di Danilo Arona
Del Giorgio Bona, uomo e amico – nonché “maratoneta” (un grande avvenire di sportivo gettato alle spalle) – mi sono già occupato più volte. Perciò non ci ritorno e vi invito a rinfrescare le memorie qui e qui, senza stare a ricordare che alla fine erano autentici pretesti per parlare della sua narrativa. Che ormai è cresciuta, diventando corposa, importante e pure complessa. Ed ecco quindi maturare il momento di uno “specialone”, fatto come regola impone. In primis, una ineludibile scheda d’autore, redatta in ordine cronologico di pubblicazione.
L’esordio sulla carta stampata avviene nell’ormai lontano 1992 con il libro di poesie Newton, dopo il quale per qualche anno il nostro si dedica alle traduzioni, la più importante delle quali è Fiabe dai Balcani a Vladivostock del 1999. Quindi nel 2002 una nuova raccolta poetica, Omaggio il tempo, finalista al premio Lorenzo Montano, dopo la quale inizia il suo autentico percorso letterario, così riassumibile:
Ciao Trotskij (2003, successive edizioni 2010 e 2017), Erano voci (2006), La lingua dimenticata della cometa (2007), Chiedi alle nuvole chi sono (2008), Il bosco dei baci spenti (2011), L’allungo del mezzofondista (2011), Sangue di tutti noi (2012), Tav Noir (2017), Vinoir (2019 – seconda edizione rivista de La lingua dimenticata della cometa), e da buon ultimo, Le cicale cantano nel nostro silenzio (2019, uscito per i tipi del gruppo editoriale Bonanno). A tutto questo, se non basta, aggiungiamo presenze di rango in antologie quali Bad Prisma (2009), Bersagli innocenti (2010), Storie di martiri, ruffiani e giocatori (2012) e Le maledizioni di Bassavilla (2016), nelle quali, per quanto da Giorgio sempre un po’ negata, la vena noir e pop emerge con ironica prepotenza.
Dato di fatto, quest’ultimo, da tenersi presente anche per il più recente campione di tanto esemplare ruolino di marcia, ovvero Le cicale cantano nel nostro silenzio, dedicato alla dura vita e alla ribellione delle mondine del Vercellese all’inizio del secolo scorso. Raccontato con arguto stile nazional-popolare che ti incolla alla pagina quasi come un thriller – la vena noir cui accennavo -, il libro mette in scena amore, morte e riscatto sociale della vessata manodopera femminile, descrivendo – al di là di inevitabili e necessarie licenze narrative – , personaggi sul serio esistiti quali la famosa Maria Provera, leader delle mondine in rivolta, e l’avvocato Modesto Cugnolio che aderì al socialismo difendendo dentro e fuori i tribunali tante vittime dello sfruttamento padronale.
Mi si conceda l’iperbole, ma lo stile letterario di Giorgio mi ha richiamato alla mente quello filmico e sublime di Bertolucci del dittico Novecento, giustamente definito ai tempi un ponte fra il cinema hollywoodiano e il realismo socialista, un’operazione per la quale oggi un autore non ha paura di “sporcarsi le mani” dentro il genere per infilarsi nelle pieghe, anche quelle più scomode della Storia. Come ho già scritto altrove, la peculiarità di Giorgio è quella di raccontare vicende ardue, quando non politicamente imbarazzanti (vedi la storia di Mario Acquaviva, dissidente comunista ucciso dopo la Liberazione), raccontata in Sangue di tutti noi con la tipica affabulazione immediata dei grandi narratori popolari. Quella sublime dote che ti fa amare da subito i personaggi e ti fa vivere storie realmente accadute come se fossero frammenti di un mondo fantastico – il che non è -, ma resta funzionale all’amore che cresce, di pari passo con la lettura, per il testo. Di Giorgio poi va segnalato lo straordinario acume nella creazione dei titoli dei suoi romanzi. Non uno è nato in qualche redazione di casa editrice. Le sue poetiche didascalie – capolavori di fluidità descrittiva, quali, appunto, Le cicale cantano nel nostro silenzio – sono tutte quante farina del suo sacco – e non si pensi a torto che questo di cui si parla sia elemento secondario per il successo o l’insuccesso di un libro. Un eccellente professionista ne è perfettamente cosciente.
Fatevi un regalo, scoprite i libri di Giorgio Bona, se ancora non li avete letti.