di Enrico Sozzetti
Anche se alcuni quotidiani nazionali, nelle cronache regionali ribadiscono che «i test sierologici promessi dalla Regione in molte strutture partiranno oggi», in realtà al momento non è così. L’Unità di crisi della Regione Piemonte venerdì aveva disposto di effettuare il test «a tappeto per tutti i dipendenti e gli ospiti delle oltre settecento case di riposo della regione». L’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, aveva precisato che sarebbero state «campionate le prime due case di riposo per la validazione delle procedure, dopo di che, fatte le necessarie valutazioni di efficacia, si procederà progressivamente su tutte le strutture. I test sierologici – ha precisato Icardi – offrono un primo screening rapido dell’infezione, in grado di identificare infezioni tardive, pregressi contatti col virus e avvenuto sviluppo di immunità e possono essere utili per confermare la possibilità di consentire il ritorno al lavoro del personale sanitario risultato negativo al tampone. In più permettono di raccogliere preziosi dati per le analisi epidemiologiche dell’avvenuto contatto col virus in ampie fasce di popolazione». Sul piano tecnico, l’analisi avviene sugli anticorpi IgM e IgG, sottolineava un comunicato della Regione Piemonte.
Le immunoglobuline M sono prodotte dall’organismo nella fase dell’infezione, le seconde sono gli anticorpi più numerosi all’interno dell’organismo, rimangono in circolo garantendo un’immunità totale. La presenza di anticorpi IgM indica un contagio recente, mentre quella di anticorpi IgG invece un’infezione passata perché conservano la memoria di quanto avvenuto della vita di una persona.
Ma quanto sono attendibili questi test rispetto alla diagnosi di contagio da coronavirus? Alla luce dei dati disponibili, il Comitato tecnico-scientifico (Cts) del Ministero della Sanità che in Italia si sta occupando dell’emergenza coronavirus intorno al 20 marzo ha specificato che a oggi «i test basati sull’identificazione di anticorpi (sia di tipo Igm che di tipo Igg) diretti verso il virus Sars-Cov-2 non sono in grado di fornire risultati sufficientemente attendibili e di comprovata utilità per la diagnosi rapida nei pazienti che sviluppano Covid-19 e che non possono sostituire il test classico basato sull’identificazione dell’Rna virale nel materiale ottenuto dal tampone rino-faringeo». Il Cts ritiene comunque «indispensabile la conduzione di valutazioni comparative tra i risultati ottenibili attraverso l’impiego dei tamponi e i test rapidi nell’ambito di studi rigorosamente condotti e condivide con le Regioni la disponibilità a fornire suggerimenti nel merito». La mancanza di attendibilità non è totale, semplicemente per essere affidabili devono prevedere un incrocio di dati e un periodo di valutazione più lungo che oggi non ci si può permettere. Ecco perché nel tempo le analisi hanno visto sostituire i test sierologici con la biologia molecolare.
Il via libera in Piemonte per questi test è arrivato invece dal Comitato Scientifico dell’Unità di crisi, presieduta da Vincenzo Coccolo, e «verranno eseguiti dai laboratori delle Asl in via di autorizzazione» precisa l’ufficio stampa dell’assessorato regionale alla Sanità. Le sperimentazioni sono già state effettuate su due case di riposo, ma «i test sono sperimentali e non viene comunicato quali siano».
L’annuncio è di venerdì, la fase emergenziale dovrebbe imporre tempi rapidi. Le Asl allora sono pronte a partire? Al momento nessuna comunicazione ufficiale è arrivata a quella di Alessandria e quindi mancano per ora le indicazioni operative ai territori.
Invece il laboratorio dell’Asl Al di Tortona aumenterà la capacità di analisi dei tamponi con l’arrivo di una nuova macchina che consentirà di eseguire una ventina di analisi all’ora, pari a 150/150 al giorno. Il laboratorio tortonese sarà di riferimento per tutta l’Asl.