La scuola è chiusa per l’emergenza Coronavirus ma non si ferma, le aule sono vuote ma studenti e insegnanti del Liceo Peano di Tortona continuano a lavorare.
Come i dirigenti, il personale amministrativo e i collaboratori scolastici che a scuola ci sono anche fisicamente. Il ritmo del lavoro non è scandito dalla campanella, non è ospitato nelle aule, ma passa attraverso connessioni web e piattaforme che consentono videoconferenze e condivisione di materiale didattico.
In ottemperanza alle indicazioni del MIUR, il Liceo Peano di Tortona ha attivato una serie di esperienze di didattica a distanza con particolare attenzione alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità.
Già nella prima settimana di chiusura, i docenti hanno predisposto video lezioni con Meet di Google, hanno somministrato e corretto compiti attraverso Classroom e hanno condiviso materiale tramite le applicazioni Google Suite Educational (gmail, drive, classroom) e l’area didattica del registro elettronico Spaggiari.
Oltre il 70% dei docenti si è attivato per lavorare in questa modalità, adeguando metodi e forme della lezione e organizzando il calendario secondo la scansione già in vigore a scuola. In questo modo, si prevede di coprire circa il 70% delle ore dell’orario normale. La risposta degli studenti, dopo alcuni problemi di connessione e account, è stata più che buona e in costante crescita.
La scuola è sempre presente, dunque. Riesce a far fronte a questa pausa forzata, inedita e di difficile gestione, perché da tempo impegnata nell’innovazione tecnologica e nell’uso dell’offerta informatica all’interno della didattica: da qualche anno, ormai, è stato introdotto Google Suite Educational, un sistema chiuso che permette di attivare applicazioni per tutte le azioni della didattica: spiegazione, somministrazione e restituzione di verifiche e compiti, valutazioni. Lavoro documentabile in maniera formale attraverso il registro elettronico.
La videoconferenza è stata utilizzata questa settimana anche per confronti e riunioni operative tra la dirigente, Maria Rita Marchesotti e i docenti.
Certo la tecnologia non consente di ricostruire quella dimensione del lavoro in classe che è condizione imprescindibile dell’apprendimento: lo schermo non restituisce l’empatia, l’atmosfera, lo scambio e l’interazione tra docente e studenti. Ma è uno strumento che si sta rivelando essenziale e prezioso per non interrompere il processo educativo e di crescita in conoscenza che la scuola deve continuare ad offrire agli studenti.