di Enrico Sozzetti
Effetto coronavirus per le aziende orafe. Ma in questo caso il problema non è quello del mercato, bensì la difficoltà a lavorare da casa. Con la prospettiva prossima di sospendere le attività. Lo smart working non è, di fatto, applicabile all’industria orafa valenzana, come è emerso da un incontro fra il sindaco della città dell’oro, Gianluca Barbero, l’assessore Luca Ballerini, i funzionari del settore commercio e produttivo e alcuni commercialisti che operano sul territorio valenzano e che fra i clienti hanno le aziende manifatturiere del distretto. «L’incontro ha preso in esame i decreti del presidente del consiglio dei ministri dell’8 e 9 marzo impongono restrizioni sugli spostamenti per contenere la diffusione del Covid-19 e indicano quale possibile soluzione il ricorso allo smart working. La particolare difficoltà del modello manifatturiero orafo valenzano a osservare le indicazioni dei decreti governativi – si legge su un comunicato – ha portato alla conclusione condivisa sull’auspicabile sospensione delle attività delle aziende del distretto orafo, al fine di salvaguardare la salute dei dipendenti e della comunità intera».
La nota conclude così: «Tutto questo in attesa dell’evolversi della situazione e la definizione di ulteriori accordi sui possibili cambiamenti normativi in discussione in queste ore, relativi all’eventuale sospensione o riduzione delle attività lavorative per tutte le imprese che non svolgono servizi essenziali e di pubblica utilità e la vendita di beni di prima necessità».
Per il distretto valenzano si annuncia un periodo di particolare criticità, per la natura produttiva e per il mercato internazionale in cui opera, che avrà ricadute non solo all’interno del tessuto socioeconomico. Valenza è infatti il motore dell’export della provincia di Alessandria (e del Piemonte). Una fermata come quella che si annuncia andrà a colpire in profondità l’economia.