Finanziamenti in arrivo per la maggiore sicurezza dei fiumi

Cavalchini (Verdi): "Rifiuti, migranti, energia e green economy. Ecco i nostri obiettivi" CorriereAldi Pier Luigi Cavalchini
www.cittafutura.al.it
Tutte le volte che scrivo di “alluvioni” mi prende quello che, da noi, viene definito “quataco_r” (con la “o” lunga, mi raccomando).
Significa riandare alla nuotata involontaria che feci domenica 6 novembre 1994, alla sera, appena scivolato da  un mezzo anfibio dei pompieri in zona Via Giordano Bruno…appena al di qua del Tanaro. L’acqua era fredda e zuppa di gasolio in bollicine minute, azzurre, verdastre, blu e nere. Un’acqua greve, pesante e violenta come mai mi è capitato sentire, nemmeno nelle immersioni in Corsica con il mare forza 4. Il difficile era, soprattutto, evitare ostacoli, punte, blocchi subacquei non visibili, anche perchè, una volta iniziata la nuotata involontaria, non è stato facile fermarsi.
23 anni dopo l'alluvione: la strategia dello struzzo CorriereAl
Comunque, dopo buoni dieci minuti,  mi agganciai ad una staccionata in ferro di uno dei tanti distributori in fila che ben conoscono gli alessandrini… e cercai di ritornare sul mezzo.
Che ci facevo lì? Beh…interpretando un po’ alla larga il mandato da consigliere comunale, mi segnalai già fin dal primo pomeriggio all’Ufficio Vigili di Via Lanza e fui immediatamente “arruolato”. Era il giorno della tragica domenica dell’alluvione, quella del 6 novembre. Tralascio altri dettagli poco piacevoli, tra cui il rinvenimento di un cadavere in quel degli “Orti” e passo a ciò che più mi preme. Tutti, dal primo all’ultimo, si fecero in quattro per capire cosa stava succedendo e per intervenire alla meglio nelle terribili condizioni in cui eravamo. Totalizzammo alla fine, nel solo territorio comunale alessandrino, ben 13 morti e tutti giurammo (più o meno esplicitamente) di fronte a quelle bare che il loro sacrificio non sarebbe stato vano. Una settimana drammatica ma con aspetti – anche positivi – da rivalutare.
Eravamo riusciti nell’impresa più difficile, nel momento del bisogno: superare gli steccati partitici che ci dividevano e, senza bisogno di parole, operare – insieme – per il meglio. Di lì nacque la posizione dei Verdi alessandrini, ancora oggi contestata da chi – evidentemente –  quegli steccati non riesce a superare, di sostegno ad una Giunta di Unità (verrebbe da aggiungere “comunale”) dando il massimo sostegno a chi allora era Sindaco (Francesca Calvo) anche se di un partito indigesto e “discusso” come la Lega Nord.
Allora, infatti, governava Alessandria un monocolore leghista che, nonostante le differenze più volte messe in luce, in quel momento era una delle poche certezze a cui aggrapparsi.
La città, infatti, uscì da quel funesto novembre con le ossa rotte, con metà dei quartieri sott’acqua e con un bilancio spese che, alla fine, toccò cifre astronomiche. Ricordo che per il solo territorio comunale alessandrino e i soli lavori pubblici e collegati (spurghi e riassetti vari) furono spesi 1.004 miliardi delle vecchie lire (1) Era quello il  tempo (tra la fine del 1994 e il 1996) della ricostruzione, quello  in cui cominciò a balenare l’idea di un ponte faraonico a suggello della vittoria dell’uomo sull’ira degli elementi. “La sua gigantesca zanna, dovrà costituire un monito per chi non avrà più rispetto del fiume e delle sue vicinanze” (da un discorso di Francesca Calvo in occasione del primo anniversario dall’alluvione – 5 novembre 1995). Noi, in un certo senso, la prendemmo sul serio, come ancor più sul serio ascoltammo il tacito urlo proveniente dalle bare delle vittime ai funerali solenni che si tennero nel Duomo di San Pietro. Voci che ci dicevano “non vendetta, ma più prevenzione, più sicurezza“.
E ciò facemmo. Cercammo di capire da chi aveva competenza cosa era successo. Interpellammo tecnici ed esperti, sempre in modo trasparente e diretto. Ci rivolgemmo, pure,  a chi aveva fatto da “perito” nella difficile istruttoria promossa dal Procuratore della Repubblica dott. Brusco, quell’ing. Luigi D’Alpaos che imparammo ad apprezzare per semplicità e precisione. Oltre che per la indubbia esperienza e competenza, riconosciuta da tutti. Quando ci scambiamo gli auguri natalizi non manca mai, il nostro ing. D’Alpaos, di ricordare con piacere quel gruppo di “amanti della verità” e di “promotori della sicurezza per quanto possibile maggiore” che, in modo chiaro, segnalarono, agli alessandrini in primis, che senza opere di contenimento a monte, con le sole opere di contenzione locali (pur grandiose), si sarebbe sempre avuto un plafond di rischio altrimenti contenibile.
Anche se, è giusto ricordarlo, la sicurezza dalle alluvioni al cento per cento, per la nostra cara Alessandria e per tutti i suoi quartieri, non ci potrà essere mai. Di lì gli studi sulle aree di laminazione, sui rinforzi possibili prima e dopo la città capoluogo, evitando di fare disastri come già successe in passato con arginature discutibili o veri e propri “buchi” nei sistemi di sicurezza. Aree di laminazione che, per inciso, stiamo ancora aspettando adesso….
Ben venga, perciò, l’iniziativa di Governo, su sollecitazione di alcuni membri del Parlamento, che ringraziamo di cuore e che in modo netto, riferendosi agli ultimi eventi, ci ricorda che:  “ Il Governo Conte mantiene i suoi impegni per l’alluvione del novembre scorso. Il Consiglio dei Ministri di oggi (16 gennaio , n.d.r.) ha ripartito ulteriori 208 milioni di euro del Fondo emergenze nazionali.
Al Piemonte sono stati destinati circa 24 milioni di euro, che si aggiungono ai 19,6 milioni già stanziati il 2 dicembre scorso per un totale di 43, 6 milioni di euro”. Bene. Molto bene. Ora si tratta di vedere come verranno impiegati. E già la stessa “nota” lo fa presente: “Questi fondi copriranno totalmente gli interventi di somma urgenza, trasmessi alla Protezione civile nazionale dalla Regione Piemonte e sostenuti dai comuni, province e enti pubblici, così come era stato annunciato all’indomani degli eventi calamitosi”. Quali siano questi interventi di somma urgenza, lo lascio scoprire a chi ha particolare interesse per la materia oppure – più prosaicamente – è stato direttamente toccato da uno dei molti – troppi – eventi alluvionali.  “Adesso è necessario attivare tavoli di coordinamento – ci vien detto –  tra tutti i soggetti interessati per reperire le risorse necessarie per un piano straordinario di messa jn sicurezza del nostro territorio ” (2). Benissimo.
E dando un senso compiuto alle parole precedenti dovremmo aspettarci interventi non solo puntuali (pur importanti) ma “strutturali”. Cioè quelli che dovrebbero fare la differenza fra un po’ di più e un po’ meno rischio. Pare che ci siano le coperture finanziarie e questo ci solleva. Come siamo altrettanto sollevati dal fatto che – e su questo abbiamo certezze basate sul vecchio detto “carta canta” – i tecnici dell’Autorità di Bacino e dell’AiPO hanno già in abbondanza progetti e proposte di intervento. on resta che dare a loro la piena opportunità di lavorare. Evitando, come invece pare voglia fare qualcuno, di concedere finanziamenti a pioggia a singoli privati o a aziende private che in modo del tutto autonomo e autoreferenziale andrebbero a intervenire su un ecosistema delicato e particolare come quello fluviale. (3) Anche qui sono giunti prontamente i “reprimenda” di vari tecnici, competenti per studi e assolutamente indipendenti. Che la loro voce non sia vana….
(1) – Documento del MagisPO di allora (attuale AiPO) a firma ing. Condorelli – “2001. Analisi della situazione a sei anni dall’alluvione” .
(2)  – I corsivi sono tratti da una nota del capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera, Federico Fornaro.

(3) –  Sempre dal sen. Fornaro riceviamo, riguardo alla possibile migliore salvaguardia del territorio (nel suo insieme) quanto segue: : “Sono in arrivo nei 188 comuni della provincia di Alessandria circa 10 milioni di euro di contributi a fondo perduto, erogati dal Governo”. Con decreto del Ministro dell’Interno del 14 gennaio 2020, infatti, è stata disposta l’assegnazione del fondo di 22,5 milioni di euro per l’anno 2020 a tutti i 1.940 comuni con popolazione inferiore ai 1.000 abitanti. Il contributo – pari a 11.597,20 di euro per ciascun ente locale – è destinato al potenziamento degli investimenti per la messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici e patrimonio comunale e all’abbattimento delle barriere architettoniche.Contestualmente, si è provveduto a ripartire a tutti i comuni, per il 2020, l’importo complessivo di 500 milioni di euro, sulla base delle quote stabilite – per sette fasce di popolazione – dalla legge di bilancio 2020. 

Comuni fino a 5.000 abitanti:

contributo di 50.000 euro;

comuni tra 5.000 e 10.000 abitanti: 70.000 euro;

comuni tra 10.000 e 20.000 abitanti: 90.000 euro;
comuni tra 20.000 e 50.000 abitanti: 130.000 euro;
comuni tra 50.000 e 100.000 abitanti: 170.000 euro
Le risorse assegnate dovranno essere destinate all’efficientamento energetico, allo sviluppo territoriale sostenibile, agli interventi per l’adeguamento e la messa in sicurezza di scuole, edifici pubblici e patrimonio comunale e all’abbattimento delle barriere architettoniche.
“È un importante e tangibile (circa 10 milioni di euro) segno di attenzione del Governo, in particolare per i nostri piccoli comuni, presidio insostituibile sul territorio e anche di democrazia” conclude Federico Fornaro, capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera dei Deputati.” ”   In sostanza…qualche soldo c’è a disposizione…ora si tratta di farlo fruttare al meglio…