Baudolino, il nostro Santo Patrono fra realtà e leggenda popolare [ Lisòndria tra Tani e Burmia]

di Piero Archenti
L’articolo che propongo oggi venne scritto dal nostro cronista Piero Angiolini il 13 giugno 1953 e ricorda, sia pure a grandi linee, la vita di San Baudolino. Figlio di una ricca e nobile famiglia che donò tutto ai poveri, la sua vita si confonde fra realtà e leggenda popolare. E realtà fu certamente il fatto che – come scrisse circa vent’anni fa Antonio Borrelli – visse al tempo del re Longobardo Liutprando (712-744) e la più antica testimonianza che parla di lui ci è pervenuta dallo storico Paolo Diacono, monaco benedettino longobardo (720-799 ca.), praticamente contemporaneo del santo.
Baudolino, secondo quanto pervenuto dal citato Paolo Diacono, era un eremita dotato del dono dei miracoli e delle profezie. Visse nell’antica Foro, ossia l’attuale Villa del Foro, situata sulla sponda destra del Tanaro, nei pressi di Alessandria, dove Baudolino viveva in una misera capanna vicino al fiume. Fu Paolo Diacono a rievocare le doti profetiche del Santo quando raccontò l’episodio in cui, durante una battuta di caccia il nipote di Liutprando, Anfuso, fu erroneamente colpito da una freccia, e il re mandò un messaggero a chiamare Baudolino affinché gli prestasse le cure necessarie. Nel frattempo però Anfuso morì e quando il messaggero raggiunse l’eremita questi affermò di sapere già tutto ma di non poter fare più niente perché il giovane era già spirato.
Oltre a questo fatto, la leggenda sostiene che Villa del Foro un giorno fu invasa da numerose oche selvatiche; migliaia di grandi oche che, secondo la leggenda, avevano occupato le campagne, divorando tutto e non se ne volevano andare. Fu chiamato Baudolino il quale venne, alzò il pastorale e le benedisse dicendo: «Andate!». Le oche subito si allontanarono e sparirono nella selva circostante. Infine, un’altra leggenda popolare vuole che nel 1174 Baudolino apparisse sui bastioni di Alessandria mettendo in fuga gli assedianti ghibellini (1).
Nel 1189 fu costruita una chiesa in suo onore, che fu affidata agli Umiliati e, alla scomparsa di questi, passò ai Domenicani nel 1571; questi monaci volendo aumentare la popolarità già grande di San Baudolino, elaborarono le scarse notizie su di lui, cosicché progressivamente – scrive Antonio Borrelli – si formò la leggenda della sua vita in cui sono frammisti dati reali o verosimili, con altri decisamente fantastici e assurdi. Gli Umiliati, il cui Movimento sorse fra il 1170 e il 1178 a Milano, costituivano una società religiosa di artigiani della lana, votati alla povertà evangelica e al lavoro. Quel che rimane dell’opera degli Umiliati in Alessandria – aggiunge chi scrive – fu in un primo tempo recuperato e valorizzato all’interno di un complesso edilizio che però attualmente è nuovamente in fase di recupero dopo anni di colpevole abbandono. L’unica parte attualmente ancora visibile è il chiostro, di proprietà privata, confinante con la chiesa di San Rocco della quale si vede il campanile.
Inoltre si disse che i vescovi di Tortona e di Acqui, vista la grande popolarità goduta dal santo eremita, lo considerarono un vescovo, in seguito non mancò chi lo definì vescovo di Alessandria, per questo è raffigurato anche in abiti vescovili. Nel 1803 quando la chiesa dei Domenicani fu chiusa, le reliquie del santo furono portate nella chiesa di S. Alessandro e successivamente nel 1810 trasferite nella cattedrale e deposte in una cappella a lui dedicata. Esiste la devozione e il voto dell’offerta della cera da parte della città in suo onore a partire dal 1189, voto rinnovato nel 1599 e ratificato dal Sinodo diocesano del 1602. La leggenda racconta che oche, cervi ed altri animali si sarebbero radunati attorno a lui per ascoltarlo nel suo eremitaggio, perciò a volte è raffigurato circondato da questi animali. Proclamato Santo nel 1786, la sua festa viene celebrata il 10 novembre e la Chiesa a lui dedicata è situata nel rione Cristo, in via Bonardi.
1) I due partiti guelfi ghibellini così come vengono studiati in Italia, il primo a favore di una intesa con il Papa anche a livello politico e il secondo contrario all’ingerenza Papale nei fatti della politica e a favore dell’Imperatore, anche nei libri di storia tedeschi si chiamano “Gelfen und Ghibellinen”.
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Il Cantone di S.Baudolino
Uno dei rioni più popolari della città, era un tempo il Cantone di San Baudolino, denominazione derivata da una antica chiesa sorta nel 1189 come diremo più appresso, e distrutta per ragioni militari da Napoleone nel 1805. Ultimo ricordo oggi del vecchio Cantone rimane ancora una misera viuzza chiamata appunto via San Baudolino. E’ nota la storia di questo eremita vissuta al dì dei Longobardi e di re Liutprando, in Foro, l’odierno sobborgo di Villa del Foro. Venuto a morte in odore di santità nell’anno 740 e riconosciuto Santo anni dopo, fu sepolto nel borgo stesso in una chiesetta dedicata a S. Maria.
Nel 1189 gli abitanti di Foro che numerosi erano venuti ad abitare nella nuova Città, ottennero dal Papa di poter ricostruire in Alessandria e con i diritti originari, la loro chiesa di S. Maria, per potervi trasportare le spoglie di S. Baudolino che era frattanto diventato il Patrono della città. Le cronache del Ghilini raccontano in quell’anno che gli alessandrini per voto pubblico decisero di offrire al Santo in perpetuo ogni anno al 10 novembre, una certa quantità di cera, presente la Magistratura comunale, vale a dire tutte le autorità cittadine. Cerimonia invero importante che durò poi per molti secoli, sin quasi alla distruzione della chiesa. Oggi ancora il 10 novembre è la festa di san Baudolino, festa semplicemente religiosa.
Il popolo usò subitoil nome di Baudolino per indicare la chiesa, e questo titolo dapprima unito a quello di S. Maria finì poi col prevalere anche ufficialmente. Era situato un pò fuori mano, s’intende per allora, quasi sul Tanaro, sulla strada vecchia per Foro, la stessa strada che oggi passa sotto il ponte della ferrovia e segue il fiume sulla riva destra. Precisamente sorgeva dove oggi vediamo il calzaturificio Marengo, ed il nome di Baudolino finì poi con l’indicare l’intero cantone. Non di rado oggi ancora sentiamo ripetere da qualche vecchio alessandrino la popolare espressione “da San Baudulen”, un tempo usuale e comunissima. A dire il vero era una chiesa modesta e priva di ogni valore artistico; a parte il corpo di san Baudolino, assunse importanza solo nel 1189, e fu subito affidata ai famosi frati Umiliati, che vi costruirono un grande convento nel quale fi mirabilmente esercitata l’arte della lana che rese nota la nostra Alessandria in tutta Europa.
Soppresso nel 1571 l’ordine degli Umiliati, subentrarono nel possesso della chiesa i Domenicani di S. Croce di Bosco che la tennero sino al tempo dell’occupazione dei francesi. Dopo Marengo in occasione dello studio per un nuovo tracciato delle fortificazioni napoleoniche, la chiesa venne sconsacrata e poi distrutta. Le reliquie di san Baudolino vennero allora trasferite nella chiesa di San Marco pure dei Domenicani, chiesa che divenne poi il Duomo attuale. Quivi trovasi tutt’ora in apposita urna, il corpo di San Baudolino, esposto ogni anno ai fedeli nel giorno 10 novembre con modesta cerimonia, che per nulla ricorda le feste del buon tempo antico.