Il peso dello stop [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

 

In queste settimane di stop forzato delle attività scolastiche, sono molte le abitudini che cambiano.

Una tra queste è l’utilizzo della didattica a distanza.

La didattica a distanza può muovere l’interesse e avere certamente una forte ricaduta per i liceali e gli studenti universitari; per i piccoli invece questa modalità ha la validità dell’acqua fresca per chi è a digiuno da mesi.

Se ciò però ha senso in un’ottica preventiva e precauzionale, ben vengano le video lezioni e le chat virtuali.

Ciò che però mi sta davvero mettendo in crisi è il ritmo dei pasti.

Frequentare assiduamente (come non mi capita mai in questi mesi) la cucina di casa ed i negozi del quartiere mi induce a

  • colazione lunga al mattino
  • spuntino delle 10
  • pranzo con primo, secondo, dolce e frutta (con un buon bicchiere di rosso)
  • merenda delle 17 (che non facevo dal 1981)
  • cena completa di dolce fatto in casa
  • tisana delle 22,30

In un paio di settimane ho incrementato il peso corporeo del 3% circa. Roba che se il PIL italiano avesse questo rendimento annuale saremmo meglio di tre Cine, quattro USA e dodici Germanie messe insieme.

Conto sulla riapertura a breve delle scuole perché qualora si andasse dopo Pasqua, facendo un rapido calcolo, avrei necessità di rinnovare di sana pianta il guardaroba e, entrando in aula, presentare il documento ai ragazzi spiegando “guardate, sono io…non vi preoccupate…”

“Bella prof, era già pelato…così grasso sembra ancora più vecchio!” e giù a ridere tutti insieme.

Bene, prometto che – se sopravviveremo – ritornerò a 81 chilogrammi nell’arco di poco tempo.

E a questo punto potrei anche pensare ad un trapianto di capelli.

Il peso dello stop si misura anche così.