“Il Plaquenil? Noi lo diamo ai pazienti, i benefici li abbiamo visti”. Parola di Asl Alessandria [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

L’idrossiclorochina continuerà a essere somministrata ai pazienti che presentano i sintomi iniziali del coronavirus. L’assicurazione arriva da Orazio Barresi, direttore del Distretto Tortona – Novi dell’Asl Al, ospite («Rappresento il servizio di igiene pubblica» ha precisato) della Commissione consiliare Politiche sociali e sanitarie (il presidente è Piero Castellano) del Comune di Alessandria. All’incontro, convocato per fare il punto sull’emergenza covid19, doveva essere presente anche Enrico Guerci, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asl, ma non ha potuto partecipare. E le domande dei consiglieri non hanno trovato tutte le risposte attese. Barresi ha comunque precisato alcuni punti, più strettamente legati alla sua competenza, mentre su altri è stato molto sulle generali. Però su idrossiclorochina e test sierologici è stato chiaro.

Il relazione al farmaco (il nome commerciale è Plaquenil) la posizione espressa dal dirigente dell’Asl Al, sulla base di precisi quesiti di alcuni consiglieri, è stata netta. «L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) oggi dice che sarebbe meglio non usare l’idrossiclorochina, ma il problema è come vengono eseguiti gli studi sulla base dei quali poi sono assunte le decisioni. Io – ha affermato – posso solo dire che i medici medicina generale di Alessandria continueranno a usarla per chi presenta i sintomi iniziali della malattia, proseguendo sulla base del modello che gli stessi medici hanno definito anche grazie alla consulenza di Guido Chichino, infettivologo dell’azienda ospedaliera di Alessandria. Le nuove evidenze cui fa riferimento l’Aifa è relativa a studi che in realtà riguardano solo pazienti ospedalizzati, in fase avanzata della malattia, cui sono stati somministrati alti dosaggi di idrossiclorochina in associazione con altri farmaci e in presenza di pluripatologie. Invece – ha proseguito Barresi – qui di parla della terapia iniziale, alla comparsa dei primi sintomi, con un dosaggio normale (le compresse sono da 200 mg, ndr) e per una durata massima di 7/8 giorni. Noi abbiamo visto i benefici sugli effetti della malattia e il ricorso al ricovero in ospedale è drasticamente diminuito. L’idrossiclorochina non è pericolosa, ci sono pazienti che la prendono da anni per l’artrite e non hanno complicanze cardiache. Se presa subito e a basso dosaggio, blocca o ritarda la complicazione virale, e c’è chi la fa assumere ai familiari in chiave preventiva».

L’Aifa ha annunciato la decisione di sospendere «l’autorizzazione all’utilizzo di idrossiclorochina per il trattamento dell’infezione da covid19, al di fuori degli studi clinici, sia in ambito ospedaliero che in ambito domiciliare», ha precisato che «non ha mai autorizzato l’utilizzo di idrossiclorochina a scopo preventivo», quindi però ha precisato che «l’eventuale prosecuzione di trattamenti già avviati è affidata alla valutazione del medico curante». Resta la contraddizione di una Agenzia del farmaco che sostiene da un lato che studi e analisi «indicano un aumento di rischio per reazioni avverse a fronte di benefici scarsi o assenti» rispetto all’uso del Plaquenil (e senza fare distinzioni fra i periodi diversi di assunzione durante l’evoluzione della malattia), mentre dall’altro dichiara che «i pazienti con patologie reumatiche in trattamento con idrossiclorochina possono proseguire la terapia secondo le indicazioni del medico curante».

Non sono mancate le domande anche sui test sierologici. Netta la risposta di Barresi: «Non hanno sensibilità diagnostica. Non vanno usati per questo scopo, la diagnosi si fa con la clinica e il tampone. Se viene eseguito un test che rileva la presenza di Igg (insieme agli Igm sono gli anticorpi prodotti dal sistema immunitario, ndr), allora è prevista la segnalazione al medico di medicina generale e noi siamo impegnati per fare un tampone entro 48 ore. Nel caso delle aziende aziende private che decidono di sottoporre al test i loro dipendenti, lo devono fare da sé anche rispetto al tampone che il sistema pubblico non esegue direttamente. Se positivo, solo allora verrà segnalato all’Asl».

Il dirigente dell’Asl Al non è entrato nel merito né di alcuni aspetti tecnici della gestione dell’emergenza che non gli competono, né delle scelte politico – organizzative provinciali e regionali. Barresi ha fornito alcuni numeri generali, a partire dalle segnalazioni aperte finora, sono circa 50.000, dalle persone ancora in quarantena, circa 1.200, mentre sui tamponi ha precisato che «il problema non è farli, ma processarli. Noi ne possiamo anche eseguire mille, ma se non vengono processati…». I laboratori cui vengono inviati «non sono dell’Asl, tranne Tortona. La carenza di reagenti ha diminuito la capacità di analisi e un tampone lasciato in frigo per più tempo perde di validità e va quindi rifatto. Se questa situazione si moltiplica per centinaia e centinaia di casi, è evidente cosa possa accadere».