Un’altra ‘tassa di scopo’ post calamità? No, grazie: ecco un po’ di cronistoria

di Graziella Zaccone Languzzi

 

 

Una tassa di scopo per l’ennesima calamità idrogeologica? E che ne è delle tasse di scopo e accise regionali che paghiamo ogni giorno e da anni?

Una tassa di scopo? Un’altra? Assessore se lo scordi! Andate a battere cassa laddove esistono già tasse raccolte allo stesso scopo.
La notizia: “Maltempo, Borasio: Pronto anche a tassa di scopo per messa in sicurezza”.

L’assessore alessandrino alla Protezione Civile sulla sua pagina Facebook ha accennato all’eventualità di una tassa di scopo per reperire i fondi utili alla messa in sicurezza del territorio. Le sue intenzioni sono di chiedere un tavolo coi suoi colleghi di tutti i capoluoghi di Provincia e di tutte le Province del Piemonte proponendo quanto sopra.

Riporto la prima parte: “Sono disposto a pagare 10 euro all’anno per 10 anni pur di sistemare il territorio della nostra regione una volta per tutte. I piemontesi si sono sempre rimboccati le maniche nell’emergenza. Sono convinto che lo farebbero anche stavolta. Adesso è il momento di agire senza se e senza ma. Pensiamo davvero che lo Stato o la Regione o le Province o i Comuni abbiano i soldi per finanziare opere pubbliche per centinaia di milioni di euro in tutta la regione, tra argini, ponti, canali? La risposta è no, ovviamente, perché di soldi ce ne sono pochi ed è un fatto notorio”.

A questo punto posso ritienere che noi alessandrini e i piemontesi siamo considerati perennemente mucche da mungere. Ma non è certo colpa dei cittadini la cause di tale disastro, e sono anni e anni che veniamo chiamati a pagare, per cui chiedo: come sono stati spesi i fondi acquisiti?

A seguire elenco dei pro memoria.

Alluvione ’94 in Piemonte, il Governo Berlusconi istituì una tassa di scopo con il D.L. 691/1994 (GU n.295 del 19/12/1994) convertito in Legge dalla 35/1995 (GU n 40 –del 17/02/1995). Una addizionale dello 0,50% sull’imposta di bollo dei conti correnti bancari di cui il ricavato era destinato a supportare e finanziare l’impatto della Legge 35/95 che avrebbe avuto sul bilancio dello Stato a causa del disastro alluvionale in Piemonte. Faccio notare che per tale tassa di scopo non era previsto un termine finale di durata, quindi la gabella continuò a rimpinguare quel fondo. Negli anni a venire a noi Comitati ogni qualvolta il territorio necessitava di ripristini da danni idrogeologici veniva risposto che mancavano soldi, quindi chiedemmo molte volte conto di quella somma: nessuno risposta, e faccio notare che dall’anno 1995 con un gettito annuale stimato sugli 800 milioni del vecchio conio all’anno 2002 (sette anni) non fu trovata traccia di tale gettito. Le ricerche furono effettuate su mia richiesta dall’ex On. Silvana Dameri (DS/Ulivo) e dalla Senatrice Rossana Boldi (Lega Nord) allo scopo di essere utilizzate per la messa in sicurezza, prevenzione, manutenzione, risarcimenti e rilocalizzazioni per cui era nata tale tassa di scopo.

Nel 2008 arrivò su nostra sollecitazioneuna risposta dall’On. Mario Lovelli (DS), da cui risultava che era stato accertato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze nell’ultimo quinquennio (2003-2007) un importo di circa 400 milioni di euro annui. Nel 2008 la Governatrice del Piemonte Mercedes Bresso (PD) chiedeva anche lei al Governo l’erogazione di quanto spettava alla Regione, sulla base della legge 35/95, che prevedeva fosse destinata al Piemonte una percentuale cospicua del bollo bancario che lo Stato si era trattenuto per oltre un decennio.

Ma andiamo avanti. Nel 2012 furono introdotte addizionali regionali sulle accise in 6 diverse Regioni (Piemonte, Liguria, Toscana, Marche, Umbria e Lazio), e su questa tassa grava pure l’Iva al 21 per cento. In pratica noi piemontesi sette anni fa siamo stati chiamati a pagare da soli le calamità naturali con le accise imposte su gas e benzina. L’aumento era stabilito in 2,58 centesimi di euro a litro per un gettito totale in Piemonte di circa 27 milioni di euro all’anno. Dei 27 milioni di euro annui incassati dal Piemonte Alessandria era stimata per un valore di gettito di 3,1 milioni di euro. Al tempo fu interpellato da una redazione di Biella l’ex Vice Presidente della Giunta regionale Ugo Cavallera (F.I) che fece questa dichiarazione: “tale accise consentirà interventi diretti e mirati da parte della Regione a seguito delle emergenze dovute agli eventi atmosferici, ad iniziare dalle frane, che in Piemonte oggi superano i 130 milioni di euro. Si tratta di interventi necessari e prioritari per la ricostruzione e per il rilancio economico delle zone più colpite. Il ricorso a uno stanziamento statale non pare praticabile”.

Tale dichiarazione è del 2012, nel 2014 la Giunta Cota consegna la Regione a Chiamparino che la governa per cinque anni e in tale periodo altre inondazioni e frane hanno continuato a colpire il Piemonte e la nostra Provincia.

Chiedo: di quella raccolta accise per Alessandria tra il 2012 e il 2019 quanto è stato speso per la nostra provincia?

A ciò segnalato soprastante aggiungo: l’ex Governo Renzi a ottobre 2014 affidò a Erasmo De Angelis il coordinamento di “Italia Sicura”, una struttura pensata per rimettere in moto fondi europei (da tempo bloccati) allo scopo, per tutto il territorio italiano, quindi anche per la nostra provincia. L’obbiettivo imposto era di attivare un miliardo di euro l’anno per i successivi sette, più 2,3 miliardi di residui non spesi. Poichè stiamo parlando del 2014, mi chiedo: la nostra provincia si è impegnata a presentare l’elenco delle problematiche e a chiedere i fondi necessari per manutenzione e prevenzione?

Un esempio significativo: per la Liguria erano a disposizione 90 milioni di euro, nel 2014 risultava che fosse stato investito solo un milione di euro. Mi chiedo: perché? I rimanenti 89 milioni di euro non utilizzati dove sono parcheggiati?

Proseguiamo con una buona domanda recentissima del 19 novembre 2019, posta da questo articolo: “Dissesto Italia: i soldi per mettere in sicurezza il paese ci sono, ma chissà perché non li usiamo”.

(consiglio la lettura). Oltre dieci miliardi previsti dal piano del governo Conte sono bloccati da un sistema inefficiente. Nel 2019 il Ministero dell’Ambiente ha speso un decimo di quanto stanziato. Un sistema inefficiente che costringe a riparare invece di prevenire. A denunciarlo è la Corte dei Conti (108 pagine) in un documento del 31 ottobre in cui segnala che: “le risorse effettivamente erogate alle Regioni a partire dal 2017 rappresentano solo il 19,9 per cento dei 100 milioni di euro in dotazione al Fondo Progettazione”. Creato nel 2015, quel fondo serve per progettare le opere pubbliche anti dissesto, ma gli ultimi dati disponibili dicono che solo il 10% delle opere potenziali avevano un progetto concreto. Senza, non possono partire i cantieri. Le cause? Procedure inadeguate, revisioni di progetti approvati e procedure di gara non svolte, scarso monitoraggio, assenza di comunicazione tra Stato e Regioni, spesso in competizione tra loro. Basta leggere le accuse di inefficienza e estrema burocrazia italiana.

Infine un consiglio: in qualche scantinato del Parlamento dormono sotto una montagna di polvere sei volumi della Commissione Giulio De Marchi, costituita nel 1967. Una Commissione interministeriale nata con il compito di esaminare i problemi tecnici, economici, legislativi, e amministrativi al fine di proseguire e intensificare gli interventi necessari per la generale sistemazione idraulica e di difesa del suolo sulla base di una completa programmazione. Nei miei anni di impegno civico sull’argomento, ogni ingegnere idraulico, ogni geologo che ho avuto in modo di incontrare, citava Giulio De Marchi con profonda ammirazione. Sono convinta che il lavoro della Commissione De Marchi possa ancora offrire spunti di riflessione sullo stato della sicurezza idraulica del territorio italiano, sarebbe utile che i preposti all’argomento provassero a mettere in pratica tale patrimonio.

Al prossimo tavolo istituzionale Alessandria partecipi in massa e unita: l’Assessore Paolo Borasio, la Giunta Cuttica al completo e tutto il Consiglio comunale, maggioranza e minoranza, unitamente ai responsabili politici della Provincia e ai sindaci. Siano invitati anche i responsabili regionali, politici e funzionari delle varie direzioni, e tutti gli eletti del Piemonte di qualsiasi partito, e chiedano quella parte di fondi nostri che versiamo da anni: non come regalo, ma come ‘dovuto’ dallo Stato, perché è troppo comodo prendere a mani larghe e restituire a manina corta.