di Ettore Grassano
“Va assolutamente evitato lo scoramento, che porta alla deriva: le donne devono sapere che non sono sole ad affrontare questa crisi, e non devono assolutamente rassegnarsi a perdere il loro lavoro”. Maria Iennaco fa parte della segreteria provinciale della Camera del Lavoro di Alessandria, e si occupa nello specifico della Filctem (chimici, tessili, gomma plastica). In queste settimane caratterizzate dall’emergenza occupazionale legata al Covid 19, però, ha un impegno specifico aggiuntivo, ossia lo sportello Lavoratrice Chiama (cell 345 5967016 – e-mail: lavoratricechiama@cgil.al.it): “qualcosa di più di un semplice strumento di contatto e di relazione: sono tante, troppe le donne che in queste settimane non sono riuscite a rientrare al lavoro, o stanno meditando di rinunciarci, perché non riescono più a gestire complesse situazioni famigliari. A tutte loro vogliamo fornire un aiuto concreto: non sono sole, anzi saranno al centro della nostra politica sindacale nei prossimi mesi”.
Partiamo dalle istituzioni, Maria: hanno compreso quanto le donne siano particolarmente ‘a rischio’, pur in un contesto complicatissimo per tutti?
Lo spero: segnali positivi se ne percepiscono, soprattutto nelle dichiarazioni delle donne, che nelle istituzioni sono comunque minoranza. Ora naturalmente occorre passare ai fatti, essere concrete.
Noi, come Cgil nazionale, siamo partiti con questa campagna forte, determinata. A livello di territorio cercheremo di essere il più capillari possibili: ci stiamo confrontando con i sindaci, con le associazioni di categoria. Lavoratrice chiama non vuole essere solo un call center, ma un filo diretto e costante, a tutto campo. Le donne devono sapere che non sono sole, e non devono scoraggiarsi: licenziarsi ora è quasi sempre (ovviamente i casi vanno sempre valutati anche nella loro individualità) la scelta sbagliata.
Ma perché tanta fretta, ora? Non esiste peraltro un blocco dei licenziamenti, in tutte le aziende private, fino ad agosto?
Sì, è così, anche se in parallelo ci sono ritardi tragici nell’erogazione della cassa e degli altri strumenti di sostegno al reddito, per cui tanti lavoratrici e lavoratori si ritrovano di fatto senza reddito da mesi. Ma tante realtà hanno già riaperto l’attività, o non l’hanno mai interrotta: ed è lì che le donne sperimentano situazioni di forte difficoltà e disagio. Ovviamente il problema è meno forte nelle strutture più grandi, con una presenza stabile del sindacato all’interno. Ma tante piccole e medie attività stanno nei fatti mettendo le donne nelle condizioni di dire: ‘per ora mi licenzio, sto a casa a gestire la famiglia, poi si vedrà”. Ma, oggi in particolare, si tratta di una scelta davvero azzardata, da valutare con estrema attenzione, e senza farsi prendere da emozioni o paure del momento, Per questo diciamo a tutte le lavoratrici, iscritte e non iscritte, chiamateci e confrontatevi prima di fare passi avventati.
Lavorare è diventato più complicato, soprattutto per le donne?
Indubbiamente in diversi settori è così, e si ha la sensazione di operare in situazioni di sempre maggior disagio e stress. In più a casa c’è spesso una situazione di difficile gestione. Pensiamo a chi ha figli piccoli, o in età scolare: asili e scuole chuse, riaperture di settembre ancora tutte da verificare nella modalità e nella gestione. Chiaramente a quel punto la tentazione di lasciare il lavoro, e di gestirsi la vita privata, diventa forte. Ma rischiosissima.
E lo smart working? I dati dicono che in questi mesi la modalità di lavoro ‘da casa’ è esplosa, sia per nel settore pubblico che nel privato. Durerà, e potrebbe essere una soluzione, nello specifico, per molte lavoratrici?
Dipende ovviamente dai settori, ci sono tante realtà, nel settore dei servizi alla persona, della ristorazione, dei negozi e supermercati, delle fabbriche in cui lo smart working non è praticabile. Là dove si può fare, certamente dopo questa prima fase di emergenza va fortemente regolamentato. Lavorare da casa da marzo oggi ha significato lavorare mediamente di più: lo confermano tutte le rilevazioni e le statistiche. E’ chiaro allora che occorre definire regole: un dipendente non può lavorare da casa sua con strumenti propri, ad esempio. E neppure può essere sempre operativo, 12 ore al giorno e magari anche nel week end. Insomma c’è molto di cui discutere.
Per le donne, poi, lavorare da casa diventa complicato a volte. C’è chi racconta di essersi divisa in tre in questi mesi: smart working, baby sitter dei figli con compiti e lezioni on line, faccende domestiche…
Appunto, è un modello improponibile per il post emergenza: le donne non possono essere le vittime sacrificali di questa situazione, e neanche devono accettare di gettare la spugna, rinunciando ad un posto di lavoro conquistato a fatica, e magari a prospettive di legittima crescita professionale e personale.
Ultima considerazione: si rischia nei prossimi mesi e anni un forte arretramento sociale ed economico, con il ritorno a famiglie monoreddito, e le donne ad ‘arrotondare’ con micro lavoretti, magari on line?
Il rischio è evidente, e va scongiurato con ogni mezzo. Prima di tutto per difendere la dignità e l’indipendenza delle donne, ma anche per più pragmatiche riflessioni di mercato, legate al nostro territorio in particolare. Una ‘ritirata’ delle donne dal mondo del lavoro regolare significherebbe minor ricchezza complessiva, crollo dei consumi, e una spirale di impoverimento sia economico che culturale. Tutti insieme facciamo in modo che non accada.
Lo sportello “LAVORATRICE CHIAMA“ della Camera del Lavoro di Alessandria
è raggiungibile al numero 345 5967016 o alla e-mail: lavoratricechiama@cgil.al.it