Lo stop forzato al settore della meccanica agricola aggrava la situazione nei campi dove, alla mancanza di lavoratori, si aggiungono le difficoltà per le forniture di macchine, attrezzature e ricambi agricoli necessari per la lavorazione nei terreni.
“Coldiretti chiede di inserire la meccanizzazione agricola nell’elenco delle produzioni essenziali come previsto nei provvedimenti per l’emergenza in tutti gli altri Paesi che hanno invece autorizzato la produzione di macchinari agricoli proprio in quanto funzionale a garantire l’approvvigionamento alimentare. Peraltro – afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – la meccanizzazione diventa una scelta necessaria in questo momento in cui è venuto a mancare, a causa del blocco delle frontiere, l’apporto lavorativo degli stagionali che ogni anno arrivavano dall’estero”.
Servono, dunque, subito voucher agricoli semplificati per offrire opportunità di lavoro a cassa integrati, pensionati e studenti ma anche tecnologie efficienti per garantire la piena operatività dell’agricoltura nazionale.
“Le imprese agricole – aggiunge il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – necessitano di macchine, attrezzature e ricambi per arare il terreno, seminare, mantenere sane le colture, irrigare e raccogliere ma anche per dar da mangiare agli animali, mungere e conservare il latte. Un’esigenza che deve essere raccolta dal Governo con un’adeguata modifica del decreto che consenta alle industrie del comparto di riprendere la produzione nell’osservanza rigorosa delle misure di prevenzione e sicurezza per i lavoratori”.
Una decisione che deve essere presa anche nell’ottica della tutela del patrimonio agroalimentare nazionale: infatti, dopo aver visto finire in mani straniere circa 3 marchi storici su 4, sfruttati per vendere prodotti che di italiano non hanno più nulla, dall’origine degli ingredienti allo stabilimento di produzione, ora stiamo assistendo ad una svolta epocale.
“Bene l’annuncio del ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli di voler estendere anche all’alimentare il golden power anti shopping straniero a difesa delle imprese italiane. Si tratta di un’inversione di tendenza dopo che – aggiungono Bianco e Rampazzo – negli ultimi decenni gli stranieri hanno acquisito quote di proprietà nei principali settori dell’agroalimentare italiano, dalla pasta all’olio, dagli spumanti ai gelati, dai salumi fino ai biscotti. Uno shopping senza freni che è stato peraltro accompagnato solo da sporadiche azioni dell’Italia all’estero dove spesso sono stati frapposti ostacoli”.
Negli anni sono volati all’estero, tra l’altro, i marchi dell’olio Bertolli, Carapelli, Sasso, Sagra e Filippo Berio, la pasta Buitoni e la pasta Del Verde, il latte e formaggi di Parmalat, Galbani, Invernizzi, Locatelli e delle Fattorie Scaldasole, i salumi Fiorucci, la birra Peroni, i gelati Grom, Antica gelateria del Corso e Algida, , i cioccolatini Perugina e Pernigotti, lo spumante Gancia, l’Orzo Bimbo, i cracker Saiwa, le bibite San Pellegrino, i liquori Stock, le caramelle la Sperlari ma anche Acetum spa, principale produttore italiano dell’Aceto Balsamico di Modena Igp e la Nuova Castelli che è il principale esportatore di Parmigiano Reggiano Dop.
L’emergenza Coronavirus ha fatto emergere la consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza. In questo scenario “l’Italia, che è il Paese con più controlli e maggiore sostenibilità, ne potrà trarre certamente beneficio ma occorre invertire la tendenza del passato a sottovalutare il potenziale agricolo e alimentare nazionale”, concludono Bianco e Rampazzo.