Alessandria Olbia 3 a 3…con finale in affanno

Cavalchini (Verdi): "Rifiuti, migranti, energia e green economy. Ecco i nostri obiettivi" CorriereAldi Pier Luigi Cavalchini
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Troppo poco quanto fatto vedere dai Grigi domenica pomeriggio al Moccagatta, nella sfida contro l’Olbia. Sulla carta sarebbe dovuta essere una passeggiata, invece – col passare del tempo – si è trasformato in un “Calvario” con crocefissione finale.

Eh sì, perché farsi raggiungere al novantesimo dall’ultima in classifica è l’equivalente di una lancia nel costato. La partita con l’Olbia, d’altra parte, non era cominciata nel migliore dei modi.

La pressione c’era, il giro di palla pure, ma mancava mordente. E sotto porta sia Casarini che Arrighini sprecavano occasioni su occasioni. Il portiere ospite ci riusciva sempre a mettere una pezza e sembrava che i minuti dovessero scorrere così, senza nulla di particolare da raccontare.

Un primo tempo che faceva venire in mente molte altre scialbe prestazioni viste in questo strano campionato che, si spera, il nuovo allenatore riesca a rivoltare come un calzino.

Il riferimento è più che adeguato perché ci sono, questa volta, colpe anche di Martini nella gestione degli ultimi dieci minuti di partita.

Fino all’ottantesimo, infatti, l’Alessandria era in vantaggio 3 a 1 e in soli dieci minuti è riuscita a farsi raggiungere da una volenterosa, ma non trascendentale, squadra isolana.

Due punti buttati via anche perché senza la presenza di Sulijic dietro, con un cambio Sciacca per Prestia che si è dimostrato inutile e soprattutto, senza l’apporto su tutto il campo di Arrighini e Chiarello si è immediatamente visto un arretramento di baricentro aggravato da recuperi approssimativi, con conseguenti falli che hanno permesso il recupero dell’Olbia.

Il primo gol nasce da uno svarione difensivo sulla sinistra con ‘non copertura’ del coloured Ogunseye, conseguente traversone e gol; il secondo direttamente da confusione da calcio d’angolo con una serie di rimpalli negativi per gli orsacchiotti, con il pallone che – senza ritegno – se ne entrava in rete (per merito di Pennington).

Contentissima la panchina rossoblu, annichilito lo stadio Moccagatta che, incredulo, si è rinchiuso in un triste silenzio finale, venato da qualche fischio e da isolati improperi.

Le cose migliori i Grigi le hanno fatte vedere in velocità, con passaggi filtranti dalle retrovie, ben indirizzati da Chiarello e Sulijc verso le due punte centrali Arrighini e Eusepi.

Un po’ in ombra, almeno fino al gol, Casarini che, a parer nostro, sarebbe dovuto uscire nella fase finale (quella decisiva) a vantaggio di un fresco Castellano che, invece, è rimasto in panca. Errore di Martini.

Come da rilevare in negativo la scarsa attitudine alla resistenza della squadra di casa sull’intera partita. Oggi evidente più di altre volte.

Alla fine Eusepi non riusciva più a tenere il centro dell’area e le scorribande di un buon Eleuteri andavano così a infrangersi sulla difesa ospite.

Una squadra, quella dell’Olbia, da elogiare e che, alla fine, non ha portato via nulla. Chi si è fatto infinocchiare siamo stati noi con le nostre manfrine ed i nostri sbandamenti.
Così, alla fine, a rimetterci è stato il “magico” orso, oggi poco combattivo e troppo spesso seduto a crogiuolarsi sugli allori.

Che serva di lezione. La “Piana” è lì che aspetta e tutto un girone di ritorno attende, finalmente, il vero volto dei Grigi.

A questo punto le pressioni su Gregucci diventano ancor più forti e decisive. Starà a lui e al suo staff rimettere le cose a posto.