I locali che fanno musica sono una fetta importante della nostra economia: lasciateci tornare al lavoro!

di Mike Patitucci*

 

Qualcuno ha ancora fervido il ricordo di quel suono, delle luci che si muovono e accompagnano i movimenti sinuosi di chi ha deciso di ritrovarsi in un locale per fare festa, divertirsi e farsi ammaliare da un bellissimo sorriso… un’espressione gioiosa immortalata su quei visi spesso diversi rispetto alle pose cui eravamo abituati sui social; la loro spontaneità e la loro naturalezza fanno passare ogni altro dettaglio in secondo piano, il desiderio di scambiarsi uno sguardo, di lasciarsi andare ad un segnale di approvazione o di scambiarsi una sigaretta o un chewingum.

E se è vero che il sovvenire genera una sensazione piacevole, per quale subdolo e deplorevole motivo, giovani e meno giovani nutrono il desiderio di ritrovarsi all’interno di una comunità riconosciuta e riconoscibile per grado di professionalità e\o per assonanza di gusti sia in relazione all’accompagnamento musicale che al servizio offerto?

E’ cosi strampalata l’idea di ospitare ed accudire in maniera responsabile all’interno di una struttura che da sempre si è distinta per capacità organizzative, di controllo e verifica costante?

I locali di pubblico spettacolo hanno da sempre, e nella stragrande maggioranza dei casi, dimostrato di poter dare sicurezza di applicazione a tutte le prescrizioni che puntualmente ne investono il campo, soprattutto e immediatamente dopo al succedersi di fatti incresciosi accaduti in circostanze particolari, che hanno visto ingiustamente coinvolta l’intera categoria, costituita perlopiù da professionisti indiscussi che si adoperano in questo campo da svariati lustri.

Con coscienza e grande senso di responsabilità l’intera categoria ben prima del lockdown (annunciato il 7 marzo) sabato 22 febbraio ha chiuso i battenti e sta ancora oggi aspettando nel silenzio più sconfortante ed assordante una risposta sensata al suo grido di angoscia.

La “movida” messa spesso alla gogna e identificata il più delle volte con i club e le discoteche in genere, ha dato sfoggio, da quando si è aperta la fase 2, lungo tutto lo stivale del meglio di sè !

E ahimè, per chi ci demonizza da sempre, questo malevolo esempio di fare festa non ha avuto per teatro le discoteche ma molto più banalmente le piazze, i bar, i ristoranti, le spiagge …

L’aggregazione è un fenomeno incontrollabile, soprattutto dopo 3 mesi di reclusione forzata, dopo la fine della scuola dai banchi di casa, dopo le dichiarazioni che si sono succedute nel tempo partendo da Burioni per finire a Zangrillo…il virus è scomparso? ha perso quasi del tutto la sua carica infettiva? Arriverà la seconda ondata ? e forse anche la terza?

E nel caso avremo la SPERANZA di essere finalmente in grado di fronteggiarla?

L’esempio che l’Italia ha dato in Europa e nel mondo è davvero un esempio unico ed ineguagliabile; ci hanno davvero preso tutti ad esempio come ha più volte rimarcato il Nostro primo ministro Conte Giuseppe!??

A mio modesto avviso no!

Alla fine qualcuno di Voi ha capito se le accuse che arrivano da Bergamo contro lo Stato, cui si aggiungono quelle recentissime da Napoli, hanno fondamento e potranno trovare risposte severe?

Per intanto abbiamo capito, per quello che ci riguarda più da vicino, che, per allargare statisticamente l’ambito di studio delle scelte più scellerate della più famigerata TASK FORCE d’Europa e forse anche oltre, il nostro settore insieme ad altri che riguardano il mondo della cultura in genere, comincia ad essere preso in considerazione nella fase 3, quando invece tutti gli altri comparti che creano involontariamente aggregazione hanno avuto il via libera già un mese fa e con protocolli che erano identici per tutte le regioni d’Italia !

Analizzato poi il virus anche e soprattutto da un punto di visto socio-scientifico e soprattutto musicale, il comitato tecnico, formato da scienziati che si sono fin dalla tenera età dedicati solo ed esclusivamente allo studio dei Coronavirus  senza mai aver ricevuto né una licenza premio né un permesso straordinario per poter partecipare ad un diciottesimo o ad un dj set di Fedez, ha scoperto che lo stesso Covid 19 patisce leggermente l’aumento della temperatura ed il caldo torrido ma, a contatto con le vibrazioni derivanti dalla diffusione della musica, riprende vigore al punto di poter raddoppiare il suo raggio d’azione imponendo quindi agli avventori delle discoteche e degli spettacoli all’aperto in genere di mantenere in pista almeno 2 metri di distanza e di non bere assolutamente in piedi ma soltanto seduti e mai a ridosso del bar.

Ma la scoperta più curiosa è che il virus ha una marcata propensione a farsi suggestionare anche dagli accenti delle persone che incontra nella sua corsa, privilegiandone alcuni a discapito degli altri.

Pare abbia un debole per l’accento pugliese per esempio, a tal punto che alle discoteche della regione Puglia è stato concesso da subito di tornare a lavorare come nel periodo ante Covid col solo limite della capienza che da 1,2 persone per metro quadrato è stata ridotta a 0,7.

Anche per la cadenza emiliana e ligure ha una particolare attenzione perchè sono le uniche insieme alla regione Toscana cui ha permesso di ballare all’aperto seppur con le restrizioni di cui sopra.

Per tutte le altre regioni invece, meno simpatiche evidentemente, solo eventi all’aperto rispettando le distanze ma senza assolutamente alzarsi dalla sedia ( il virus col movimento impazzisce e diventa molto aggressivo )

Con le manifestazioni, i comunicati stampa e le videoconferenze abbiamo provato a porre l’attenzione su un settore importante sia in chiave turistico ricettiva che sociale.

Vista l’attenzione ricevuta finora, possiamo soltanto pensare che le considerazioni del governo siano quelle relative ad un settore che si vuole spegnere una volta per tutte… la musica è sentita come un rumore fastidioso più che un’opportunità da valorizzare e le disparità di trattamento tra le ragioni non faranno altro che incentivare il nomadismo e l’abusivismo…

 

*Presidente Provinciale Silb-Fipe