di Enrico Sozzetti
«Fare di più per consumare meno». Federico Donato, direttore generale Italia di Guala Closures (sede nella zona industriale D6 di Spinetta Marengo), ricorre a poche parole per sintetizzare la politica industriale del gruppo internazionale e riassumere il valore, non solo economico (che è comunque pari a svariati milioni di euro), del nuovo impianto di trigenerazione, costruito su un’area, sempre di proprietà, alle spalle dello stabilimento, e da poco entrato in funzione.
La presentazione del progetto è anche coincisa con l’annuncio dell’azienda, guidata da Marco Giovannini, del contributo di 30.000 euro destinato all’istituto Volta di Alessandria per potenziare le dotazioni del laboratorio di chimica. Mauro Boano, responsabile delle risorse umane di Guala Closures, durante l’annuncio ha voluto sottolineare il valore del rapporto fra l’azienda e il mondo della scuola. Un legame forte, come ha ricordato Maria Elena Dealessi, dirigente dell’istituto, che ha fatto un breve cenno al corso di chimica, attivato dal Volta, che rappresenta «una sfida rivolta a tutto il territorio alessandrino. Sappiamo di essere una goccia nel mare, ma si deve cominciare dall’istruzione per costruire un percorso per i ragazzi che rappresenti davvero qualcosa di innovativo. Scuola, università, ricerca, industria: tutti devono lavorare insieme».
E che il gioco di squadra sia fondamentale lo dimostra il progetto che ha portato alla costruzione dell’impianto di trigenerazione, realizzato da E.On per la Guala Closures di Spinetta Marengo con l’obiettivo «di ridurre i costi energetici e diminuire l’impatto ambientale». L’impianto è in grado di soddisfare, oltre alle esigenze di energia elettrica dello stabilimento produttivo, anche i consumi di energia termica e frigorifera necessari per il processo produttivo (le novanta presse a iniezione divorano una grande quantità di energia), abbattendo costi, consumi ed emissioni. Il progetto, frutto della partnership con E.On, gruppo energetico internazionale, è stato realizzato attraverso la business unit internazionale E.On Business Solutions, che offre soluzioni energetiche integrate a operatori commerciali e industriali e alla pubblica amministrazione. L’impianto di trigenerazione ha una potenza di due megawatt (un mw corrisponde a un milione di watt) e produrrà il 75 per del fabbisogno di energia elettrica, l’85 per cento delle esigenze di calore e il 93 per cento delle esigenze del freddo, consentendo una riduzione delle emissioni di circa 328 tonnellate di anidride carbonica ogni anno. Nell’arco di un decennio la riduzione sarà di 3.280 tonnellate di anidride carbonica, quantità che verrebbe assorbita da 4.688 alberi durante la loro vita utile.
Sviluppo e sostenibilità sono i fondamentali su cui Guala Closures fa ruotare l’attività industriale. «Dal 2011 il gruppo redige un bilancio di sostenibilità ambientale certificato da un ente terzo, ma non solo: siamo impegnati in programmi di riforestazione che hanno portato a piantare 300.000 alberi in India, Messico e Bolivia a compensazione di oltre 180.000 tonnellate di anidride carbonica» ricorda Donato. L’impianto nasce nel solco della sostenibilità ambientale e con l’obiettivo di ridurre i costi industriali. «L’adozione di un motore endotermico ad alta efficienza per produrre l’energia elettrica e l’energia termica, necessarie ad alimentare le utenze di processo e/o i servizi ausiliari, permette sia un risparmio significativo sui costi energetici, sia una importante riduzione delle emissioni in atmosfera» conclude il direttore generale Italia di Guala Closures, società che dall’agosto 2018 è quotata al segmento Star di Borsa Italiana e che a settembre è entrata all’interno dell’indice Ftse Italia Mid Cap.
Il gruppo industriale dichiara di avere ridotto, nel 2018, del 7,8 per cento il consumo di energia per prodotto finito rispetto ai dati del 2015, diminuito il tasso di materiali di scarto dal 2.87 per cento (2017) al 2.67 per cento, accresciuto la quantità di alluminio riciclato dal 46,4 per cento (2017) al 57 per cento; infine, l’utilizzo di materiale riciclato nel totale delle materie prime, sia per la plastica che per l’alluminio, ammonta al 25 per cento. Guala Closures ha poi ottenuto la certificazione ISO14001 per tredici stabilimenti su 29, (il 46 per cento del totale nel 2018) e aumentato del 9,8 per cento l’ammontare delle ore di “sustainable training” per i collaboratori tra 2017 e 2018.
Per E.On, che ha realizzato l’impianto che gestisce direttamente, è la seconda presenza in provincia. La società ha infatti realizzato, ormai alcuni anni fa, l’impianto di cogenerazione della Michelin.
Andrea Tomaselli, Head of Sales E.On Business Solutions Italia (ha ricoperto anche la carica di vicepresidente di Confindustria Alessandria), annuncia che è in dirittura di arrivo un accordo, sempre con Guala Closures, per coprire una ulteriore quota di energia utilizzando pannelli solari. «La sfida e la spinta a fare meglio arriva da due urgenze. La prima – spiega Tomaselli – è quella economica, ridurre i costi per competere sui mercati internazionali. La seconda urgenza è quella climatica che obbliga a inserire la sostenibilità e la decarbonizzazione nei piani industriali».
L’impianto di trigenerazione è basato su un motore di cogenerazione ad alto rendimento da due megawatt e un assorbitore da 1,2 Mw per la produzione di freddo. L’impianto sarà operativo per 7.810 ore in un anno e produrrà energia elettrica per circa 13 Gwhe/anno e 1,5 Gwht/anno di energia termica. L’accordo tra Guala Closures ed E.On prevede che il 25 per cento dell’energia elettrica restante assorbita dalla rete di distribuzione, venga fornita da E.On (gruppo energetico internazionale a capitale privato, con oltre 70.000 dipendenti nel mondo e sede principale a Essen, in Germania).
Guala Closures (oltre 4.700 dipendenti) è presente in cinque continenti, vende oltre 15 miliardi di chiusure ogni anno e nel 2018 ha registrato un fatturato di 543 milioni. Dispone di quattro centri di ricerca e sviluppo per design e innovazione prodotto (Italia, Inghilterra, Ucraina e Messico) e un centro innovazione tecnologica di processo in Lussemburgo dove nel 2017 è stata sviluppata e lanciata sul mercato, nel 2019, la gamma di tappi connessi “NěStgate”, una tecnologia intelligente che rivoluziona il rapporto tra consumatore e produttore: avvicinando il cellulare alla bottiglia, i tappi connessi permettono di accedere alle informazioni sul prodotto, ai consigli per la degustazione, a giochi, promozioni e social media. La linea “NěStgate” comprende, al momento, sette tappi per vino, liquori e olio d’oliva, in un’ampia scelta di varianti: tappo in legno e sughero, tappi anti-riempimento, rivestimento in alluminio o resina per il segmento lusso. Sul fronte del riciclo e della sostenibilità c’è, fra le chiusure, quella chiamata “greencap”: oltre al tappo a vite si sfila dalla bottiglia anche la base con il risultato che la totalità della chiusura viene avviata al riciclo, portando al cento per cento la percentuale dell’alluminio che viene recuperato.