di Enrico Sozzetti
Il piano strategico dell’azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ di Alessandria, prevede, tra i molti obiettivi, anche la realizzazione della nuova centrale di sterilizzazione. Finora, come ricordano i vertici aziendali, il processo di ricondizionamento dei dispositivi medici riutilizzabili «viene svolto nelle diverse strutture. Ecco perché risulta necessario provvedere alla riorganizzazione dell’intero servizio in una unica». Ma come? Affidare il servizio all’esterno, oppure gestire tutto in casa? Dopo una «attenta analisi e un confronto interno» alla fine è arrivata la decisione: affidare la progettazione e realizzazione della nuova centrale di sterilizzazione, insieme alla gestione del servizio per la durata di nove anni, al consorzio Amos di Fossano, con modalità “in house” e per un importo complessivo di circa 10.800.000 (Iva esente). Amos è una società consortile a responsabilità limitata i cui soci sono l’azienda ospedaliera ‘S. Croce e Carle’ di Cuneo con il 34,93 per cento, l’Asl Cn1 (33,4 per cento), l’Asl di Asti (25,05 per cento), l’Asl Cn2 (4,18 per cento), l’azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ di Alessandria (2,44 per cento).
I lavori interesseranno uno spazio vicino alla terapia intensiva cardiochirurgica, proprio accanto a dove verrà anche allestita la nuova terapia intensiva cardiochirurgica. «La centrale – sottolinea Giacomo Centini, direttore generale dell’azienda ospedaliera – funzionerà per tutti i presìdi e le sale operatorie».
La decisione di affidare il servizio “in house” è derivata anche dal fatto che «attualmente l’attività di sterilizzazione – si legge sulla delibera aziendale – è svolta con personale infermieristico interno, supportato da personale oss (operatore sociosanitario) “in house” per le attività preliminari di confezionamento e lavaggio ferri. Fra l’altro, non sono stati ravvisati significativi rischi finanziari, stante la possibilità della società “in house” di indebitarsi a tassi molto competitivi e inferiori rispetto a quelli di un concessionario privato».