di pandemia della storia dell’umanità, avendo ucciso più persone della terribile peste nera del XIV secolo e della stessa Grande Guerra.