Anche in questa puntata continuiamo a leggere alcune pagine de La mia Cara Alessandria, piccolo libro per dimensioni e per numero di pagine – ma molto interessante – scritto nel 1968 da Lucia Lunati, in occasione dell’Ottavo Centenario della nascita della Città.
I dati interessanti relativi alla genesi della pubblicazione ed all’anziana autrice sono stati annotati nelle precedenti puntate. La signora Lucia (madre di Fausto Bima) si era cimentata in questo bel saggio che ormai fa parte della storia di Alessandria annotando con estrema semplicità e molto gusto alcuni dei suoi ricordi di bambina.
“Ed a proposito di palazzo Bisio è un aneddoto abbastanza curioso perché vero e niente leggendario.
In Alessandria vi era a quel tempo una indovina che dicevano assai brava nel suo mestiere. Questa era chiamata Mama Luçien (mamma Lucia) perché aveva fatto da mamma con molta abnegazione a sei creature di una sua sorella morta giovanissima. Con un fardello simile sulle spalle mise a frutto ciò che sapeva e poteva fare. Se il gioco delle carte prima era un passatempo con le persone di sua conoscenza, venne un lavoro a pagamento per cavarci da vivere lei ed i nipoti. Mamma Lucia conosceva mia nonna materna e a volte a lei si rivolgeva per aiuti o per raccontare allegramente le sue vicende di cartomante. Pare però che le cose siano andate assai bene perché quando morì lasciò ai cari nipoti già tutti bene allevati, una bella casa vicino al Canale Carlo Alberto che allora scorreva ove ora è corso 100 Cannoni.
Mamma Lucia veniva sovente chiamata, tra altri, anche a palazzo Bisio. Una volta però avvenne una chiamata di eccezione, come la descrisse l’interessata alla nonna ed essa la tramando poi a noi.
Nel pieno della notte, la nostra Madama di Tebe venne svegliata improvvisamente da un incaricato della marchesa per pregarla, anzi invitarla d’urgenza ad andare a palazzo. La buona donna, pur avendo riconosciuto il portiere della signora, non ci voleva andare, ma questi per deciderla a compiere la sua missione le disse che non poteva nè doveva rifiutarsi perché era attesa oltre che dalla marchesa anche da un illustre personaggio e per finire di convincerla disse che si trattava del Re Vittorio Emanuele II. Allibita, la povera Luçien accettò, ma nella carrozza che la portava a destinazione tremava di paura e dall’orgasmo pensando come doveva comportarsi con la faccenda delle carte. Inoltre l’incaricato credete opportuno informarla che il Re in quel momento stava passando brutti guai per le sue battaglie o guerre e decisioni da prendere in proposito. Eravamo evidentemente nella primavera del ’59. Queste informazioni finirono per preoccupare ancora di più la povera donna che non sapeva a quale santo raccomandarsi preoccupandosi se doveva dire la verità sulle carte che uscivano o se doveva fare passare per buone le eventuali carte sfavorevoli. Probabilmente il Re fu soddisfatto, almeno per il momento. La fece pagare così abbondantemente da lasciarla senza fiato. Un pugno di scudi. Però per l’emozione la poveretta quando fu riaccompagnata a casa si sentì le viscere talmente scomposte che per una settimana non ebbe più quiete.”
Abbiamo appena terminato di leggere notizie – a parer mio – di estrema importanza nazionale. Chissà, infatti, se le preveggenze di Mama Luçien (o ciò che ha raccontato al re) siano state di qualche importanza per le decisioni poi prese dal futuro re d’Italia in merito alla Campagna d’Italia del 1859?
Credo proprio che la risposta debba essere affermativa. Se così non fosse che motivo avrebbe avuto Vittorio Emanuele di ascoltare il responso delle carte (o meglio, della nostra indovina)?
Sono orgoglioso di scoprire ogni giorno di più che la storia del mondo abbia sempre come crocevia la nostra Città. Così è, molto spesso, anche per altri temi, ritenuti minori, quali il ciclismo – e la bicicletta – il calcio e molti altri ancora.
Per concludere voglio ancora soffermarmi sulle fotografie che offro a corredo del servizio.
Sono andato a scomodare Fausto Bima, figlio della signora Lucia.
Nel suo volume Storia degli Alessandrini si trovano, fra le innumerevoli tavole, due interessanti immagini che propongo. Una riguardante l’ingresso al Palazzo (quello dei due a cui accedevano il Principe ed i suoi ospiti) e l’altra che offre la visione di una bella e sontuosa camera da letto appartenente al Secolo XVIII.
Faccio osservare che l’immagine usata per la pubblicazione del Bima, relativa al portone, sia la riproduzione dell’originale della fotografia da me posseduta e proposta con il servizio della scorsa settimana.
Fra le visioni che propongo oggi, come ossequio a Lucia Lunati e a Fausto Bima, ho voluto inserire anche le fotografie con le copertine dei loro lavori editoriali ed il colophon di Storia degli Alessandrini.