Alessandria è una provincia a prevalenza cerealicola, conosciuta per i suoi vigneti, gli ettari coltivati a nocciole e poi frutta e verdura. Per quanto riguarda gli allevamenti i numeri diventano un po’ più piccoli anche se strategicamente importanti ma, in tempo di coronavirus, è fondamentale allargare i confini e sottolineare quanto siano infondate le notizie che spesso riguardano proprio le nostre stalle. Fake news rivolte ad un comparto che sta lavorando a pieno regime per garantire forniture di latte e carne.
Infatti, nonostante il settore non si sia mai fermato, il crollo dei livelli di inquinamento nella pianura padana per il blocco della circolazione delle auto e la limitata operatività delle industrie smentisce una delle più diffuse fake news sull’impatto ambientale dell’allevamento nazionale.
Vanno condannati i fantasiosi tentativi fuori dalla realtà di far immaginare un collegamento, del tutto inesistente, tra l’attività di allevamento nazionale e l’epidemia coronavirus, come purtroppo ipotizzato anche da qualche trasmissione televisiva pseudo scientifica, con il pericoloso effetto di screditare e depotenziare la capacità produttiva dell’allevamento nazionale e di favorire le speculazioni. L’emergenza Coronavirus ha fatto emergere la centralità dell’attività di allevamento italiano per non far mancare le necessarie forniture alimentare alla popolazione, in un momento di difficoltà per i trasporti e per i transiti alle frontiere.
I livelli di inquinamento si sono fortemente abbassati con le fabbriche chiuse e le stalle aperte e, dopo oltre un mese di restrizioni, zone rosse e chiusura di attività industriali imposte dal Coronavirus i livelli di biossido di azoto, un marcatore dell’inquinamento, si sono chiaramente ridotti come mostrano le immagini del satellite Sentinel 5 del programma europeo Copernicus, gestito da Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea (Esa).
“La zootecnia è un settore che, al contrario, alimenta economie circolari con la produzione di letame e liquami indispensabili per fertilizzare i terreni e alla base dell’agricoltura biologica con l’Italia che detiene la leadership europea in termini di numero di aziende – sottolineano il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo -. La nostra carne ed il nostro latte nascono da un sistema di allevamento che per sicurezza e qualità non ha eguali al mondo, consolidato anche grazie a iniziative di valorizzazione messe in campo dagli allevatori, con l’adozione di forme di alimentazione controllata, disciplinari di allevamento restrittivi, sistemi di rintracciabilità elettronica e forme di vendita diretta della carne attraverso le fattorie e i mercati di Campagna Amica. Per questo scegliere carne del territorio, Made in Piemonte, significa anche sostenere un indotto e soprattutto persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado ambientale spesso da intere generazioni, anche in aree difficili. L’emergenza coronavirus ha fatto emergere tutta la centralità delle filiere nazionali di latte e carne, ma anche le speculazioni visto che continuano ad arrivare latte e carne dall’estero mentre alcune aziende di trasformazione cercano di tagliare i compensi riconosciuti agli allevatori con la scusa della sovrapproduzione e della diminuzione della domanda, cosa assolutamente non vera visto che è notizia comune che i supermercati, i mercati e punti vendita alimentari sono presi d’assalto. Una tendenza preoccupante che va combattuta con un adeguato riconoscimento economico e sociale di quanti hanno la responsabilità in questo momento di garantire alimenti essenziali al giusto prezzo di fronte alla difficile esperienza della limitazione delle movimentazioni e del blocco di molte attività funzionali all’allevamento come la meccanica agricola”.