di Ettore Grassano
“Siamo la provincia dell’Upo con il maggior numero di abitanti, e in una posizione strategica dal punto di vista geografico: considerato che i corsi di laurea alessandrini sono tutti di ottimo livello, con esempi di vera eccellenza e specializzazione, puntare ad una crescita importante del numero di iscritto per i prossimi anni mi sembra obiettivo ragionevole”. Antonio Maconi è, da poche settimane, il rappresentante all’alessandrino all’interno del consiglio di amministrazione dell’Università del Piemonte Orientale, e ci tiene a sottolineare l’importanza del lavoro di squadra, del progetto corale: “svolgerò il mio ruolo con forte determinazione, pronto a rappresentare gli interessi di tutta la nostra comunità provinciale: per il nostro territorio l’Università può e deve essere una leva di crescita, culturale ma anche economica e sociale”.
Antonio Maconi ha le carte in regola per provarci davvero: responsabile della Ricerca Formazione Innovazione dell’Azienda Ospedaliera, e da oltre un decennio segretario dell’Ordine dei Medici della provincia di Alessandria, è stato in questi anni tra i principali fautori dell’avvio dei corsi di Medicina (“un grande traguardo, ma anche un vero punto di partenza, merito di tante persone: il precedente Rettore Emanuel e l’attuale, Avanzi, il pro Rettore Barbato, ma anche l’Ordine dei Medici e tutte le forze politiche del territorio, gli attuali vertici dell’Aso, il Presidente della Scuola di Medicina, Krengli, che oggi ha un ruolo determinante insieme alla coordinatrice dei corsi Sandra D’Alfonso), e lavora con determinazione ad un altro obiettivo, l’Irccs, “che davvero potrà rappresentare un motore di eccellenza per tutta la nostra provincia”. E poi ci sono le ottime relazioni all’interno del mondo delle Fondazioni (Antonio Maconi è presidente di Solidal, la Fondazione di Comunità della Fondazione CrAl), che sempre più sono destinate ad essere il ‘polmone finanziario’ di progetti sociali, culturali e di sviluppo.
Proviamo quindi a farci raccontare da Antonio Maconi quali sono davvero le prospettive dell’Upo a casa nostra, nel 2020 e per gli anni a venire, e perché l’Università è oggi così strategica per lo sviluppo di tutto il territorio provinciale alessandrino.
Dottor Maconi, partiamo in maniera diretta: come si fa a far crescere davvero gli iscritti al polo alessandrino dell’Upo?
Facendo conoscere sempre più la qualità dei corsi, della formazione che viene offerta. Che è notevole, e lo certificano tutte le statistiche del Miur, e le classifiche di soggetti terzi: sia dal punto di vista didattico che della ricerca tutta l’Università del Piemonte Orientale è un fiore all’occhiello del sistema universitario italiano. E al suo interno Alessandria offre una serie di corsi di laurea di alto profilo, e specializzazioni di qualità assoluta.
Però lo sa benissimo: a Tortona si guarda a Pavia e Milano, e un altro pezzo di provincia parla già ligure. Insomma le sirene abbondano, e l’offerta formativa anche…
Sicuramente, e questo è un bene: la concorrenza stimola qualità e crescita. Del resto al Disit sono già oggi numerosissimi gli iscritti che arrivano non solo da fuori provincia, ma da tutta Italia. Segno evidente della nostra capacità di essere attrattivi. Credo però che sul ‘fronte interno’, ossia degli studenti che oggi frequentano gli ultimi anni delle scuole superiori della provincia, si possa e si debba fare un bel lavoro di coinvolgimento: in questo modo i risultati verranno.
Medicina è ormai un percorso avviato, con i corsi del biennio. A regime cosa potrà significare?
Sei anni di corso, specialità, rapporto stretto e sinergico con Azienda Ospedaliera e Asl. Una filiera che vuol dire per Alessandria un salto di qualità straordinario dal punto di vista medico scientifico, ma anche una ricaduta importante in termini economici per l’economia locale. Stimiamo circa 1.000 persone che, complessivamente, si insedieranno in città. Significa case e consumi, oltre che lievito culturale.
Il che ci porta al ‘tormentone’ delle residente universitarie: ci dica qualcosa che ancora non sappiamo però…
(riflette, ndr) Ci sono state tante generazioni di alessandrini, e ne faccio parte, che hanno studiato altrove, perché qui l’Università non c’era. Posso testimoniare che, a Pavia, almeno il 70% di noi abitava in appartamenti privati. Pur avendo quella città un sistema di convitti di vera eccellenza….
Significa che stiamo un po’ sopravvalutando la mancanza di una vera ‘casa dello studente’?
No, per carità. In questa direzione esiste già una struttura grazie alla collaborazione con la Diocesi, ma certamente non basta. Ci sono diverse ipotesi sul tappeto, molto concrete, e la dichiarata e piena disponibilità, da parte del Rettore Avanzi, ad investire su Alessandria. Ovviamente sono in corso anche valutazioni tecniche, legate alle diverse opzioni, e credo che a breve si prenderanno le decisioni più logiche ed efficaci. Semplicemente dico attenzione: le residenze universitarie sono un tema importante, ma il nostro polo alessandrino viene e verrà valutato, dai suoi reali e potenziali fruitori, gli studenti, per la qualità della formazione, e per la capacità di preparare a percorso professionali di livello. Questa deve essere la nostra priorità. Ma posso fare una piccola provocazione?
Prego….
Alessandria sempre più si sta caratterizzando per i suoi grandi spazi vuoti: non solo Cittadella e ex zuccherificio, ma anche tante strutture cittadine. La Valfrè, per citare un contenitore in pieno centro cittadino: ma ce ne sono tanti altri. Ebbene una loro reale valorizzazione, e un nuovo utilizzo funzionale, credo possa rappresentare una delle sfide, e delle leve di crescita, del prossimo decennio.
Capitolo sempre delicato, dottor Maconi, è il ‘chi paga’. Sia per i contenitori di cui sopra, sia appunto per lo sviluppo dell’Università. La Fondazione CrAl, di cui lei è stato per anni vicepresidente, ha sempre fatto appieno la sua parte, anche quando altri si sono defilati. Nel futuro che succederà?
Il ruolo delle Fondazioni può e deve continuare ad essere centrale. Solidal, la fondazione di Comunità di cui sono presidente, nata grazie alla lungimiranza del Presidente emerito della Fondazione CrAl Pierangelo Taverna, già oggi sostiene il Master in Turismo dell’Upo, il Premio giornalistico Marchiaro ed eroga numerose borse di studio a giovani meritevoli. Sempre più questa deve essere la strada: le Fondazioni devono essere uno strumento che sostiene la comunità, in termini di assistenza ma anche di sviluppo. Raccogliendo da chi ha, e investendo con razionalità e trasparenza su progetti innovativi.
Davvero la nostra provincia avrà, sull’asse Alessandria Casale, il secondo Irccs del Piemonte dopo Candiolo? E cosa significherà, concretamente, per i cittadini?
Il percorso è avviato, anche qui frutto di una sinergia importante fra soggetti diversi, che hanno tutti ben chiaro e condiviso l’obiettivo. Sì, credo che presto diventeremo Irccs, e sarà un traguardo congiunto, Aso più Asl, al quale stanno lavorando con grande lucidità sia il direttore generale Centini che il commissario Asl Galante. Due persone competenti, che hanno capito il potenziale dell’Irccs alessandrino, ci credono. Qualche sacca di resistenza non manca mai in questi casi, ma davvero sarebbe, anzi sarà, un grande salto di qualità non sono per la nostra sanità, ma per tutta la comunità provinciale alessandrina. Gli studi e la forte specializzazione sul mesotelioma, patologia come purtroppo sappiamo molto radicata dalle nostre parti, credo rappresenti un valore assoluto, in termini scientifici, ma anche con un forte impatto positivo sulla qualità della sanità che sarà possibile erogare. Cosa cambia per un paziente comune? Significa che, tra qualche anno, le strutture ospedaliere e di ricerca della provincia di Alessandria saranno davvero ‘in rete’ con i centri di eccellenza della ricerca medico sanitaria di tutto il mondo. le ‘ricadute’ in termini di conoscenza, e quindi di capacità di cura, mi sembrano evidenti.
L’ultima riflessione la dedichiamo all’Ipab Borsalino dottor Maconi. Un altro ‘pezzo’ di storia alessandrina, negli ultimi anni certamente non nelle migliori condizioni. Ci saranno novità?
Il Borsalino ad Alessandria ha una storia nobilissima, e in città è l’unica casa di riposo rimasta a controllo pubblico. L’attuale cda si insediato in una fase complicata, con obiettivi di normalizzazione. Il settore sta attraversando peraltro una fase di forte evoluzione, che porterà anche il Borsalino alla trasformazione in Asp, azienda pubblica di servizi alla persona. Compiuto quel passaggio, si aprirà per il Borsalino una nuova fase di progettazione.