Ripartenza ad ostacoli: ma per andare dove? [Piemonte Economy]

di Cristina Bargero

 

 

L’Italia post Covid, sperando che il virus si stia indebolendo o che, comunque, abbiamo imparato a conviverci e a combatterlo, ci consegna una serie di incognite sotto il profilo economico e occupazionale. I dati Istat su marzo e aprile fotografano un tracollo dell’occupazione, soprattutto riguardo ai lavoratori a tempo determinato e agli autonomi.

La ripartenza oggi pare una corsa ad ostacoli, in cui l’incertezza rispetto alla domanda di prodotti e di servizi e alle entrate fiscali degli enti locali (con cui, comunque, si finanziano i servizi) si accompagna a un apparato di regole burocratiche, non scalfite nemmeno dalla pandemia.

Dall’emergenza sanitaria si sta passando molto rapidamente a una crisi e sociale, in cui, ancora una volta il prezzo più caro lo pagheranno le fasce più deboli e gli artigiani e le piccole imprese già in difficoltà.

Sono state le aree più industrializzate e vivaci del paese ad essere state le più colpite, mostrando la vulnerabilità della società globalizzata, in cui molti passaggi, anche dal punto di vista della creazione e della catena del valore, erano dati per acquisiti.

 

Crisi deriva dal greco krino, separare, discernere, valutare e dalla sua etimologia si può trarre anche un senso di opportunità, se ciò che è accaduto in questi mesi saprà consegnarci oltre all’impatto emotivo la consapevolezza di un cambio di paradigma, di una nuova visione di società aperta, basata su fondamenta solide non scricchiolanti come quelle attuali.

La prima di queste riguarda l’ammodernamento infrastrutturale, non più rimandabile, sia delle reti di trasporto e di telecomunicazioni, sia del patrimonio edilizio pubblico, ospedaliero e scolastico, con una funzione keynesiana, di volàno non solo ai lavori pubblici e all’edilizia ma all’intera economia, che consentirebbe, inoltre, la transizione energetica verso materiali più sostenibili ed efficienti e il passaggio dall’”economia del cowboy“ a quella dell’”astronauta”.

La seconda attiene a un upgrade tecnologico dei servizi, della pubblica amministrazione e delle imprese stesse. Le “città e i territori intelligenti” consentono una migliore fruizione dei servizi e miglioramenti dal punto di vista della produttività.

La terza attiene al reshoring di molte produzioni, che negli anni sono state delocalizzate. La mancanza di mascherine e di guanti monouso, cui abbiamo assistito nei primi mesi dell’emergenza Covid, mostra come alcune attività nel mondo occidentale siano state abbandonate, per cui è necessario riportarle nel nostro paese anche per migliorare la catena del valore.

Next Generation Eu mette a disposizione una quantità di fondi ingenti per ricostruire i capisaldi economici: ora spetta a noi scegliere una rotta precisa basata non solo su bonus e ristori ma su una idea precisa e moderna di un paese non assistito ma che vuole tornare a correre.