Alessandria, il depuratore e le schiume bianche: nel mirino alcuni autolavaggi non in regola. Ma gli scarichi fanno sospettare anche la presenza di attività tessili abusive [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

Autolavaggi fuori norma. Piccole attività tessili abusive. E anche lavanderie. La notizia non è solo che il depuratore di Alessandria si stia finalmente avviando a un funzionamento a pieno regime, ma anche l’individuazione di alcuni presunti colpevoli dell’immissione di quantità esagerate e fuori legge di tensioattivi nella rete fognaria del capoluogo.

Lo dicono chiaramente Alfonso Conte e Giuseppe Righetti, rispettivamente amministratore unico e direttore Settore Ambiente e depurazione di Amag Reti Idriche. Nel giorno della visita istituzionale all’impianto di viale Milite Ignoto, fra i primi chiarimenti che vengono forniti ci sono quelli sulle schiume biancastre scaricate in Tanaro e che testimoniano la presenza di valori fuori legge per i tensioattivi scaricati nel fiume.

«Dopo la denuncia contro ignoti presentata alla Procura a causa dell’elevata presenza di tensioattivi nei reflui in arrivo al depuratore – spiegano Conte e Righetti – sono stati effettuati una serie di campionamenti in più punti della rete fognaria per individuare le concentrazioni di tensioattivi più elevate. Le maggiori risultano provenire dalla zona del rione Cristo e dai sobborghi a sud della città, recentemente collegati all’impianto di depurazione». Nel mirino delle successive verifiche non c’erano gli scarichi civili, bensì le utenze industriali e assimilate. Gli accertamenti hanno puntato sugli impianti di autolavaggio e sulle lavanderie, con controlli sia dal punto di vista amministrativo, sia ambientale.

«Finora sono state verificate quindici utenze e tre presentano scarichi non conformi ai limiti dell’autorizzazione. Inoltre sono state rilevate tre utenze prive delle autorizzazioni di legge» aggiunge Righetti. A questo punto per loro è scattata la segnalazione agli organi di controllo.

Ma il sospetto è che non sia finita qui. «In base alle analisi effettuate dai nostri laboratori – sottolinea Righetti – alcune sostanze presenti potrebbero essere fatte risalire ad attività legate al settore tessile». Il fatto è che ad Alessandria di imprese tessili non ne esistono. La presenza di concentrazioni così elevate farebbe quindi pensare ad attività non regolari, quindi abusive.


Per legge la quantità massima di tensioattivi consentita è di 5 milligrammi per litro in entrata e di due in uscita. Invece la punta massima raggiunta è stata di 34 milligrammi per litro, ora scesi dodici. Restano comunque ancora alti, ma almeno è stata individuata una possibile causa. La rete fognaria sotto esame è quella che collega la parte più esterna del quartiere Cristo (zona della Scuola di Polizia), la zona industriale D4, Casalbagliano e Villa del Foro.

Rispetto all’impianto di depurazione, entro tre mesi funzioneranno a regime le nuove vasche di trattamento biologico delle acque in cui finora confluisce il venti per cento dei reflui in entrata, mentre il resto è trattato dalle due vecchie linee. Con il mese di giugno le nuove saliranno al 40 per cento, lasciando il 60 alle vecchie, senza emissioni di odori. Le nuove vasche utilizzano un metodo di trattamento a cicli alternati che verrà adottato anche per le linee storiche in modo da ottimizzare le capacità di trattamento. L’investimento complessivo è di quasi quattro milioni e mezzo di euro.

Infine, è prevista, entro la fine dell’anno, la realizzazione di un impianto di sollevamento da un milione di euro che eviterà anche il passaggio all’aperto delle acque fognarie in ingresso. «Il nuovo sollevamento – spiega ancora Righetti – consentirà di effettuare la grigliatura grossolana e fine dei reflui fino a cinque volte la portata in tempo di secca e sarà costruito sotto il piano di campagna a una profondità di dodici metri.
Anche il sistema di raccolta del rifiuto prodotto in questa prima fase di lavorazione sarà posizionato nel sottosuolo e dotato di copertura in modo da azzerare le emissioni odorigene e l’impatto ambientale». La progettazione sarà pronta entro fine mese, quindi la perizia di variante dovrà essere approvata dagli enti di controllo. Fatti salvi i tempi della burocrazia, la previsione è di aprire il cantiere e concludere i lavori entro l’anno.