di Enrico Sozzetti
Mercoledì 4 febbraio, ore 9. Sarà la volta buona? Forse è meglio non rispondere e attendere l’esito dei lavori della Commissione consiliare Sviluppo del territorio e poi del Consiglio comunale. Solo quando arriverà l’approvazione, Alessandria potrà dire di avere il nuovo Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (Pums) e il Piano Generale del Traffico Urbano (Pgtu). L’ultima parola doveva arrivare in occasione della seduta della Commissione del 14 gennaio, ma alla fine di un vivace confronto tra minoranza e giunta comunale (rappresentata dal vicesindaco, Davide Buzzi Langhi) è arrivata la mediazione di Maurizio Sciaudone (presidente del gruppo consiliare di Forza Italia) che ha proposto di convocare una nuova seduta (poi fissata per il 4 febbraio) per consentire ai consiglieri «di esaminare i singoli testi delle osservazioni pervenute e preparare eventuali emendamenti da discutere prima del via libera finale».
La sintesi delle due ore di lavori della Commissione è tutta qui. Se non fosse che il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile ha iniziato la lunga gestazione quando la Giunta comunale guidata da Rita Rossa, con la deliberazione numero 289 del 22 ottobre 2014, ha approvato il documento che conteneva gli “indirizzi a supporto della redazione del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile”, e il 9 giugno 2017, a poche settimane dal voto che l’avrebbe vista sconfitta da Gianfranco Cuttica di Revigliasco, l’amministrazione uscente ha approvato la delibera di giunta relative all’adozione dell’aggiornamento del Pums. Poi entra in scena la giunta di centrodestra, inizia la lunga fase di revisione del documento che viene presentato in prima bozza a settembre 2019. Seguono alcuni incontri pubblici e per 45 giorni è stato possibile trasmettere eventuali osservazioni.
Quello della mobilità e del trasporto è un tema della massima priorità per una comunità (e non solo). Però Alessandria non ha certo dato il meglio di se stessa. Le osservazioni arrivate (da privati cittadini, associazioni, aziende, imprese, università e anche da uffici comunali) ed elaborate dalla società milanese Trt che ha lavorato al Piano, sono state in tutto 15. Alcune sono state accolte, altre no, altre ancora giudicate “non pertinenti”.
Scorrendo le ultime pagine relative alle controdeduzioni (da pagina 108 a pagina 111 del Documento di Piano) appare comunque a chiare lettere chi le ha proposte, cosa chiedevano e cosa è stato risposto. Lo schema appare sufficiente per capire i contenuti e le motivazioni. Eppure la minoranza ha insistito (con Serra del M5S e Abonante del Pd) per avere «i testi integrali delle osservazioni» per alzare «la qualità del confronto» (parole di Abonante), mentre per Serra una corretta gestione del Pums «serve anche per intercettare finanziamenti europei».