L’Ateneo del Piemonte Orientale cresce ancora a Novara. Mentre ad Alessandria….[Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

C’è poco da fare. E anche poco da dire. Mentre Alessandria parla (peraltro giustamente) di progetti di lavoro e di ricerca avviati insieme all’Ateneo (dalla sanità, con l’arrivo del corso di medicina, all’economia, passando dal fronte delle pubbliche amministrazioni a quello delle aziende private, e senza dimenticare i 46 progetti di ricerca sul covid19, legati anche alle conseguenze giuridiche, economiche e sociali dell’epidemia), c’è Novara che concretizza un obiettivo dopo l’altro, investendo significative risorse proprie. L’ultima novità è stata raccontata l’altro giorno da Barbara Cottavoz sulle pagine novaresi de ‘La Stampa’, dove si legge che si sta concludendo (con un mese di anticipo e nonostante i ritardi causati dal blocco delle attività durante la pandemia) il cantiere nelle vecchie scuderie militari dell’ex caserma Perrone che ospiteranno la biblioteca universitaria e un auditorium da quattrocento posti. Inoltre è stato inviato al ministero dell’Istruzione il progetto per «il recupero del sottotetto delle residenze universitarie che consentirà di realizzare 34 camere, pari a 46 posti letto che porteranno il collegio a una capienza totale di 129 letti». Il costo dell’intervento, precisa l’articolo, è di 1.943.259 euro di cui circa 825.000 stanziati in cofinanziamento dal ministero e dalla Regione e 1.118.858 dall’Upo.

Non che in tempi recenti siano mancate novità per l’alessandrino, a partire dal Centro Interdipartimentale Upo4Sustainability (Environment, Economy, Society and Education) dell’Università del Piemonte Orientale, con sede proprio ad Alessandria, che, fra le azioni previste ha anche in programma un corso di laurea in sostenibilità. Ma tutto quello che si sta concretizzando ha a che fare con l’attività didattica e di ricerca. Ciò che continua a rimanere assente è l’investimento sulle infrastrutture e i servizi. E anche per alcuni, relativi ad attività legate al mondo sportivo, rispetto ai quali l’università ha manifestato interesse (l’impianto di Casalbagliano, già in concessione, o il centro sportivo Cra di cui è proprietaria la banca Bpm) in realtà non c’è stata finora alcuna concretizzazione. Tanto meno se si parla di residenze universitarie, mensa, foresteria o altro. Pare si stia muovendo qualcosa, ma il condizionale è ovviamente più che d’obbligo, solo per il progetto della biblioteca del Digspes (Dipartimento di giurisprudenza, scienze politiche, economiche e sociali) di Palazzo Borsalino.

In fondo, però, quando c’è da sottolineare il rapporto fra l’ateneo e il territorio, il Rettore, Giancarlo Avanzi, parla quasi sempre di Novara, come ha fatto durante una recente intervista al giornale “Lo Spiffero” in cui si legge così: «A sigillo di un legame sempre più stretto tra l’Università e le aziende del Piemonte Orientale nel nostro consiglio di amministrazione c’è un rappresentante della Novamont, azienda che ha ambizioni di sviluppo importanti nel Novarese. Inoltre l’interazione con il territorio e il mondo produttivo risiede in quello che viene definito il public engagement o le attività della quarta missione, attraverso cui conferiamo la possibilità ai nostri interlocutori di usufruire della nostra competenza per creare insieme progetti di sviluppo». E in un altro passaggio, riflettendo della necessità di ripensare il modo di vivere dopo l’emergenza, e il conseguente lockdown, del coronavirus, afferma testualmente: «Molte aziende ed enti pubblici hanno scoperto i vantaggi del lavoro da casa ed è probabile che si proseguirà in questo solco anche dopo l’emergenza. Molte persone potrebbero lavorare per un’azienda di Novara o Vercelli (sede del Rettorato, ndr) da un’abitazione distante svariati chilometri non essendo richiesta una presenza costante: potremmo avere sempre meno pendolari, mentre aumenteranno in proporzione i piccoli spostamenti, che richiedono altri mezzi, come le biciclette elettriche. Cambierà il sistema dei trasporti, della logistica, del lavoro. La società sarà un po’ diversa da come la conosciamo». E Alessandria non viene citata nemmeno come esempio.