di Enrico Sozzetti
«Senza infrastrutture non c’è sviluppo». Paolo Valvassore, presidente di Ance (associazione nazionale costruttori edili) Alessandria lo dice senza giri di parole all’inizio della relazione di apertura della parte pubblica dell’assemblea provinciale. L’intervento, i relatori e la tavola rotonda finale hanno declinato in diversi modi il titolo dell’incontro – “Rigenerazione urbana e logistica. Quali prospettive per il nostro territorio” – e hanno dimostrato che oggi lo scenario è davvero cambiato e che lo sviluppo tanto agognato può essere davvero a portata di mano. Però, solo rispettando alcune precise condizioni.
«La rigenerazione urbana – ha affermato Valvassore – è legata a doppio filo con la logistica. La prima appare in superficie, la seconda opera sotto permettendo un connubio destinato allo sviluppo del territorio. Dalla seconda, la logistica, nasce – ha aggiunto il presidente Ance – la rigenerazione urbana di cui abbiamo urgente necessità per il territorio, un tempo definito ‘ombelico del triangolo industriale’, ma ridotto ormai a ‘ventre molle’ del triangolo industriale». Lo sviluppo della componente logistica, sempre a giudizio di Ance, non è «un investimento a ciclo chiuso o a vantaggio di una ristretta cerchia di operatori», bensì rappresenta «una possibilità che coinvolge e attrae, a catena, nuovi operatori del settore produttivo e dei servizi, ciascuno con le proprie esigenze insediative» e tutti in grado di innestare positive «ricadute occupazionali». In questo ambito un ruolo «fondamentale» è giocato dalla Fondazione Slala (Sistema logistico del nord ovest d’Italia, il presidente è Cesare Rossini) cui ha aderito Ance Alessandria.
Rigenerazione urbana è riqualificazione del patrimonio edilizio finalizzato a nuovi mercati, come ha messo in luce il recente progetto del portale alessandrino riservato alle residenze universitarie, promosso dalla Fiaip (Federazione italiana agenti immobiliari professionali) e cui ha aderito l’associazione dei costruttori edili della provincia. Ma anche la riqualificazione degli edifici che ospitano le scuole (primarie e medie sono di competenza dei Comuni, le superiori delle Province): «Chiediamo interventi urgenti di prevenzione e una particolare attenzione all’adeguamento degli edifici alle normative di sicurezza».
È stata comunque la logistica a tenere banco, grazie all’intervento di Nicola Bassi, responsabile sviluppo nuove reti di Uirnet (il presidente è Rodolfo De Dominicis; la società è partecipata dai principali attori del sistema logistico italiano che ha come obiettivo “mettere in rete il mondo dei trasporti e della logistica”; Slala detiene una partecipazione del cinque per cento). Prima di lui è intervenuto Marco Gabusi, assessore regionale ai Trasporti, che ha parlato dell’alessandrino come di un territorio vocato e naturale retroporto di Genova che si trova di fronte a una «grande occasione di sviluppo che non vede alcuna competizione fra i territori del Piemonte».
Nicola Bassi ha quindi fatto il punto sul progetto dei buffer (una sessantina di milioni di investimento, la metà a carico della Banca europea investimenti, e circa duecento posti di lavoro) e sulle infrastrutture, la prima nascerà all’Interporto di Rivalta Scrivia, che renderanno «continuo il flusso in entrata e in uscita delle merci dal porto». Il rischio di aumento del traffico su strada? «I tir già oggi attraversano il territorio. La differenza è che in queste aree di sosta e interscambio dei container tutto avverrà in presenza di servizi, per gli operatori e gli autisti, di un’area doganale e di tutto quanto servirà per la gestione del carico». Come funzionano i buffer su cui sta lavorando Uirnet? Le merci che arrivano su camion si fermano in queste nuove aree dove vengono successivamente trasferite in porto con navette gestite con mezzi alimentati a gas metano liquefatto, con basso impatto sonoro e in grado di alimentare le banchine per un numero maggiore di ore rispetto a oggi. I camion si fermano negli hub, dotati di tutti i servizi (stalli, pompe di carburante, officina, servizi) e una volta scaricato il container sono pronti a prelevare un nuovo carico. Nessun viaggerebbe più a vuoto, gli autisti non sarebbero più costretti a restare per molte ore in attesa prima di entrare in porto (spesso a motore acceso) e la gestione dei container sulle banchine sarebbe più agile e spalmata su tutto l’orario di attività (oggi il lavoro si svolge dalle 6 alle 22, ma le fasce orarie di punta sono solo due, al mattino e nel pomeriggio) contribuendo a un aumento della movimentazione. I buffer infine saranno realizzati con criteri di bioedilizia per ridurre l’impatto ambientale.
Se l’incremento del traffico ferroviario potrà alleggerire la pressione sulle banchine, non risolverà però il problema dell’aumento dei traffici (Genova potrebbe passare in qualche anno da 2,8 a 4,5 milioni di contenitori). Infatti oggi circa l’85 per cento della movimentazione dei container avviene su gomma e su un raggio di 2/300 chilometri. «Ma il potenziamento della ferrovia, che consentirà di riposizionare alcuni trasporti per la Svizzera e la Germania (che oggi sono servite da Rotterdam) è una evidenze opportunità e non più un sogno» ha aggiunto Bassi prima di concludere l’intervento parlando dello scalo ferroviario di Alessandria per il quale sono previsti due milioni di euro quale quota parte dei fondi stanziati a favore del Commissario straordinario nell’ambito del decreto Genova. La progettazione punterà a valutare la realizzazione di uno scalo merci ad Alessandria «per favorire l’insediamento di attività logistico-produttive e l’ampliamento intermodale».
La gestione delle attività, previste dall’articolo 6 del decreto Genova e relative alla ottimizzazione dei flussi veicolari logistici nel porto di Genova, è stata affidata proprio a Uirnet dal decreto numero 15 dell’11 aprile 2019, firmato dal commissario straordinario Marco Bucci che assegna appunto la gestione delle azioni progettuali. «Siamo pronti per un progetto sul quale anche Rfi (Rete ferroviaria italiana) si è espresso chiaramente». Durante il recente Forum Internazionale di Cernobbio, è stato l’amministratore delegato di Rfi, Maurizio Gentile, a parlare finalmente in modo chiaro. «A Genova faremo binari lunghi 750 metri a Pra’ e nel retroporto di Campasso, ma non sarà possibile farlo in altri terminal del porto. Quindi vogliamo usare Alessandria come retroporto cui inviare treni navetta dalle banchine, caricando i container sui convogli mano a mano che sono sbarcati dalle navi, portarli ad Alessandria dove saranno composti treni per le varie destinazioni italiane ed europee».