Ormai non si contano più le incursioni quotidiane che i cinghiali mettono a segno sul territorio provinciale: mancanza di manodopera stagionale, campi deserti e fauna selvatica libera di scorrazzare.
Semine, foraggi, frutta, ortaggi, vigneti e una vera e propria minaccia per gli animali della fattoria: nelle campagne ci sono più selvatici che lavoratori agricoli, una situazione drammatica e Coldiretti Alessandria torna a lanciare l’allarme sulla necessità di difendere le forniture alimentari del Paese ma anche la sicurezza e la salute dei cittadini.
“Non dimentichiamo che in provincia di Alessandria ogni anno si registrano più di 100 incidenti stradali causati dalla fauna selvatica, circa 1.200 a livello piemontese. I selvatici – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – hanno preso possesso del territorio, nessuna differenza tra paesi, grandi città e aree coltivate. In pericolo non ci sono solo le produzioni agricole necessarie per soddisfare la domanda alimentare dei cittadini ma anche la sicurezza delle persone che in alcuni territori sono assediate fin sull’uscio di casa, senza dimenticare gli incidenti stradali e i pericoli per i mezzi di soccorso”.
Secondo l’indagine Coldiretti/Ixè otto italiani su 10 (81%) pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. Il 69% degli italiani ritiene che siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati che si sono formati un’opinione. Il risultato è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non andrebbe ad abitare in zone “infestate” dai cinghiali.
“La loro proliferazione senza freni sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali e di aree ad elevato pregio naturalistico. – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – Questo, oltretutto, sarebbe stato il periodo giusto, con la vegetazione ancora ridotta, per gli abbattimenti. Gli incidenti stradali sono diminuiti solo perché, al momento, con le disposizioni che dobbiamo seguire, circola meno gente, ma non appena si tornerà ai soliti ritmi il rischio sarà alto. Saranno necessarie, quindi, misure straordinarie da mettere in campo urgentemente”.
A preoccupare sono anche i rischi per la salute provocati dalla diffusione di malattie come la peste suina. Un pericolo denunciato recentemente dalla stessa virologa Ilaria Capua che ha parlato del rischio effetto domino se oltre al coronavirus la peste suina passasse in Italia dagli animali selvatici a quelli allevati.
E, in periodo di semine, gli attacchi sono frequenti anche da parte di piccioni e altri volatili. “Arrecano danni incalcolabili che vanno ad aggiungersi a quelli dei cinghiali. Il loro numero è in preoccupante crescita creando non solo problemi alle colture ma grande apprensione per le pericolose malattie che possono portare dal punto di vista sanitario come psittacosi, salmonellosi e pasteurellosi. – hanno concluso Bianco e Rampazzo – Inoltre, non dimentichiamo che il piccione è oggi ritenuto un “animale protetto” in quanto appartenente alla “fauna domestica” mentre la legge risarcisce soltanto i danni provocati da fauna selvatica. Il mondo agricolo quindi, oltre ad essere costretto a subire danni sia dal punto di vista della salute che della salvaguardia ambientale, deve anche fare i conti con il mancato reddito dovuto alla compromissione del raccolto”.